di Linh Vu Thuy.
I Costiera sono Francesco, Rocco e Alfonso, vengono dalla Campania, si affacciano sulla Costiera Amalfitana e scrivono canzoni insieme praticamente da sempre.
I Costiera fanno canzoni in italiano suonate con synth e drum machines, il sound è prettamente elettronico, e presenta diverse sfumature, cassa a 4 smorzata da melodie malinconiche, arpeggiatori, atmosfere a tratti soul e attitudine cantautorale sporca.
Il 30 maggio è uscito il loro primo singolo Shangai con la produzione artistica di Andrea Suriani e prodotti dall’etichetta Futura Dischi. Il pezzo è subito entrato all’ottavo posto della Virla50 e nella Indie Italia di Spotify in meno di una settimana; raggiungendo le 150 mila play in un paio di mesi.
Il 18 settembre è uscito il secondo singolo, Mai stati in serie A.
Abbiamo fatto due chiaccherare con loro.
– Il 30 maggio è uscito il vostro primo singolo e Marie Claire lo ha definito “il tormentone dichiarato dell’estate 2018”. A questo punto la domanda è d’obbligo: com’è andata la vostra estate a Shangai?
Benissimo, la nostra estate l’abbiamo passata un po’ in costa (Costiera Amalfitana) ed un po’ sull’isola di Stromboli, meglio di così si muore.
Ma d’estate va sempre bene, si è sempre tutti felici e spensierati, il caldo in generale ci fa felici. I problemi iniziano con l’inverno, magari fosse estate tutto l’anno.
– Ad estate terminata è subito uscito un altro singolo, Mai stati in serie A, un brano dal retrogusto un po’ malinconico e decadente che racconta la vita dei campioni di provincia che non riescono a fare uno scatto in avanti per andare in serie A. Vi rispecchiate in esso? Raccontatecelo.
Esatto, con l’inverno arriva un po’ di malinconia e con questo brano tutta quella malinconia l’abbiamo messa su un foglio.
Il brano racconta l’inverno in provincia e quell’assenza di stimoli che a volte ti butta giù. Anche noi a volte ci siamo sentiti come quelli che giocano al campetto dell’oratorio e la serie A la guardano solo in Tv (col decoder pirata), però magari ora proviamo a fare uno scatto in avanti anche noi.
– I vostri testi raccontano spaccati di vita di provincia, di rapporti finiti… Raccontare di cose semplici è un po’ la tendenza del momento, una delle caratteristiche di quello che viene definito “l’indie italiano”. Ma voi, vi identificate con questo genere?
Credo nessuno degli artisti a cui viene associata l’etichetta di indie italiano potrebbe rispondere affermativamente a questa domanda, proprio perché non è un genere musicale. Basta ascoltare anche la famosa playlist di spotify per capire che dentro ci puoi trovare di tutto, dalla dance, al folk. L’unica cosa che ci accomuna tutti è forse il fatto di scrivere brani che rimandano alla forma canzone e di farlo in italiano. Questa cosa dell’indie è più un fatto di pubblico che di genere, ma in realtà anche quello sta cambiando.
– I vostri progetti per il futuro?
Suonare dal vivo, il prima possibile.
– E’ prevista per questo inverno l’uscita del vostro primo album.
Consigliate ai nostri lettori da mangiare e/o bere per accompagnare meglio l’ascolto e goderselo a pieno.
Anche se è un po’ presto come periodo…. Pastiera di grano.