– di Giacomo Daneluzzo –
Ieri sera a Sanremo è iniziato l’attesissimo Festival dei Fiori, condotto per la quarta volta da Amadeus. Tra i super ospiti dell’edizione di quest’anno, la 73esima, non poteva mancare Blanco, che al fianco del collega Mahmood ha vinto la scorsa edizione del Festival; i due sono stati invitati a esibirsi con la loro “Brividi”, cui è seguita un’esibizione di Blanco in solitaria, nella quale il giovanissimo artista ha interpretato la sua ultima uscita, il singolo “L’isola delle rose”. È a questo punto che sono iniziati i problemi: Riccardo Fabbriconi – questo il vero nome dell’artista – fin dall’inizio dell’esibizione non si sentiva in cuffia, cosa che rende piuttosto complicato continuare a cantare. I titoli dei giornali, oggi, hanno riportato quello che molti hanno pensato anche ieri sera: Blanco, infuriato per il problema tecnico, avrebbe sfogato la sua ira sulla scenografia floreale preposta per la sua esibizione, distruggendola per protesta.
Cantami, o Diva, di Blanco l’ira funesta
Peccato che le cose non siano assolutamente andate così. Iniziamo a parlare del brano: “L’isola delle rose”, prodotta dal fidato beatmaker Michelangelo, parla di una storia d’amore finita. Il ritornello recita:
Ma volevo fossi mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia come se
Fossi stata tu a aver scelto me
Solo per rendermi un po’ meno fragile
Come spezzare un fiore
Volevo fossi mia, mia, mia, mia, mia, mia, mia come se
Fossi stata tu a aver scelto me
Solo per portarti una notte insieme a me
Sull’isola delle rose
Quel «Come spezzare un fiore» è la chiave per interpretare quello che è successo. L’io narrante dice che il fatto che la persona amata l’abbia scelto lo rende meno fragile e paragona questa fragilità a un fiore che si spezza; la fine di questa storia fa tornare questa fragilità e il fiore spezzato rappresenta esattamente questo sentimento di fralezza. Tutto questo per dire che l’esibizione di Blanco prevedeva che i fiori sul palco venissero distrutti, era una parte dello show e non c’entra assolutamente niente con i problemi tecnici che ci sono stati.
Finita l’esibizione il pubblico si lamenta, con urla e fischi rivolti all’artista; probabilmente ha capito quello che poi è stato raccontato, cioè che Blanco in preda all’ira ha spaccato tutto. Amadeus, che ha capito perfettamente questo misunderstanding tra Blanco e il pubblico, invece di chiarire il malinteso tra Blanco e il pubblico, da bravo businessman del mondo dello spettacolo vede in questa situazione la possibilità di creare un po’ di hype in più attorno al suo quarto Sanremo, e chiede all’artista che cosa l’abbia fatto arrabbiare, sottintendendo, appunto, che sia stata la rabbia il motivo per cui i fiori della scenografia sono stati così maltrattati, venendo anche presi a calci.
Ora figuriamoci Blanco, classe 2003, un ragazzino che ha vinto Sanremo prima di avere diciannove anni (ne compie venti dopodomani), con tutta la fama che ne deriva e il peso che ne consegue. Sì, perché diventare famosi da così giovani presenta diversi lati negativi, come ci ha dimostrato l’anno scorso thasup, quando se la prendeva proprio con Blanco (e avrebbe dovuto chiudere prima Twitter). Ecco, quella di Blanco che si permette di distruggere la scenografia del palco per protestare appare al pubblico come una scenata infantile, da ragazzino viziato e arrogante. Sarebbe potuto essere anche un gesto molto punk, molto anarchico, ma non è nessuna di queste cose, altrimenti non avrebbe detto le cose che ha detto subito dopo. Vediamo.
A volte non so esprimermi
«Mi spiace a tutti», dice Blanco appena finisce l’esibizione. E si sta scusando non per aver distrutto i fiori ma per aver smesso di cantare durante l’esibizione, interrompendola, a causa dei problemi tecnici. «Non mi sentivo in cuffia, non sentivo la voce», continua, sempre per spiegare come mai ha interrotto la propria esibizione. Tutti fraintendono: il messaggio che arriva è: «Visto che non mi sentivo in cuffia, visto che c’è stato questo problema tecnico, ho deciso di fare a pezzi la scenografia». Ma il fatto è che una persona che per protestare contro Sanremo per via di un problema tecnico non ha alcun motivo di scusarsi immediatamente dopo. Ma per questo fraintendimento dobbiamo prendercela con due problemi: il primo è che tutti siamo costantemente alla ricerca di qualcosa che ci smuova dalla noia sanremese, in cui tutto è programmato e niente va fuori dalle righe (cosa che Amadeus ha captato e sfruttato); il secondo è che Blanco non è esattamente un grande oratore ed è cristallizzato in un’adolescenza eterna, cioè nel momento in cui è diventato famoso, a diciassette anni.
E così è seguita una conversazione surreale in cui Amadeus, fingendosi un mediatore che tenta di riconciliare le parti, ha in realtà cavalcato l’onda e ha sfruttato il fatto che Blanco è assolutamente incapace di esprimersi; dapprima lo accusa di aver «combinato un guaio, figlio mio!», poi mentre i due si abbracciano gli spiega che il pubblico è arrabbiato perché non capisce il motivo per cui abbia spaccato i vasi e i fiori («Qual è il problema? Ha un significato?), al che Blanco risponde che li avrebbe dovuti spaccare comunque, sottintendendo era una scenografia predisposta in questo modo, per i motivi di cui sopra. Sembra tutto risolto, tutto chiarito, no? E invece no.
Tra un «Non vi arrabbiate!» di Amadeus rivolto al pubblico e l’altro (cosa che fa credere al pubblico che avrebbe un motivo per arrabbiarsi, anche se non ce l’ha), Blanco spiega ad Amadeus il “significato” dello spaccare la scenografia sul palco; o meglio, Amadeus gli chiede «il significato», Blanco capisce: «PERCHÉ l’hai fatto?» e risponde che il significato era «che non andava la voce» e che «bisogna divertirsi» (intendendo che non gli sembrava opportuno fermare l’esibizione solo perché c’era un problema tecnico, ma venendo frainteso) e aggiunge un discorso sconclusionato – vuoi l’emozione, vuoi l’inesperienza, vuoi tutto – sul fatto che nella musica non bisogna sempre seguire uno schema: «Ci sono delle volte in cui le cose non vanno bene, in questo caso non si sentiva la voce. Se si può rifare la rifaccio volentieri. Però non si sentiva e ho cercato comunque di divertirmi». Non esattamente le parole di uno che ha appena distrutto la scenografia del palco dell’Ariston per protestare – nel caso sarebbe una gigantesca contraddizione. Ma nonostante questo sembra che nel 2023 essere in grado di fare un ragionamento base sia una qualità rara, tant’è che l’opinione pubblica si è convinta di tutt’altro, rispetto a ciò che è successo, anche perché Blanco, come cantava in “Brividi” l’artista brianzolo stesso, a volte non sa esprimersi.
Semplicemente, visto che non poteva più cantare per via dei problemi tecnici, non aveva altro da fare se non dedicarsi al suo unico compito, oltre a cantare: rompere tutto. Compito, ripeto, completamente previsto (e probabilmente perfettamente noto ad Amadeus, tra l’altro). Il siparietto finisce con la proposta di Amadeus di rifare dopo la canzone, che Blanco accetta, forse ignaro di tutto ciò che è successo. «Ci vediamo dopo» – anche se in realtà poi non è successo. Amadeus chiude con un falsissimo: «Oh, te pareva che non è successo niente fino ad adesso!», ma è palese che non vedeva l’ora che succedesse qualcosa che facesse fare il pieno di views.
Se si tace per un anno si disimpara a chiacchierare e s’impara a parlare
Potete non crederci, ma io non sono un amante delle polemiche. Anzi, tutto questo vociferare attorno a Sanremo e alle vicende di Sanremo mi sembra veramente superfluo e inutile. Ogni anno dev’esserci qualche polemica e il gioco è anche poco nascosto. Ma devo dire che è sempre abbastanza fastidioso rendersi conto di come praticamente nessuno, apparentemente, si accorga del qui pro quo orchestrato da Amadeus per far parlare un po’ di più di Sanremo, à la Bugo & Morgan.
La cosa assume contorni un po’ più inquietanti, dal mio punto di vista, quando ci si accorge che non solo questa situazione smaschera quanto sia facile far credere al pubblico ciò che si vuole, ma che il tutto sia stato fatto utilizzando un giovane artista che non si è reso bene conto della situazione e che, suo malgrado, è passato nel migliore dei casi per un anarchico, anti-sistema e ribelle, nel peggiore per un ragazzino immaturo – cosa che è, assolutamente, però non per questo motivo.
Forse il principale problema di Blanco, in effetti, è proprio quello di non sapersi esprimere.
Ad ogni modo farne un caso mediatico è semplicemente ridicolo e fuori luogo e andrebbe soprattutto denunciata la pigrizia dei giornalisti, che ancora una volta hanno perso l’occasione di stare zitti e hanno tirato su un polverone ingiustificato, a discapito del pubblico, non meno pigro, e di un ragazzino non troppo sveglio.
Ma tutto sommato non è neanche niente di nuovo. Lunga vita a Sanremo.