– di Martina Rossato –
Quante volte ci è capitato di farci domande sull’utilità dell’arte, come se avessimo la presunzione di poter vivere senza? “L’Arte Prima”, disco di esordio di Opera, ci offre la risposta a molti di questi interrogativi.
“Amici miei, mettiamo l’Arte prima; noi persone siamo così ingenue da riuscire a creare qualcosa di bello.
Cercare di capire l’Arte è qualcosa di impossibile, ma ignorarla è un gravissimo errore”.
La prima traccia dell’album è un monologo recitato, che fa da manifesto all’intero disco. “Intro” infatti, oltre ad essere una vera e propria introduzione a ciò che ci aspetta nei brani successivi, è una sorta di manuale di istruzioni che ci guida all’ascolto di questo concept album, il cui proposito è quello di trattare la creatività come il bene più prezioso per l’Uomo.
Il rapper napoletano, all’anagrafe Ciro D’Isanto, ha raccolto le proprie suggestioni e riflessioni in questo disco dal sapore molto intimo. Spesso, attraverso il pensiero arriviamo a capire cose su noi stessi che non avremmo potuto sperimentare in altro modo: è così che Opera, riflettendo sull’infelicità delle azioni che aveva sempre compiuto per cercare di essere felice, si è reso conto “di essere ancora un bimbo”, una persona spensierata e con tanta voglia di raccontare quello che ha dentro.
Trattare argomenti come la felicità, l’amore e la nostalgia dell’infanzia può essere estremamente difficile, perché ci vuole poco a cadere nei soliti cliché, e questo Opera lo sa bene. In effetti, è proprio la semplicità (e non la banalità, badiamo bene) dei suoi pezzi a renderli unici e vicini all’ascoltatore. Ma la vera particolarità di Opera sembrerebbe essere quella di riuscire a parlare di questi argomenti con tanta sensibilità e originalità attraverso un genere forse inusuale: il rap, che alterna abilmente a parti cantate. Opera fa rap da quando era bambino, il suo primo mixtape, “Lo scriverò sui muri”, è uscito nel 2015, quando aveva appena 17 anni. Questo fa del rap il suo linguaggio prediletto, che accompagna a sonorità più pop.
Il disco, che è stato prodotto da Virgo e Kuma 19 e masterizzato a cura di Virgo presso Strongvilla, è un invito a prendere l’Arte e a metterla prima di ogni altra cosa. E se è vero che “la Bellezza salverà il mondo”, cosa più dell’arte può aiutarci a salvare il mondo?