Gente per Bene e Gente per Male (Il Mio Canto Libero – 1972)
Se è vero che Giulio Rapetti non sarebbe mai diventato Mogol senza Battisti, bisogna anche ammettere che il giovane Lucio da Poggio Bustone aveva disperatamente bisogno di un buon paroliere. Ne trovò uno ottimo, ma non impeccabile, come dimostra questa canzone.
La tematica del reietto respinto da una festa si presta molto facilmente all’ironia, come dimostreranno gli Elio e le Storie Tese con la leggendaria Tapparella. Qui l’intento sarebbe l’opposto, ma la sventurata scelta di far duettare Battisti con un coretto di ragazze querule genera un sisma devastante di involontaria comicità, che ha il suo epicentro con l’apparizione del famigerato cane ignorante.
Ed è un vero peccato, non solo perché l’andamento del brano propone momenti di grande tensione musicale, ma anche perché, appena dopo il cane di cui sopra, il pezzo passa di botto da Tommy Wiseau a Charlie Chaplin, con una coda catartica che vede il protagonista e una prostituta allontanarsi assieme nella notte, proteggendosi a vicenda, accompagnati da un sinth di Reverberi che fa quasi campane in festa. Pelle d’oca.
Voi dite che non c’era niente di ironico nell’intendo di Battisti e Mogol? Non credo. Il tono di voce del coro è sarcastico ma anche infantile, già di per sé ironico.
Ciao,
Non credo si possa parlare di ironia.
In Tapparella degli Elio il protagonista è volutamente descritto come uno “sfigato”, e quindi la band, anche se bonariamente, invita a ridere del modo in cui viene trattato, delle risposte spietate e del suo rassegnarsi a essere lo zimbello di tutti pur di far parte della festa.
Nel pezzo di Mogol e Battisti, invece, il protagonista è una “Brava Persona”, umile e onesta, che ha l’unica “colpa” di essere di estrazione popolare. Non c’è un briciolo di ironia nei suoi confronti, anzi, si parteggia apertamente per lui.
Il tono di voce del coro, quindi, non serve a creare un effetto farsesco, anche perché musicalmente la canzone è su tutt’altro territorio, ma per accentuare il biasimo nei confronti delle ragazze “bene”, dipinte come vacue e superficiali.