– di Giuditta Granatelli –
29 aprile 2021. Pur avendo vent’anni ed essendo dunque nativa digitale sono una frana con la tecnologia, per cui mi preparo per il live streaming di Bresh, che comincia alle 21:00, con quasi un’ora di anticipo. Accedo alla piattaforma, creo l’account, eseguo tutti i vari procedimenti e infine mi trovo davanti a un countdown. A questo punto comincio a sentirmi un po’ depressa. Niente da fare, mi dico, non assomiglierà neanche lontanamente a un vero concerto. Lo realizzo al cento per cento in quegli istanti, davanti ai secondi che scorrono sul video ancora oscurato.
Mi sento ancora più giù, poi, quando ripenso all’ottimismo dei miei conoscenti che hanno già seguito dirette di questo tipo. Mi viene in mente chi ha trovato in queste piattaforme streaming un modo per far arrivare la musica, l’esperienza del concerto in camera sua attraverso le casse e magari ha ritenuto emozionante potersi godere tutto sdraiata o sdraiato sul letto. Io invece sono davanti al pc preistorico che uso di solito in casa e so, tra le altre cose, che la qualità audio prodotta sarà necessariamente scadente.
Quando Bresh comincia a esibirsi, però, mi sento un po’ meglio. Più i minuti scorrono e più gli sono grata e non perché mi stia trasmettendo qualcosa di lontanamente paragonabile a ciò che mi hanno dato, in passato, i concerti veri e propri, ma perché alla fine assistere a questa diretta mi sta facendo sentire speranzosa. Il rapper è positivo nel rivolgersi alle telecamere, nel fare musica live anche in condizioni così limitanti. La sua attitudine nei confronti del suo pubblico dietro gli schermi è rassicurante. Certo, l’artista dal vivo è tutta un’altra cosa. Non sono mai stata a un suo concerto ma ho visto diversi filmati e mi sono fatta un’idea della chimica, della magia che riesce a creare con il suo pubblico: canta per sé e per i suoi fan, teso verso di loro. Adesso invece la sua gente non può vederla e ciò lo rende forse più rigido, timido. La qualità dell’esibizione, però, non ne risente molto. Bresh rappa e lo fa bene, riesce a conquistare l’attenzione e l’interesse persino di una persona che come me non apprezza il genere musicale che produce, perché non incontra i miei gusti personali.
Questa breve esperienza, per concludere, mi ha ricordato ancora una volta quanto mi manchino i live, quelli veri, che non possono e non potranno mai essere sostituiti. E questo perché a mio parere l’artista, quando si esibisce, non crea soltanto musica ma un flusso di energia che va al pubblico e ne ritorna amplificato. Mai come a un concerto ci si sente umani e allo stesso tempo parte di un tutto, di un bellissimo universo fatto di musica, luci, connessione. Questa dimensione non è ricostruibile, non può esistere online. Ma se prima pensavo che i live streaming non avessero un senso, dopo questo di Bresh mi sono un po’ ricreduta. Spero che lui, come molti altri artisti altrettanto validi, continuino a farne, in attesa del grande ritorno della musica dal vivo, quella vera.