Un disco davvero speciale questo nuovo lavoro uscito per UNDAS Edizioni Musicali che celebra un incontro d’arte e di vita tra la grandissima voce del cantautore sardo Beppe Dettori e l’arpa celtica di Raoul Moretti. Un connubio che in questo disco dal titolo “S’Incantu ‘E Sas Cordas” cercano di mescolare la tradizione della cultura sarda alle sperimentazioni elettroniche e stilistiche restituendoci 9 brani visionari ed estesi, esperienze sospese oltre ogni aspettativa. Un disco che va ascoltato in religioso silenzio e che induce la meditazione e che, personalmente, mi conduce in un non-spazio di riflessioni libere da cliché e pregiudizi. Nella forza della tradizione si rivela un’opera di grande sperimentazione.
A Beppe Dettori associo sempre una splendida visione del grande pop d’autore italiano. In questa veste, inedita per me, sono sincero, ho trovo un altro artista, capace di veicolare emozioni come immagini e suoni come sensazioni. Questa “spiritualità” da una parte, la leggerezza dentro un disco come “@90”… da una parte un territorio minato per gli ascolti popolari, dall’altro il main stream e i circuiti radiofonici. Quale delle due è una condizione ideale per te?
Grazie per le belle parole, innanzitutto. Ho questa follia dentro di me, una sorta di amore sfrenato per la musica, sia il “mainstream artigiano”, che la pura libertà di creare senza troppe convenzioni sovrastrutture, nella quale cerco di fare “Arte Alternativa”. Mi piacciono entrambi i mondi, anche se prediligo quello dove ho più libertà espressiva e creativa.
Come incontro l’arpa di Raoul Moretti?
Circa 7/8 anni fa, facevamo parte di un progetto musicale per valorizzare i siti archeologici sardi, come Nuraghes, tombe di giganti, menhir e creare così delle location alternative di spettacolo e cultura. Poi i fondi per la cultura hanno accelerato la disgregazione del progetto e siam rimasti io e il buon Raoul, continuando a fare concerti. Questa attività ci ha convinti a fermare le nostre idee in un progetto discografico grazie a UNDAS, TEATRO ACTORES ALIDOS, l’associazione culturale sa perbeke e ultimamente la fondazione MARIA CARTA.
Molto del suono e della composizione nasce come conseguenza di questo incontro o avevi in mente tutto dall’inizio in qualche modo? In altre parole: sono nati prima i brani o prima l’incontro artistico?
Nasce tutto da un esigenza umana e spirituale e da un benessere emozionale che scaturisce prima in noi e che poi viene trasferito al pubblico. I brani vengono fuori come i fiori per parafrasare Vasco. E’ magia e Studio profondo, Amore globale per le tradizioni e per tutto quello che è creazione non mediata. Quindi non mirata alla ricerca della melodia accattivante da top ten, ma a soluzione armoniche e melodiche mirate all’emozione profonda e non ad un riff melodicamente corretto e orecchiabile un po’ fine a se stesso.
I suoni di ciascuno sono stati scelti e voluti indipendentemente oppure su tutto c’è stato un mutuo rapportarsi?
Entrambe le soluzioni vengono continuamente a confronto del nostro gusto estetico creativo e preparato. Dall’incontro dei nostri percorsi sonori in un continuo dialogo negli anni è nata l’alchimia del nostro sound, che è un aspetto a cui teniamo molto. Il suono del duo con le sue sfumature multiple è la nostra cifra stilistica insieme alla contaminazione.
Avete preso qualcosa anche dalle tradizioni mistiche e religiose?
Si diciamo che non ci siamo fatti mancar niente… abbiamo attinto da mantra della tradizione orientale ed estremo orientale, dal mondo cristiano, islamico ed ebraico allo stesso tempo, per scoprire che ogni filosofia porta ad un unico sentiero che è AMORE, SPERANZA e DETERMINAZIONE.
A chiudere: un simile progetto quanto ha segnato il tuo percorso come artista e cantante? Nei prossimi lavori pensi che ritroverai tracce di questa esperienza?
Ha inciso e tatuato nella mia memoria molte sensazioni sane e positive che è, e sarà un esperienza che mi accompagnerà finché avrò energia per poterla perpetuare.