– di Martina Zaralli –
Pier Cortese in veste di cantautore non lo sentivamo dal 2009. Era l’anno di “Nonostante tutto continuiamo a giocare a calcetto”, il secondo album della sua carriera, iniziata nel 2000 al Giffoni Film Festival, nella sezione musicale della rassegna. Da quella seconda prova in studio sono passati dodici anni, un tempo che nel fast food musicale attuale appare incolmabile, eppure è stato necessario per avere “Come siamo arrivati fin qui”, coi suoi incontri, i suoi posti, e i suoi momenti, che Pier Cortese ha modellato poi nelle canzoni.
Va fatta una precisione. Dal 2009 al 2021, al 5 novembre 2021 – giorno della pubblicazione del disco per per FioriRari – Pier Cortese con la sua versatilità ha attraversato la scena musicale in molti altri modi: è stato infatti al fianco del suo amico e collega Roberto Angelini per Discoverland, si è dedicato al mondo dei più piccoli con il progetto Little Pier, ha avuto una prolifica attività di autore per Simone Cristicchi, Fabrizio Moro, Marco Mengoni, per citarne alcuni. È stato anche compositore di colonne sonore, come quella del cortometraggio Corpo di Davide Colaiocco (per la quale si è aggiudicato il Premio Flaiano nel 2017) e infine lo abbiamo conosciuto anche come produttore per l’ultimo disco di Niccolò Fabi “Tradizione e Tradimento”. Insomma, dodici anni sempre e comunque nella musica.
Torniamo però a “Come siamo arrivati fin qui”. In tutto sono dieci brani, che già dal primo ascolto fanno capire che ci sarà da riflettere. Su cosa? Rispondo con un richiamo alla traccia numero sette, dove canta: «Purtroppo non siamo fatti di grammatica, siamo fatti di chimica»; ecco, l’ultimo lavoro di Pier Cortese è un disco di legami, proprio come quelli sorretti dalla forza elettrostatica, se vogliamo, che passa sotto al microscopio della consapevolezza le relazioni interpersonali, spacchettando così tutti quei pensieri che nascono dall’impossibilità di coniugare azioni e storie all’infinito.
Dalla volontà di colmare giorno per giorno la distanza emotiva tra un padre e una figlia di “Un pigiama ci salverà”, alla speranza di un cambiamento per un futuro migliore per tutti di “È per te”, passando per affinità e relazioni non convenzionali, come quella di “Te lo ricordi”, in cui descrive la fine di una storia con un’automobile, e di conseguenza di tutte le esperienze ad essa riconducibili, oppure quella di “Come se fosse mio”, con cui racconta in modo ironico e dissacrante, e senza dubbio romantico, la passione per un piede. Ma non finisce qui: perché le interconnessioni tra le persone diventano anche paradigma di tensioni se messe a sistema con lo scollamento tra volontà individuale e convenzioni sociali, tutte verità scomode che emergono in “Fino a che punto”.
Dichiara il cantautore: «Questo è senza dubbio il disco più ambizioso e rappresentativo, che mi identifica come persona, oltre che come produttore e musicista. È difficile per me contestualizzarlo in un genere, tantomeno in uno spazio temporale. L’unico luogo identificabile è quello dove poter ospitare parole e melodie che danno alla canzone la possibilità di andare oltre il proprio habitat convenzionale e di raccontarsi in maniera autentica e creativa senza bisogno di artefici».
Chitarre acustiche, ritmi tribali, sonorità folktroniche, il ritorno di Pier Cortese, che non rinuncia a passeggiare nella sperimentazione musicale, è un diario di umane complessità, da leggere traccia dopo traccia. Un disco intimo, personale, senza il timore del giudizio. Interessante.
Seguirà anche un tour di presentazione, con date fissate anche nel 2022. Ecco i primi appuntamenti per ascoltare live “Come siamo arrivati fin qui”: 25 novembre al Cap10100 di Torino, il 18 dicembre al Monk di Roma, il 7 gennaio all’Agriturismo La Bontà di Muro Lucano (Potenza), l’8 gennaio al Vayu Houseconcerts di Pozzuoli (Napoli) e il 26 gennaio al Bravo Caffè di Bologna.