– di Martina Rossato –
Sara Jane Ceccarelli è una cantautrice italo-canadese. È da poco uscito per Parco della Musica Records / Egea Music il suo secondo album, Milky Way (Short Stories Between the Earth and Stars), un lavoro composito e intrigante. Milky Way è infatti il risultato di una intensa ricerca da parte dell’autrice, che nel corso della sua carriera si è dedicata a moltissimi generi; dopo aver studiato pianoforte per dieci anni da bambina, si è avvicinata alla musica jazz, soul, brasiliana e al pop internazionale. Ha da sempre prestato molta attenzione alla cultura musicale di tanti Paesi e nel corso degli anni ha fatto sue sonorità provenienti da tutto il mondo. In Milky Way si è lasciata contaminare (in positivo) da tutte queste influenze.
Già nel suo primo album, Colors, pubblicato nel 2017, era evidente la natura poliedrica di Sara, che oltre ad essere una cantautrice, è un’artista a tutto tondo. In questo secondo lavoro in studio, il suo talento nel coniugare generi diversi diventa ancora più evidente. Sara non ha paura di osare e riesce così ad accostare brani molto diversi tra loro, inserendo nel suo album anche la cover (in inglese) di “Del tempo che passa la felicità” di Motta. Una canzone particolare, che ha attirato l’attenzione di Sara tanto da decidere di farne una traccia del suo disco, dopo averla cantata negli anni scorsi in vari live. L’album contiene anche una rielaborazione molto particolare di “Children’s Song No. 3” di Chick Corea, interpretata dalla sua voce dolce e registrata in una versione senza pianoforte.
Trovo interessante la scelta linguistica: l’album è registrato quasi totalmente in inglese. Su dieci tracce totali che compongono il disco, una sola è infatti in italiano. Si tratta de “La tua canzone”, brano che chiude l’album. È la prima volta che Sara decide di usare l’italiano per una sua canzone, ed è una novità importante per l’artista. Cantare in lingue diverse consente di accedere a una varietà di suoni più ampia, di scoprire sonorità diverse e per questo mai banali; il lavoro di traduzione poi è sempre interessante, in quanto permette di scoprire sfumature inattese e arricchire i testi con nuovi significati, magari nascosti o sottesi dietro ad alcune scelte linguistiche.
Il brano forse più interessante dell’intero album è però “Say Africa”, con le sue sonorità che omaggiano la musica del continente africano. Il brano è lontano delle “solite” canzoni che siamo abituati a sentire, sia a livello ritmico che della scelta degli strumenti musicali. Ne risulta una canzone particolare e curiosa, che dà un ulteriore tocco di originalità all’album. Questi suoni, che risultano abbastanza insoliti alle nostre orecchie, si sposano molto bene con la voce di SJC.
La qualità dell’album è data anche dalle collaborazioni con altri artisti talentuosi. Primo tra tutti, ha collaborato con Sara alla realizzazione di questo album (come di consueto ormai) il fratello Paolo Ceccarelli, alla chitarra elettrica. L’album è attualmente in tour, con Lorenzo De Angelis alla chitarra acustica, Giacomo Nardelli al basso elettrico, Matteo Dragoni alle percussioni ed Edoardo Petretti al piano.