– di Michela Moramarco –
La prima serata della 73° edizione del Festival di Sanremo è andata: tra monologhi stracolmi di retorica e outfit improbabili come Elodie vestita da Fiorello vestito da Achille Lauro, l’attenzione di pubblico e critica il giorno dopo verte indubbiamente su Blanco che durante la sua esibizione con il brano “L’isola delle rose” pensa bene di distruggere la scenografia a calci per un motivo che si poteva affrontare diversamente: il giovane artista non sentiva la sua voce in cuffia.
Tralasciando momentaneamente l’interrogativo riguardo al fatto che nessuno l’abbia fermato o che lui non sia riuscito a fermare la musica in maniera diversa, l’attenzione si pone su una sua affermazione successiva al momento di violenza: “mi sono comunque divertito”. Ora, caro Blanco, capiamo tutti o quasi la tua volontà di far parlare di te e del tuo ennesimo singolo super catchy, ma la musica e il divertimento forse sono un’altra cosa. Oltre all’osservazione su cosa avrebbe potuto fare un Beethoven al posto tuo, a fronte della quale si potrebbe dire che quelli erano altri tempi, sorge spontaneo chiedersi se fosse davvero necessario compiere un gesto inutile e sgarbato che risulta di cattivo esempio per tutti quei Gen Z che vedono un Blanco una vera rockstar e per tutti quei boomer che continueranno a parlarne come Gioventù bruciata.
Ebbene fare la rockstar forse vuol dire ben altro e la musica esige rispetto, non fosse altro che per chi aveva già suonato. L’ultima domanda riguarda la possibilità che fosse chiaramente tutto organizzato per far vedere al mondo come Gianni Morandi se la cavi con le faccende domestiche. Ma, se Blanco affronta un problema tecnico in questo modo, da quasi sua coetanea mi viene da chiedere come possa affrontare tutto quello che concerne il mondo della musica e le sue problematiche. Una cosa è certa, cari boomer, cerchiamo di non fare di tutta l’erba un fascio o di tutte le rose un mazzo.