Eccolo “Il cielo non cade mai”, questo primo lavoro del cantautore brianzolo Marco Boccuto in arte proprio Boccuto. Spigoloso ma al tempo stesso deciso nel peso poetico da voler raggiungere lungo tutto questo disco. Sono canzoni pulite, ferme, solide appunto… come certi momenti di Olden, come evocative pitture di Benvegnù, come un pop d’autore che non ci sta al compromesso ma solo al gusto primigenio della lirica. Sono di quei dischi che esulano dal normale iter delle mode e dei cliché.
Che bello il suono di questo disco. Una produzione che ha giocato molto con i riverberi anche… partiamo da qui. Come ci hai lavorato e a cosa puntavi?
Ho lavorato con Kupo, il mio producer. A distanza, come un vero smartworking ognuno dalla propria sede. La nostra road map è sempre quella di arrangiare le mie canzoni come intramontabili, con suoni internazionali e radiofonici. Vogliamo vestire le canzoni come fossero modelli o modelle versace, in questo caso “Boccanzoni”
Secondo te dunque vogliono farci credere che sia tutto più catastrofico di quel che è?
Non lo vedo come un vero tentativo complottistico ma un becero bisogno di vendere sempre di più e la paura vende più della speranza. Tuttavia anche io durante il primo lockdown ero ossessionato dai telegiornali, aspettavo la notizia di svolta che mi avrebbe fatto uscire di galera ripassando dal via.. e invece poi ho dovuto ricostruire la mia realtà dal mio fazzoletto di terra, delegare agli altri non è mai una buona idea.
E dunque attraverso temi intimi e personali, ha senso pensare che stai cercando di risvegliare una certa consapevolezza?
Senza dubbio! spesso i temi delle canzoni accompagnano la vita degli autori, io sono sicuramente in cerca di maggiori consapevolezze.
E se ti dicessi che spesso, nelle progressioni melodiche, ci sento tantissima contemplazione alla Paolo Benvegnù?
Mi prenderei il complimento sorridendo, ignoro la discografia del collega Paolo ma ammiro il seguito che ha costruito negli anni tra gli addetti ai lavori.
E poi tanto classicismo tutto romantico, tutto italiano… il video di “Razza di ragazza” sembra riportarci indietro in una dimensione umana tutt’altro che digitale…
La nostra società è andata avanti talmente in fretta che ci siamo persi tutti quanti le cose semplici tra cui l’amore per l’amore. Quel sentimento struggente, quel credere al futuro e alle promesse è fuori moda e allora almeno nelle canzoni voglio volare altissimo.