– di Assunta Urbano –
“Un’invocazione, una possibilità, una necessità”. Con queste tre parole, Cosmo descrive il suo quarto lavoro discografico. L’azzardo vero non consiste nell’annuncio a sorpresa dell’uscita, quanto nel titolo provocatorio. Il cantante e produttore di Ivrea è ormai un must del panorama elettronico e pop italiano. Il 21 maggio rende disponibile al suo pubblico di ascoltatori La terza estate dell’amore, presentando questo progetto come l’inizio di una nuova era. L’avvio di una controcultura degna delle Summer of Love protagoniste del secolo scorso.
C’è ovviamente una domanda che sorge spontanea: nel 2021, nel pieno di una pandemia mondiale che ha devastato il mondo e ridotto in brandelli tutti i nostri sogni e programmi per il futuro, è possibile una terza estate dell’amore? Per rispondere a questo quesito, facciamo un passo indietro e viaggiamo nel tempo, ripercorrendo tutto dal principio.
1969. PACE, AMORE E LIBERTÀ
La nostra prima tappa sono gli anni Sessanta, un periodo di rivolte politiche e studentesche. Tra la diffusione del movimento beat e i cambiamenti radicali della società, la musica ricopre un ruolo esemplare.
Non è un caso se l’esplosione di una moltitudine di idee raggiunge il culmine a Woodstock, nel weekend di Ferragosto del 1969. Jimi Hendrix, Janis Joplin e gli Who sono alcuni tra i tantissimi artisti che salgono sul palco in quell’occasione. Il concerto entra nella storia perché per la prima volta i giovani si sentono, insieme, parte di un immaginario.
È l’estate dell’amore libero e un certo tipo di pensiero si ritrova a camminare a braccetto con le note, così tanto da riuscire a cambiare le sorti degli esseri umani.
1988. RAVE ON
Sappiamo benissimo che l’epilogo di Woodstock non è stato dei migliori. Un soffio di vento ha spazzato via in breve tutte le grandi speranze. Tuttavia, qualcosa di inaspettato è successo, circa venti anni dopo. Ci troviamo in una realtà totalmente diversa. Dalla Bethel degli Stati Uniti, nel 1988, nel grigissimo Regno Unito la magia si ripete e si infiamma la seconda Summer of Love.
Non è più il rock, non sono più le chitarre, a regnare. Ad occupare la poltrona d’onore sono lo smile dell’acid house e la versione primordiale della trance. I ragazzi di fine anni Ottanta hanno perso l’allegria dei sessantottini, sono disillusi e non vedono alcun avvenire ad attenderli fuori dalla porta.
Più che radunarsi in grandi spazi aperti, come nel caso precedente degli hippies, si incontrano stavolta in immensi edifici abbandonati, ballando sui pezzi degli Happy Mondays, in eventi definiti “rave”. Cosa li accomuna? La musica e, sì, ancora una volta la pratica dell’amore libero.
2021. LA TERZA ESTATE DELL’AMORE?
Eccoci arrivati ad oggi, al 2021, in cui continuiamo ad essere bombardati dai media che ci consigliano di accoppiarci senza abbandonare la mascherina. In questo clima primaverile particolare, Marco Jacopo Bianchi ritorna con il suo progetto più ambizioso firmato Cosmo. L’artista si è preso un bel rischio, per un motivo molto semplice. Nel caso delle due Summer of love, di cui abbiamo appena parlato, il loro definirsi tali è arrivato nel momento in cui quel qualcosa stava già succedendo. Ne La terza estate dell’amore, il producer “sgancia la bomba”, come si suol dire, senza neppure sapere se il movimento prenderà mai il via. Avrà fatto o farà centro al bersaglio?
È MUSICA, NON FABBRICA
La terza estate dell’amore riporta in auge il concetto di disco, il quale va gustato nella sua interezza, come un viaggio, un percorso. Con questi dodici pezzi della durata complessiva di sessanta minuti, Cosmo si è distaccato dai suoi lavori precedenti e dall’immagine del cantante, prediligendo le sonorità alle parole.
Il sound è deciso, incisivo e aperto anche alla sperimentazione. I testi, ricchi di messaggi espliciti, non sono da sottovalutare. Primo tra tutti “Antipop” in cui c’è un rifiuto delle hit e la preferenza dell’“aspettare l’onda buona e cadere”, così come ha letteralmente fatto a sorpresa il 21 maggio scorso. Manda a quel paese la radio, gettando l’ascoltatore nel loop “è musica, non fabbrica”, che musicalmente riporta ai rave ipnotici. C’è la rinuncia di entrare nel meccanismo del mainstream commerciale e la ferma convinzione di poterne fare a meno.
Messaggi, dicevamo, ma anche icone. Cosmo mette al centro la figura del corpo erotico – in “Io ballo” – che viene “sbattuto in faccia al gelo di morte del capitalismo e della burocrazia”. “L’amore risale”, in questa epoca che viene definita “stupida”.
Con un coerente mix dell’intera evoluzione della scena clubbing degli ultimi trenta anni, l’obiettivo è quello di riportare il pubblico a ballare, a stare insieme. La rinascita, un po’ come un’era post-bellica. “Esplodono le bombe, ma nessuno muore”, così canta in “La musica illegale”. Proprio questo brano sembra avvicinare l’intero progetto alle Summer of love. La musica si fonde con l’amore e torna ad essere in grado di unire le persone, di aggregare menti, di assembrare cuori. Si tenta di riportare l’io solitario chiuso tra quattro mura cupe ad una collettività estesa (“Noi”).
E, quindi, cos’è questa “terza estate dell’amore”? Marco Jacopo Bianchi, uno degli artisti che ha deciso di rifiutare i dettami imposti dal panorama discografico e che continua a superare i suoi stessi limiti, la definisce così:
“La terza estate dell’amore è il manifesto di qualcosa che ancora non ha un nome”.
“La terza estate dell’amore è una pernacchia in faccia a chi nega l’essenzialità della festa e dello spirito di comunità. Non ce ne facciamo niente delle città cadavere, luoghi di morte dell’anima e del corpo. Le vogliamo cambiare.”
“Questo messaggio è dedicato a chiunque si sia visto rubare tutto il tempo migliore della propria vita, a chi crede nell’aggregazione e nello spirito di comunità, a chiunque voglia prendere questa grande macchina e sedersi accanto al pilota per farla rallentare, sostare, ripartire quando è il momento. Verso destinazioni ed esperienze altre.
Verso il futuro.”
Ed ora, in conclusione, è giunto il momento di rispondere alla domanda che ci eravamo posti in apertura: è arrivata davvero “La terza estate dell’amore”, qui in Italia, nel 2021? Ahimè, mi dispiace deludervi, ma è ancora troppo presto per poter dare un responso esaustivo.
Oggettivamente no, non abbiamo basi concrete per poter nemmeno pensare che la prossima calda stagione sia libertina nel vero senso del termine. Questo, però, non ci impedisce di certo di sperare in una incredibile svolta epocale. In fin dei conti, “come finirà, manco Dio lo sa”.