– di Giuseppe Zibella –
Il mondo. La specie. Noi. Queste sono le tre parole chiave implicitamente racchiuse nel titolo del nuovo album di inediti dei Campos, il terzo. A detta del trio pisano formato da Simone Bettin, Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini, Latlong doveva essere, inizialmente, semplicemente il titolo di uno dei brani del disco. Ben presto però è stato riconvertito a slogan ufficiale del progetto della band. La latitudine e la longitudine vengono così abbreviate nella grafia e poi unite in una sola parola, per creare un neologismo che sembra provenire da un idioma sconosciuto, che apre le porte alle undici tracce acustico-elettroniche di un immaginifico universo folk naturalistico.
I quattro elementi della natura sono poeticamente evocati dalle atmosfere sfumate e dalla musicalità di armonie illusorie, con una speciale dedica a chi ha solcato in lungo e in largo i cieli colore cobalto, a chi ha esplorato nel profondo la terraferma e a chi è stato capace di raggiungere prima la cima e dopo la bocca del vulcano sbuffante. Per questo grande tour geologico nell’aria e nell’acqua, nel terreno e nel fuoco, i Campos si avvalgono ancora della lingua italiana per le liriche – come accadde già due anni fa per Uomini, vento e piante – abbandonando l’inglese degli esordi, utilizzato ancora nell’album Viva del 2017. Il sound, invece, rimane quello delle origini, riconoscibilissimo al primo ascolto nel suo sapore fortemente internazionale, conscio di una produzione ricca, attenta e sempre più elegante.
Sonno è stato il singolo di lancio che ha anticipato Latlong, corredato da un videoclip sublime e dal gusto marinaresco, lungo le frastagliate coste inglesi affacciate sul mare. Evadere e fuggire attraverso il sonno ed evitare in questo modo le delusioni e il senso del dolore, cullati dolcemente dallo sciabordio elettronico dell’acqua fresca e dalle reiterate percussioni cardiache, per risvegliarsi sulla sponda umida di un fiume insieme all’altra metà (Figlio del fiume), legati dai fili annodati di una chitarra. L’acqua aumenterà rapida il suo volume e si trasformerà quindi in mare nel brano Blu, dove perdere l’orientamento al suo interno sarà piuttosto semplice a causa delle onde acustiche e per via delle alte creste in loop che inviteranno in coro a tuffarsi. E dopo l’elemento acquatico sarà la volta del fuoco, quello magmatico e lavico del vulcano, pronto a eruttare e fiammeggiare in Mano, con i protagonisti visibilmente preoccupati, eppure in attesa del grande evento.
Poi la debole luce di un Lume ancora non affievolitasi investirà pensieri di ogni genere, anche quelli più pericolosi riguardanti la morte e l’ultraterreno. Non siate frettolosi ed attendete ancora un po’, fino allo scadere dell’ultima traccia, Paradiso, perché potrebbe annidarsi un fantasma in fondo al corridoio silenzioso. Latlong riconferma ancora una volta il valore e il grande talento dei Campos nella struttura delle composizioni musicali e nella scelta, più che mai giusta, di proseguire nella stesura di testi in italiano. Il trio pisano di nuovo dimostra di avere quella preziosa capacità di fondere il caldo con il freddo, di alternare e sovrapporre la strumentazione acustica con quella elettronica.