– di Giulia De Giacinto –
L’ha anticipato, spoilerato, suonato durante alcune date del suo TRAGICO TOUR. È finalmente uscito Lindacolei, il nuovo singolo di CIMINI, cantautore calabrese, bolognese di adozione. Pubblicata venerdì 22 novembre per Garrincha 373, la canzone arriva a distanza di poche settimane da L’URLO e, insieme, i due brani rappresentano un’evoluzione nel suo percorso artistico, segnando così un momento significativo di crescita. Lindacolei è la storia di una ragazza che, in questi anni bui, riesce a superare le difficoltà grazie alla forza della leggerezza. Gli abbiamo fatto qualche domanda per approfondire il significato del nuovo singolo e alcuni aspetti del suo percorso artistico.
Ciao Federico! Facendo un passo indietro, finito il liceo ti sei trasferito a Bologna, città in cui hai mosso i primi passi nel mondo della musica indipendente. Quale formazione musicale ti ha trasmesso?
Bologna è una città che va vissuta, quando mi sono trasferito qui c’era tanta musica nei locali in centro, oggi un po’ delocalizzati per colpa della gentrificazione. Bastava uscire la sera e buttarsi in un posto, fare musica era molto più semplice e cercavo di prendere il meglio dagli ascolti casuali che facevo dal vivo. Molti gruppi e artisti hanno avuto un futuro, tra questi mi ci metto anch’io.
Durante il tuo percorso artistico hai avuto modo di avviare molte collaborazioni, tra cui, in diverse occasioni, quella con Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale. Com’è stato lavorare con lui?
In Garrincha non è mai mancato il cuore, Lodo è stato il primo a credere in me: nel 2016 gli ho mandato alcuni provini, mezz’ora dopo eravamo in piazza Carducci a bere una birra e a propormi di registrare con quella che poi è diventata anche la mia etichetta. Tra quei provini c’era La legge di Murphy, dove Lodo ha registrato le chitarre elettriche, e da lì un sacco di consigli e collaborazioni. Lui è un grande, gli voglio bene.
I tuoi testi, che parlano delle tue storie, ma, al tempo stesso, delle ansie e delle difficoltà della nostra società, fanno sì che le persone si immedesimino e rispecchino in essi. Quanto è importante per te questo aspetto?
È importante intanto perché sono io che mi immedesimo nella società raccontando queste storie, spesso vere e sì, personali e vissute. Credo che la storia e le storie mie siano un po’ le storie di tutti, perché siamo sulla stessa tragica barca a cercare di remare contro le correnti per restare a galla. È una forma di empatia. O se vuoi comunismo nel senso più ideologico, quasi cristiano. C’è anche una piccola forma di egoismo però: raccontare il mio vissuto per me è sfogo e salvezza, e vedere che c’è gente che capisce ciò che scrivo tanto da sentirsi dentro la canzone stessa, mi fa sentire meno solo, così respiro e vado avanti.
Veniamo a oggi. È da poco uscito il tuo nuovo singolo Lindacolei, un brano intimo che colpisce fin dal primo ascolto per il suo testo intenso. Il pezzo, infatti, tocca temi profondi e universali come la ricerca di sé e la solitudine. Cosa ti ha spinto a scrivere questa canzone?
Lindacolei è la storia di una ragazza che esiste davvero e che ho avuto l’opportunità di “osservare” nel suo intimo più nascosto. Una ragazza di oggi che si trova a vivere ansie e disagi, che partono dal doversi inventare un lavoro mettendo da parte la laurea, cosa che succede a chiunque in realtà, fino al carico del tornare a casa da sola, con la rottura e l’insicurezza che ti creano i ragazzi che ti fermano per strada solo perché sei una donna e loro sono troppo stupidi. Cosa resta, in una vita così, se non una certa solitudine?
Lindacolei racconta la storia di una ragazza che, nel buio di questi anni difficili, sogna ad occhi aperti, alternando momenti di malinconia ad altri di leggerezza e ironia. Quale messaggio speri di trasmettere con questa alternanza?
Il mio è un messaggio per un mondo migliore attraverso la mia idea di società: gente tutta uguale nella propria unicità, ma attenzione, non vorrei mai un pensiero unico che deve passare per buono e civile, preferirei confidare in uno stile di vita più genuino da parte delle persone. Sembra un’ovvietà ma questa cosa oggi manca. La forza di Linda è quella di riderci sopra, superando le difficoltà con la forza della leggerezza. Secondo me le disuguaglianze vanno combattute anche così.
Nel tuo nuovo singolo parli anche di tecnologia: «E se un fascio di luci ti sorprenderà, saranno stelle oppure Elon Musk». In che modo pensi che la tecnologia abbia influenzato l’industria musicale e il nostro rapporto con la musica?
Non c’è bisogno che lo spieghi perché è sotto gli occhi di tutti. Oggi nella testa delle persone, e proprio a causa della tecnologia, c’è quell’idea di semplicità nel raggiungere obiettivi che alla fine diventano chiaramente obiettivi di fama e non di messaggio. Ogni venerdì escono canzoni spesso senza senso, che alimentano un mercato saturo. Chi ci mette la faccia vuole fare l’influencer e non l’artista, e come tutti gli influencer, secondo me, non crede a ciò che dice o utilizza l’arroganza, inconsapevolmente reazionaria, pur di essere notato. Questa cosa incide sulla qualità della musica. La cosa “buona” che noto però è che questo sistema sta svanendo perché sta implodendo. Io non vedo l’ora.
Dal punto di vista musicale, in Lindacolei, così come ne L’URLO, hai esplorato nuove sonorità, segnando così un punto di svolta nel tuo percorso artistico. Come si inseriscono questi due brani all’interno di quest’ultimo e cosa rappresentano per te in questo momento della tua carriera?
Evolversi è alla base, perché se no mi annoio. In un certo senso il percorso che sto portando avanti anche nella mia narrazione che parte dal “tragico” per arrivare al “magico” è un modo di rendere esplicita questa evoluzione. Con L’URLO ho deciso di spaziare nel pop/rock arrabbiato, con Lindacolei ho fatto la stessa cosa ma in maniera struggente. Abbiamo deciso di far uscire canzoni così diverse ma coerenti nella scrittura e nel racconto del mondo. Nella mia testa un punto di arrivo c’è, ma ancora la strada è lunga e usciranno altre canzoni prima di riuscire sentirmi in una nuova casa.
La copertina, a mio avviso molto evocativa, riporta il corpo nudo di una donna. Qual è il significato che si cela dietro?
La copertina vuole rappresentare un’assenza. La donna nuda tra le stelle è quasi una sagoma, un basso rilievo, una presenza appena scomparsa che ha lasciato i suoi tratti nella polvere stellare e che per un attimo riesci quasi a vedere ancora. Bisogna interpretarla come un vuoto, da colmare, colmabile.
L’aneddoto che sta dietro al disegno di Enea Luisi, artista davvero magico per me, è che quando ci siamo visti per parlare dell’idea di questa copertina io gli davo gli input tra le lacrime che mi uscivano a causa di questa storia. È stata una prima salvezza in un momento davvero troppo pieno di emozioni per me. È il bello della verità.
È in corso il tuo tour che ti sta portando in giro per i club italiani. In tal proposito, quanto reputi importante la sfera dei live?
La sfera live è necessaria per me. Per mille motivi: puoi sfogarti intanto, puoi dare la tua idea liberatoria di musica attraverso le emozioni. Allo stesso tempo puoi dare prova del fatto che il tuo progetto è vivo e ha un pubblico attivo che ti capisce e che ha voglia di condividere con te le stesse cose. Questo in particolare è un aspetto non scontato nella musica di oggi. “Facile” andare nelle playlist e poi non avere riscontro nel reale. Il TRAGICO TOUR è la scelta coraggiosa di suonare in tutta Italia, dalle città importanti fino a quelle considerate di provincia, suonando in posti piccoli ma imballati e sudati, nei locali in cui molti artisti non vanno perché pensano erroneamente di essere “di più”. Quei locali però per me sono radici, utili a non far cascare gli alberi una volta in piedi.