– di Ilaria Pantusa –
A tre anni da un disco importante come A casa tutto bene (2017, Picicca Srl), Brunori Sas esce con Cip! (2020, An Island Records), creatura registrata tra la Calabria e Milano e prodotta da Brunori con Taketo Gohara.
Anticipato dall’uscita di due singoli, Al di là dell’amore e Per due che come noi, che avevano fatto ben sperare sul resto dell’album, Cip! non delude le aspettative e si presenta fin dalla copertina come un album che promette e mantiene le promesse: la cura e l’attenzione per i dettagli, nei tratti delicati ma decisi del pettirosso, come nella composizione dei testi e delle melodie; e poi il sublime della semplicità che si fa bellezza nel disegno come nelle canzoni.
Pur non cadendo nella tentazione di ripetersi, Brunori cambia di segno alle sue “Canzoni” contro la paura, che diventano canzoni per l’amore, un amore che va “al di là dell’amore”, costituito da più sfaccettature, un amore etico, per l’Altro inteso come essere umano e abitante di un mondo anch’esso da “difendere”, come nella trascinante Al di là dell’amore, ma non solo, anche in Fuori dal mondo, quando in apertura del brano canta “Noi che crediamo ancora nell’amore profondo/E che ci preoccupiamo per le sorti del mondo/Che gli vogliamo bene a questo sasso rotondo”.
Può essere un amore per l’Altro che aiuti ad amare anche sé stessi, che è il tema di Mio fratello Alessandro, la terza traccia delle undici totali, un brano che sorprende per la potenza di versi come “Perché gli uomini smettono di essere buoni/Quando perdono di vista la luce/Che sta in tutte le cose”.
Cip! è un crescendo di bellezza e profondità, che tocca il suo apice in Per due che come noi e soprattutto nel pezzo che chiude il disco, Quelli che arriveranno. Con quest’ultimo brano, scritto con Antonio Di Martino, Dario Brunori si inserisce in uno dei filoni più suggestivi della canzone italiana d’autore, e rincorre il Lucio Dalla e il Francesco De Gregori più profondi e onirici di La sera dei miracoli, L’anno che verrà o La donna cannone e Alice, facendoli riecheggiare in un’atmosfera onirica dolceamara e delicatissima, la propria.
Gli arrangiamenti sono ricchi e raffinati, caratterizzati da un variegato impiego di strumenti, dalle trombe e i flauti agli archi e le slide guitar, con comparsate di banjo, sax e mandolino. Sonorità che si accordano col tono, l’umore e lo scavo emotivo di ogni testo, che sanno trasmettere l’ironia e la leggerezza, ma sanno anche farsi elegia struggente e suggestiva, si accompagnano col rock e la psichedelia e si dilatano con cori e crescendo quasi orchestrali.
Come i testi sono frutto di un lavoro certosino sulla lingua e il linguaggio poetico, gli arrangiamenti sono il risultato di incontri e attriti sonori che si sposano nella semplicità. Non è un caso se La canzone che hai scritto tu dedica proprio dei versi a questa intenzione tanto luminosa: “Volevo scrivere una canzone popolare/Di quelle che non si scrivono più/Col ritornello che sa di Natale/E la neve che scende giù”.
Tutto ciò dà carattere alla scelta di voler parlare di tematiche complesse facendosi capire da tutti, che poi è il grande pregio di chi scrive e crea arte.
Brunori Sas quindi sa molto bene quanto sia importante, ancora oggi, non rinunciare a temi urgenti e sentiti, come, per esempio, l’etica, l’essere umano che in quanto animale sociale è tenuto a “tracciare di nuovo il confine fra il bene ed il male” e quindi deve ritrovare il proprio senso di umanità, la capacità di comprensione, l’amore inteso in tutte le sue accezioni.
Si tratta di temi che necessitano di arrivare a tutti nella maniera più diretta possibile, affinché non ci dimentichiamo della nostra “semenza”, ché viver come bruti proprio non fa per noi, che siamo fatti “per seguir virtute e canoscenza”. E per tutto questo Brunori Sas ci dice che “ci vuole passione”.