– di Giuseppe L’Erario –
Carolina Bubbico è un’artista poliedrica che sa essere commerciale, ma anche ricercata. Per il suo nuovo album dal titolo Il dono dell’ubiquità prepara una ricetta con un concentrato di musicalità, espressività e raffinatezza, che fa emergere in modo significativo la propensione ad un approccio perlopiù accademico, ma senza essere eccessivamente pedante.
La sua produzione spazia da brani estremamente frivoli e vendibili come Bimba, a oggetti più d’élite come Hey Mama, un brano R’N’B ricco di sfumature armoniche singolari, o brani più elettronici come la title track Il dono dell’ubiquità, più intimo ed espressivo. Il soul e il jazz sono basi incontrastabili di Beverly Hills, un pezzo di matrice nordamericana, che ha quel sapore di spensieratezza e positività estratto anche dal bel mix vocale con la seconda voce maschile. Il disco fornisce anche prove di vocalità rilevanti, con armonizzazioni cristalline e ritmicità tribali con brani come Tabù, che miscela latin e fusion in una delicata melodia orecchiabile. Respirare invece è un brano fresco e ritmicamente poco usuale, con bei fraseggi che arricchiscono la ricetta sonora di Carolina. La poesia, unita a una base hip hop, costituisce la base di Margherita, un brano che racconta la storia di una donna durante le sue mansioni quotidiane, agli occhi dei più anonima, ma non allo sguardo analitico dell’artista.
Altro brano ricco di dinamicità ritmica è ovviamente Jungle, che simula le atmosfere della Foresta Amazzonica, e risalta la vita di chi vive semplicemente, lontano dagli sfarzi delle grandi capitali mondiali. Si riesce a respirare anche l’atmosfera di città ricche d’arte come Lecce nel brano Santa Croce Liberata, accompagnato da pianoforte e archi, senza architetture sonore ingombranti (se non quelle riferite alla basilica), ma ben digeribili all’orecchio musicale comune. Non manca inoltre un inno alla varietà dialettologica nostrana con il brano Italianità, in riferimento soprattutto alle lingue del sud, con l’aiuto di alcuni artisti rap, i quali creano strofe azzeccate che raccontano cliché e luoghi comuni da sfatare.
Tirando le somme, Il dono dell’ubiquità è un album ricco e variegato, che non si sofferma su un genere prestabilito, il quale avrebbe limitato le capacità espressive di Carolina Bubbico e dei suoi ospiti, ma spazia attraverso un ventaglio di emotività, riflessione e capacità tecniche. Il disco si fa ascoltare un po’ da tutti, senza leziosità, ed è accessibile anche ai profani che amano il buon sound e una testualità semplice capace di arrivare a qualsivoglia amante della musica.