– di Michela Moramarco –
Cardo è un cantautore di Benevento. Propone brani frizzanti e che tendono a creare atmosfere estive. Lo scorso 30 aprile ha pubblicato il singolo dal titolo “Quanti te ne fai”. Il brano lascia l’interpretazione libera secondo la discrezione di ogni ascoltatore. Il singolo anticipa un album che anche già col titolo si pone come manifesto dello stile, dell’immaginario e della poetica complessiva di Cardo. Si tratta di Cult pop, disco in cui sono presenti i singoli “Presto lo vedrai” e “Se insisti te lo do”. L’artista fa giochi senza giri di parole, con testi vestiti di sonorità anni Ottanta ma comunque molto attuali. Cardo capace di costruire gradualmente un’estetica indipendente ma che strizza l’occhio al pop più puro, con un briciolo di sfacciataggine. Si presenta come fautore del genere cult-pop. E anche se ad oggi sembra che sia stato tutto inventato, c’è qualcuno che prova a smentire quest’assunto. Cardo potrebbe essere uno di quelli.
Ne abbiamo parlato con l’artista.
Cardo, ti definiresti un cantautore irriverente?
Ciao! Tra le mie particolarità c’è anche quella dell’irriverenza ma definirmi cantautore irriverente forse è troppo, escluderebbe che comunque scrivo anche canzoni più romantiche o di altro tipo. Certo l’irriverenza è una caratteristica molto ricorrente nelle mie canzoni e un approccio che più di tutti scelgo però mi piace approfondire anche altri “temi”. Quindi direi che va bene cantautore senza aggiungere altro.
“Quanti te ne fai” è il tuo nuovo singolo, solare e ironico. In che panorama musicale attuale credi sia collocabile questo brano?
Faccio fatica ad inserire un brano come quanti te ne fai nel panorama musicale attuale perché il brano ha uno stile molto personale. Potrebbe rientrare un po’ nella musica alternativa di matrice rock ma anche pop e indie. Dato che faccio veramente molta fatica a collocarmi in queste etichette preesistenti ho creato il mio genere “cult pop” e il disco in uscita il 28 maggio ne è il manifesto, uno stile appunto cult fatto principalmente di sonorità rock e pop di carattere retrò tra i 70s e i 90s e con testi ironici e irriverenti.
I tuoi brani sono scritti di getto o c’è uno studio precedente, lungo e ponderato?
Ancora oggi dopo anni che scrivo canzoni, non riuscirei a spiegare precisamente la nascita di un brano. Ognuno ha una gestazione diversa e tempi diversi. Alcuni nascono in poco tempo, altri invece hanno una gestazione lunga, cambiano si evolvono. Spesso il processo è lungo e ponderato però diciamo che l’idea di base attorno alla quale poi costruisco la canzone nasce in un attimo, da un flash, da un’emozione, da un’intuizione, da uno stato d’animo, da un giro di chitarra, è come un treno da prendere al volo, un fulmine da fotografare, un attimo da cogliere.
Qualcuno osa dire che ti ispiri un po’ al Vasco Rossi di “Bollicine”. Che ne pensi?
Sicuramente Vasco Rossi è uno dei miei maestri insieme ad altri cantautori come Grignani, Rino Gaetano, Carboni, Pino Daniele. Mi ispiro a lui ma anche a tanti altri artisti anche stranieri come i Cure, i Rolling Stones. Considera che quando facevo le elementari cantavo Albachiara quindi Vasco è sicuramente uno dei miei principali maestri. “Bollicine”, “Cosa succede in città”, “Vado al massimo” sono dischi incredibili.
Il tuo nuovo singolo “Quanti te ne fai” anticipa un tuo secondo disco. Ci puoi dire qualcosa in più?
Certo! Esce per Dischi Rurali ed è distribuito da Artist First, s’intitola Cult Pop, contiene otto tracce ed è un po’ il manifesto di uno stile cult che è diventato nel corso del tempo il mio marchio di fabbrica, una cifra stilistica ben precisa e molto personale, tanto da arrivare a coniarlo come un vero e proprio genere, per l’appunto “cult pop”. Grazie a Michela per l’Intervista e grazie a tutta la redazione di Exitwell.