– di Martina Zaralli –
Un insieme di storie che si intrecciano tra di loro e costruiscono un mosaico di ricordi, in cui l’Hip Hop malinconico incontra l’R&B elegante. Questo è Maltempo, il primo di disco di Bipuntato, uscito il 6 marzo per V4V Records/The Orchard e anticipato dai singoli Meteo e Della Notte. Dopo le collaborazioni con alcuni esponenti della scena romana (Carl Brave, Pretty Solero, Ugo Borghetti), Bipuntato, nome d’arte di Beatrice Chiara Funari, ha deciso di raccogliere nel suo primo lavoro incidenti esistenziali e altri disastri emotivi, portandoci con maestria di delicatezza nella sua personale e intima lettura della vita.
Ecco cosa ci ha raccontato sul suo esordio discografico.
Come nasce Maltempo?
Dopo alcuni miei primi singoli, è nata l’idea di creare una storia più definita. Con i singoli o con le collaborazioni, infatti, non riuscivo a delineare bene il pensiero che c’era dietro il mio progetto artistico. La scrittura è durata quasi un anno, con il mio team abbiamo scritto moltissimo prima di scegliere i brani che poi sono confluiti nel disco.
Cosa racconta di te questo disco?
Sono abituata a scrivere di me, di cose che mi succedono, di cose che vedo e che successivamente metabolizzo nella mia testa, cercando quindi un mio punto di vista personale. Il disco racconta di me, della mia quotidianità, di come percepisco il tempo. L’album è molto legato allo scorrere del tempo: non a caso Maltempo, un modo di vivere la vita con malinconia.
Un intero lavoro dedicato quindi a un preciso stato d’animo…
Sì, Maltempo come malinconia, nostalgia. Ma anche come meteoropatia, abbiamo giocato anche su questo significato. Abbiamo scelto come immagine del disco i fazzoletti, che sono quelli tipici delle sedute psicoterapeutiche, proprio per ricondurre il tutto su un piano intimo, emotivo.
Nell’album, i ricordi sono centrali, ne tessono l’architettura: le tracce sono unite tra di loro da una suggestione, da una memoria. C’è un ricordo che possiamo definire il cuore di Maltempo?
Ci sono in realtà una serie di ricordi, che fanno parte di tutto un percorso: da quando ho lasciato Roma per trasferirmi a Pescara, l’esperienza del conservatorio, il dilemma se fare o meno musica. Ma anche le cose non dette. Tutto è parte di un processo: mi piace vedere questo lavoro come se fosse un corridoio con molte stanze. Ecco, il corridoio è sempre lo stesso, e simboleggia lo scorrere della vita, invece ogni stanza racconta qualcosa di diverso dall’altra, una diversità che ho voluto rimarcare anche nell’armonia dei singoli brani.
Dal punto di vista strettamente musicale, invece, quali sono i tuoi riferimenti?
Sono cresciuta a pane e cantautori, e penso che si capisca dalle parole del disco, dal modo in cui scrivo. Dal punto di vista musicale, per quanto riguarda Maltempo, ci sono anche le influenze dei musicisti con cui lavoro: mi piace che ognuno metta un po’ della sua storia nel mio progetto perché mi piace condividere. Ovviamente non manca la matrice Rap, Hip hop e R&B dei primi anni 2000. Ho voluto mettere tutti i miei riferimenti: ho ascoltato tanta musica, l’ho anche studiata, ma ho ancora tanto da dire.
In questo periodo di isolamento, come ti sta aiutando la musica?
La musica è sempre un’ottima compagna. Penso che in questo periodo, il problema non sia tanto stare da soli a casa, ma stare da soli a casa con i propri pensieri: la musica sicuramente è un buon metodo per esorcizzare i propri problemi, per sfogare tutto questo.
Una canzone di Maltempo che consiglieresti per le nostre playlist di quarantena
Previsioni, nonostante l’abbia scritto un anno fa, lo sento sempre attuale, familiare. E poi parla di un futuro prossimo, quando si potrà uscire e trascinarsi fuori anche se piove.