– di Martina Rossato –
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di conoscere e intervistare Bipuntato. La cantautrice romana pubblica oggi per V4V Records/The Orchard il suo secondo album, “Cose Sparse”. Il disco è una piccola rinascita emotiva per Bipuntato, che con queste otto tracce racconta situazioni passate, per aiutarci a guardare con occhi diversi anche il presente. Le voci sono state registrate al Merlo Studio da Nicola D’Amati, il disco è stato prodotto, mixato e masterizzato da Valerio Ebert presso Le Pianole Studio.
“Cose Sparse” verrà presentato a Largo Venue il 21 aprile e suonato dal vivo insieme ai pezzi di “Maltempo”, il suo esordio mai portato live a causa del COVID.
Mi ha fatto molto piacere incontrarti in questi giorni, poi è stato davvero bello sentire musica del vivo! Come ti sembra la situazione con i live e il grande ritorno alla vita?
I live stanno tornando, anche se con una certa calma, per così dire. C’è molto fermento da parte del pubblico, tanta energia messa in ballo dalla gente: si sente che vuole divertirsi e andare a sentire molti live. Secondo me la situazione tornerà normale piano piano, magari non come prima del COVID, ma ci saranno dei bei concerti da vedere.
Ma siamo qui per parlare del tuo disco, che esce oggi!
Sì, lo considero in qualche moda una raccolta di pensieri e considerazioni che ho fatto negli ultimi due anni. Questo disco è stato scritto tra la quarantena e l’anno successivo e dal mio punto di vista ci sono brani molto vecchi. Sono molto emozionata perché non ho potuto fare il tour del mio disco di esordio, uscito due giorni prima della quarantena, perciò sono contenta di portare anche il vecchio disco in queste date che farò. Questo nuovo mi emoziona, anche per il momento storico che stiamo vivendo.
Sì, è un bel momento storico per fare uscire un disco. Quando è uscito il primo come è stato? Ti aspettavi sarebbe andata così?
Mentre altri hanno rimandato le varie uscite, io l’ho pubblicato lo stesso. Erano eventi talmente esterni rispetto al progetto che anzi ho pensato che qualche pezzo avrebbe fatto stare bene qualcuno che stava vivendo un brutto momento. Non l’ho potuto promuovere, però, e nonostante questo è un disco che mi ha dato grandissime soddisfazioni e un bel riscontro. Poi era il primo, non volvevo rimandare ancora, volevo assolutamente buttarlo nel mondo per farne magari un altro. Sono dell’idea di far comunque uscire le cose: anche quando scrivi un brano e poi non ti ci rivedi più, secondo me sarebbe da far uscire lo stesso! È un flusso, fa parte della storia del progetto.
Diventa rappresentativo di come eri in quel momento.
Esatto, poi sicuramente adesso nel qui e ora è diverso, ma se è stato scritto e pensato, se c’è stato un momento emotivo rispetto a quel brano, va bene farlo uscire sempre. Al massimo lo si rivaluta dopo con occhi diversi.
Come è nata la collaborazione con Mèsa?
Io e Federica ci conosciamo già da un po’, siamo entrambe di Roma. L’avevo chiamata per cantare un pezzo insieme nel tour che ci sarebbe dovuto essere per “Maltempo”. Ho scritto “Via Sicilia”, un pezzo così bosseggiante e proprio ci sentivo la voce di Federica. Le ho subito mandato un messaggio, ci siamo incontrate in un parchetto in estate e abbiamo scritto insieme la seconda strofa e il ritornello. È proprio andata così, è stato un featuring molto umano e di condivisione.
“Cose sparse” è un disco molto affettuoso, che sembra quasi un diario attraverso cui ricordare momenti passati.
Eh sì, questo è un disco romantico, devo dire; non voleva essere così romantico, ma alla fine lo è [ride, ndr]. Parla anche di una situazione familiare difficile che c’è stata. “Via Sicilia” ad esempio è la via di Roma in cui sono cresciuta: è un disco che parla di quello che è stato e del presente, poco del futuro. Più che altro per quelle cose sparse che si lasciano nelle case degli altri, nelle situazioni, nella vita e che a volte bisogna lasciare andare. Per me la musica è terapeutica, mi aiuta a tirare fuori quelle situazioni difficili da raccontare altrimenti e proprio per il momento storico che stiamo vivendo mi piace l’idea di parlare di qualcosa successo prima, per paragonarlo al qui e ora.
C’è tanta dolcezza, ci sei tu in tutti i pezzi, ma è un album molto vario. Come metti insieme generi diversi, rimanendo te stessa?
A me piace tanto fare questa cosa, è proprio una scelta stilistica. Il disco parte dal presupposto della contraddizione, il fatto che il filo comune di tutto è la persona che lo fa. Ora c’è Spotify ed è tutto diverso, ma è come quando facevamo i dischi per i viaggi. Dentro ci si metteva di tutto, era una compilation di canzoni dal metal al soul al pop. Alla fine la matrice comune era la persona che faceva la playlist: mi piaceva dare questa idea di musica che si muove. Non è solo un genere, è una collocazione, ci sono immagini ricorrenti che sono anche in “Maltempo”. Mi piace l’idea di un condominio diviso in molti appartamenti e stanze, ognuno dei quali è un brano. Il proprietario del palazzo è sempre lo stesso, anche se dentro c’è di tutto.
Mi piace questa immagine del palazzo! Invece come è andato il lavoro in studio?
Per fortuna ho un team dietro che mi segue da sempre di persone che conosco da tantissimi anni. Ormai siamo grandi amici! La produzione è stata un po’ lenta per la questione organizzativa e il problema Covid, gli spostamenti erano limitati. Però sono molto contenta, lavoriamo sempre molto bene. Poi ci sono vari punti di vista e divergenze, ma sempre grande cooperazione. Spero di portare questa unione e condivisione anche sul palco!
A proposito di live, hai già qualche data?
Il 21 aprile presento il disco a Largo Venue, farò quasi sicuramente anche i brani di “Maltempo”. Mi va di portare anche il “disco sfortunato” e dargli un po’ di dignità [ride, ndr]. Ce ne saranno sicuramente altre, in aggiornamento. Diciamo che questa è la data zero e ci tengo molto a farla bene!
Poi proprio a casa!
Sì! Infatti sarà stranissimo perché per molti mesi ho fatto la dj lì! Quindi adesso vado da cantautrice, sarà molto bello!