di Gianluca Grasselli
Murmure, terzo album per Carlot-ta, nasce dalla voglia di sperimentare uno strumento complesso come l’organo a canne nel tentativo di farne uscire qualcosa di buono. Obiettivo apprezzabile se consideriamo che l’utilizzo comune in Italia è relegato, salvo rare eccezioni, alla messa domenicale.
Il problema è che le canzoni di Murmure risultano timide quando sembrerebbero voler spiazzare (Virgin of the noise), ma poco incisive quando, al contrario, si muovono su territori più confortevoli e melodici (Garden of love).
Ma la vera confusione è dovuta al marasma di generi carezzati, mai con decisione, da Carlot-ta nel corso dell’album, come a voler sfruttare tutte in una volta le potenzialità dell’organo. Segno, questo, di una scrittura ancora in crescita e, probabilmente, di un confronto impari con uno strumento difficile da domare a cominciare dagli aspetti legati alla produzione.
Nonostante si possa dire che Murmure sia un esperimento pop e poco sperimentale riuscito solo a metà, rimane sicuramente un’uscita interessante che fa sperare in un futuro più coraggioso e innovativo.