Venerdì 25 ottobre 2024 è uscito il nuovo singolo di CASPIO, “ARRENDERSI” (in distribuzione Believe Music Italia). Un brano acustico che racconta di come siamo tutti così sottomessi da dinamiche che non ci appartengono, da dimenticarci spesso cosa vogliamo veramente. Mentre il tempo passa e le chiamate che ti cambiano la vita non arrivano mai, ciò che rimane è solo questa nostalgia per un domani che poi, quando arriva, non vale l’attesa. “ARRENDERSI” è, quindi, l’invito a rassegnarsi a questa lotta già persa in partenza, perché, forse, è la cosa più giusta da fare.
Questo nuovo disco, che uscirà a dicembre, è una sorta di confronto, un percorso tortuoso e stratificato per un nome che fa vibrare la scena indipendente. Caspio ci ha rassicurato, lo abbiamo intervistato e la sua musica avrebbe soddisfatto anche il Caspio adolescente. Ecco com’è andata!
1. “ARRENDERSI” sembra un brano per certi versi diverso dai tuoi precedenti di questo ultimo periodo. In che cosa, secondo te?
Nonostante le tematiche siano quelle che caratterizzano tutto il nuovo album, il mood è effettivamente diverso: volevo essere indulgente. L’atmosfera che volevo ricreare è quella di una serena rassegnazione, di una mano appoggiata sulla spalla che trasmettesse un “anch’io, fratello”.
2.A che cosa ti sei arreso ultimamente? E come mai senti di dover parlare di questi temi? Spesso ti sentiamo raccontare di come la società e i suoi dettami tendono a schiacciarci. Il disco che uscirà sarà un concept su questo?
Sono laureato in sociologia, quindi l’analisi della società è una sorta di deformazione professionale! Per noi, figli del benessere e dell’infanzia felice, avere a che fare con il fallimento, proprio e dell’intera società, ci ha gettati nello sconforto più totale. Avevamo grandi aspettative perché “sarebbe bastato studiare” e invece ci ritroviamo, capacissimi e superperformanti, ad arrancare. Arrendersi quanto prima alla consapevolezza che il futuro atteso non è mai arrivato, è quanto di più sano e giusto possiamo fare per noi stessi. Il tema dell’album è proprio questo: in una società che ci chiede sempre di produrre, di performare, di sembrare belli e realizzati, è diventato un atto di libertà osservare da lontano questi processi e lasciarsi andare alla rassegnazione e alla tristezza per poi farne musica.
3. L’industria musicale e le sue dinamiche fanno parte di questo?
Certo, funziona così anche con la musica: se non metti in preventivo che potrebbe non funzionare, che potresti doverti arrendere, stai commettendo un grave errore nei tuoi stessi confronti. È nel momento in cui la musica torna al centro di tutto che smette di essere una possibile fonte di delusione e torna ad essere la cosa più bella che ci sia.
4. E musicalmente sei cambiato? Oppure questo “nuovo” CASPIO è semplicemente una nuova parte di te che hai deciso di esporre?
Sono semplicemente tornato alle mie origini, alla musica distorta, suonata. Ho chiuso con l’artificiale, l’elettronica, e sono tornato all’essenziale. È stato un ritorno alla musica anche un po’ imprecisa, che si suona sui palchi, nelle sale prove. Quella per cui ti tocca organizzarti con gli altri perché dobbiamo esserci tutti. Quella che fa casino e fa saltare le persone nei prati, nei club. Quella che, proprio perché sono un millennial fatto e finito, mi ha fatto riscoprire me stesso.
5. CASPIO adolescente sarebbe soddisfatto della musica che stai facendo oggi?
Sì. Guarderebbe al CASPIO di oggi senza più la paura di invecchiare e di doversi rassegnare ad un futuro preconfezionato.