Terza release per il cantautore abruzzese Angelo Costantini, in arte COSTA, che plana verso la pubblicazione del suo primo lavoro di inediti in studio passando prima per una trilogia che ha pubblicato sui canali digitali in queste settimane. Ultimo singolo estratto è “Evanescente”: in tutto questo viaggio che par costruire, tassello dopo tassello, un piccolo corto-metraggio, vuol partire dalla separazione del proprio io, dal distaccarsi, dal vedersi oltre, e vuol giungere fino al ricongiungimento che interpreto anche come accettazione di se stessi. Canzone pop d’autore, canzone leggera, canzone che ha profonde radici nella nuova cultura popolare italiana. Sempre stimolanti le interviste con artisti che hanno qualcosa da dire, qualsiasi sia il modo, la forma e la voce.
Ci fa piacere vedere come dentro la scena indie edulcorata di tutto ci siano artisti e nuove voci che celebrano ancora il suono puro, quello pop d’autore di un tempo. Che rapporto hai dunque con il “futuro” di questa musica? Che rapporto hai con l’elettronica e questo filone che molti hanno chiamato “post-pop”?
A dire il vero potrei essere, per ragioni anagrafiche e di background, un rappresentante della scena indie caratterizzata dalla promessa di felicità fatta da Re Cremonini con la sua cinquanta special, tempi in cui i suoni del commodor 64 e delle altre consolle digitali ti segnavano nell’animo, tempi in cui la televisione con il suo immaginario reificava i sentimenti e li commercializzava, tempi in cui il quotidiano nel suo essere insulso, banale, di massa era emarginazione e via di fuga al contempo. Quello che trovo interessante di questa scena è che appunto abdica all’intento poetico, ponendosi in aperta battaglia con esso e al contempo ricerca una trascendenza all’interno del vivere quotidiano ricreando atmosfere capaci di andare oltre gli oggetti e i gesti raccontati animandoli emotivamente. Chiamiamolo pure un linguaggio dei segni di un animo muto.
Non appartengo a questa scena proprio perché ho sempre relegato l’aspetto prosaico della mia vita alla vita reale, quella di tutti i giorni e attribuito all’arte un fine alto e poetico. Fare una scelta di pop d’autore è stata tutelare la genuinità della composizione in modo da poter spaziare in maniera trasversale nei vari generi. Credo che, se la scelta di una tipologia di suoni più o meno riconoscibili sia un trend emotivo assoggettato alle mode del momento, il cantautorato d’autore, che non vive certo oggi il suo massimo momento, mantiene il requisito della permanenza e della durata.
Tra le inflessioni della tua voce, soprattutto dentro le chiuse delle melodie, ho pescato delle note di nostalgia e malinconia… sbaglio?
Sono un inguaribile nostalgico, anzi no penso di esserne in parte guarito, ma almeno due delle tre canzoni che avete ascoltato hanno una matrice particolarmente nostalgica. Nostalgia di un passato felice che si vorrebbe perpetrare (Sole e cenere) e nostalgia come saudade di un passato mai esistito che si vorrebbe incontrare nel futuro (Sonni soavi). Il terzo singolo evanescente parla più di un oltrepassamento del vivere quotidiano ed ha un tiro certamente più grintoso quindi credo non soffra dello stesso male nostalgico ed è proprio per questo motivo che si trova, in chiave di rivalsa, a chiusura del trittico di videoclip.
Dopo 3 singoli: arriverà un disco?
Certo che si. L’album che covid-19 permettendo uscirà il prossimo autunno è stato frutto di un intenso lavoro che ha messo in campo una squadra di professionisti che si sono trovati nel difficile compito di sbrogliare le trame di una produzione eterogenea, che contiene canzoni di diverse annate
Il tuo personale viaggio verso te stesso o verso quello che vorresti essere? Nel seguire la narrazione dei 3 video mi manca questo tassello…
Se quell’anello non mancasse avrei io mancato al mio intento di anteprima. L’intento era creare un effetto suspance intorno al mio progetto musicale. Il mio vuol essere un invito a percorrere, assieme alla mia musica, quel viaggio di cui parli ed al contempo un invito affinché ciascuno di noi si prenda sulle spalle la responsabilità del proprio cammino di ricerca personale. Le canzoni che compongono l’album sono state appunto scelte come le pietre miliari lungo quel percorso verso sé stessi e che culminano con L’odore dei limoni, canzone che tra l’altro darà il titolo all’album.
Penso che in fondo quel viaggio miri a rendere coincidente quello che si è con quello che si vorrebbe essere. Da scrittore quel tassello mancante sarà la canzone più bella ancora da scrivere.
Dunque oggi COSTA quanto somiglia ad Angelo Costantini? Cioè l’artista e l’uomo sono la stessa persona oppure uno è l’emancipazione dell’altro, la libertà dell’altro?
Già la scelta di uno pseudonimo segna una (parziale) distanza nel senso che nel progetto Costa non c’è solo Angelo Costantini ma tanti altri nomi che orbitano nel circuito musicale da tanti anni e che si sono messi a disposizione. La mia natura artistica oggi non può prescindere dalla dimensione acustica chitarra-voce.
Il mio essere artista è di certo una emancipazione in quanto la ricerca musicale mi ha svelato alcune componenti sconosciute o latenti quindi in una certa misura è libertà, in parte però è anche schiavitù. Il mio flusso compositivo è in continua ricerca di una forma, essa ha un’intenzione divoratrice in questo senso. Dunque l’uomo è colui che dà una forma e soprattutto la rende utile al suo scopo evolutivo. Uomo e artista non possono prescindere l’uno dall’altro. Per me un buon artista non può non essere un buon uomo.
Davvero una produzione educata e assai definita. Scelte particolari? Che cosa hai voluto ottenere fin da subito e cosa invece hai lasciato al caso?
Nonostante la matrice particolarmente emotiva dei brani, la produzione si è presentata da subito più complessa del previsto. Si può dire che dal punto di vista compositivo possiedo già una carriera e dal punto di vista di scrittura un mio stile, ma per quanto riguarda il sound, il genere, la veste musicale ed anche la stessa collocazione dei brani all’interno dell’album io ero completamente alle prime armi. Ho fatto una scelta che ha stupito me stesso. Un atto di umiltà. Avevo intuito che solo una persona esterna poteva ricomporre il filo di quelli che per me erano tanti monoliti di senso (le mie singole canzoni) disgiunti l’uno dall’altro. Mi sono affidato al gusto un po’ sofisticato e all’esperienza di Domenico Pulsinelli che ha arrangiato i brani, curato la direzione artistica e che si è occupato del suono. Il risultato è stato una produzione certamente più concettuale e pensata del previsto, soprattutto rispetto alla genesi dei brani che ho vissuto in maniera particolarmente emotiva e viscerale. Probabilmente una scelta meno di impatto volta più a tutelare il contenuto artistico delle mie canzoni piuttosto che lanciare la mia immagine sul panorama musicale. Ovviamente l‘ardua sentenza spetterà sempre ai posteri.
Col senno di poi, sei uno di quegli artisti che riscriverebbe la sua storia ogni volta?
Dal punto di vista della scrittura sono un po’ come Cezanne, pronto a ritoccare il proprio quadro a distanza anche di decenni in vista di un perfezionamento. Allo stesso tempo credo nel processo. Io mi trovo al punto esatto dalla mia evoluzione personale e quello che scrivo e faccio è frutto delle mie scelte che, giuste o sbagliate che siano, mi rappresentano in toto anche laddove non mi stiano a pennello o non siano esattamente quelle che desideravo che fossero.
In fondo il rimpianto è un esercizio di immaginazione dunque ha una sua valenza artistica soprattutto se si riesce a cogliere la forza propulsiva e costruttiva del desiderio di miglioramento. Quando invece il rimorso demolisce l’immagine interiore allora ci troviamo di fronte alla disintegrazione del sé. Non che non sia esso stesso un processo naturale, è solo che in una società poco votata all’edificazione e alla costruzione personale è un esercizio davvero troppo pericoloso. Io sono di quelli che si lasciano trasportare dalla corrente e alle volte nuotano contro, ma ad ogni modo in divenire.
Ti voglio lasciare con l’invito a concludere questa mia osservazione: siamo un popolo “pop”, siamo figli di tradizioni che arrivano dal melodramma e che in fondo ci caratterizzeranno sempre in questo modo, nonostante i tentativi di emancipazione e di trasgressioni di stile…
…L’evoluzione si troverà sempre in un rapporto di continuità e di dialettica con l’origine e per quanto ci sembri di riuscire a poter compiere un balzo partiremo sempre da quel luogo originario. La canzone più bella e alla moda non potrà fare a meno della prova costume del tempo in cui si dovrà spogliare di tutti i suoi fronzoli per mostrarsi nuda.