– di Michela Moramarco –
Se dovessi dare un’immagine al concerto del Primo Maggio 2021, sarebbe probabilmente un baule.
Un baule che è un po’ come la dimora di microfoni, strumenti musicali, cavi, spartiti. Un baule che custodisce le componenti per allestire uno spettacolo. Un baule che trasporta il materiale tecnico per dare vita a una circostanza essenziale, un baule che si schiude per generare meraviglia.
Ecco. M’immagino il concerto del Primo Maggio come un’occasione per schiudere l’involucro di tanti progetti e montarli in una grande festa della condivisione.
Un Primo Maggio che quest’anno fa particolarmente discutere, tra questioni etiche e politiche.
Ovviamente, una discussione fuori focus.
Perché, aldilà di chi ha presentato monologhi, condivisibili o discutibili che fossero, si è perso il centro della questione: la musica, lo spettacolo, l’arte, in poche parole, la cultura, hanno bisogno di rinascere.
Immagino la cultura come un’entità che scalcia dalle pareti interne di questo baule, reclamando di tornare al mondo. E il mondo è semplicemente distratto.
La musica del concerto del Primo Maggio vuole essere sicuramente un simbolo di un paese in cui non manca chi crede che non si tratti solo di puro divertimento. La musica, di fatto, è un’attitudine, è una vocazione ma è molto spesso, una professione.
Il Primo Maggio ha voluto dare valore al ruolo politico e sociale della musica, che in questo anno drammatico, è stato messo in discussione, in un gioco a ribasso.
Parlando di artisti che si sono susseguiti nelle esibizioni, in una mescolanza di concerto live e concerto in video, probabilmente si poteva percepire che fossero disorientati dalla quasi totale mancanza di pubblico, forse anche dall’”astinenza da palcoscenico”, o persino dal cielo plumbeo che rendeva l’atmosfera generale alquanto melanconica.
Eppure, in quei musicisti c’è stata la chiamiamola sfrontatezza di suonare, con la pioggia, per un pubblico che avrebbe voluto essere lì. Per un pubblico che, consapevole o no, necessita quel nutrimento nell’anima, che non sia solo musica superficiale, ma musica leggera che in quanto tale abbia in sé, comunque il peso della riflessione.
Il concerto del Primo Maggio 2021 mi ha permesso di immaginare un baule, in una piazza vuota, dove solo l’eco può risuonare. E se quel baule non ha un’anima, non attende di dare luce ad uno spettacolo, non vuole viaggiare nel backstage, ascoltare le conversazioni dei musicisti e degli addetti al lavoro; se quel baule si ferma, allora, nel primo maggio, non ci sarebbe nulla da festeggiare.