– di Angelo Andrea Vegliante –
Dalle dichiarazioni di Assomusica alla situazione pandemica, dal Festival di Sanremo 2021 alle comunicazioni con il Governo Draghi, e non solo. Il 5 marzo 2021 abbiamo intervistato Fabio Pazzini, membro del direttivo di Bauli In Piazza per affrontare queste e altre tematiche – i quali aggiornamenti successivi non sono stati tenuti in considerazione.
Ormai è passato un anno dall’inizio della pandemia. Quali sono le ferite più profonde che stanno segnando il settore?
Le ferite sono tantissime, le più gravi sono per i lavoratori che non hanno reddito o sostegno, e dunque hanno difficoltà ad avere delle prospettive. Dopo un anno di inattività c’è un danno economico enorme dato un aiuto sporadico e insufficiente da parte del governo. È chiaro che le persone cominciano a soffrire. Vedo colleghi e amici che mettono in vendita gli attrezzi del mestiere per racimolare qualcosa, e anche questo è bruttissimo. Inizialmente rispetto alla pandemia c’era scoramento, ma si ma si credeva di vedere la luce in fondo al tunnel e. Molti dicevano – secondo me ottimisticamente – che a giugno/luglio saremo ripartiti, mentre io credevo che tra ottobre/novembre ci sarebbe stata una parziale riapertura delle attività. Invece la reale prospettiva è primavera 2022, forse. Vuol dire che le persone soffriranno ancora tantissimo. C’è chi riesce a fatica a rilanciarsi in altri settori e chi cerca lavoretti momentanei, tuttavia la situazione non è semplice dato che sicuramente anche gli altri settori non sono in espansione. Il problema economico di portare a casa il pane quotidiano è importante, ed è anche un problema psicologico, perché non vediamo la fine.
All’interno di questo settore ci sono lavoratori a Partita Iva, e sappiamo cosa significa vivere in Italia da lavoratori autonomi.
Il problema vero del settore è proprio questo, ma anche chi ha un contratto a tempo determinato di un mese in un’agenzia, per 2 mesi in un teatro e per 3 mesi da un promoter musicale. Siamo una categoria senza tutele, la nostra previdenza è parcellizzata, non abbiamo assistenza come la maternità e ci manca anche un sostegno nei periodi di inattività. Tutto ciò perché nei decenni non abbiamo fatto nulla per farci sentire. La manifestazione del 10 ottobre 2020 è servita a portare avanti un’unica voce nei confronti del governo e delle istituzioni. Da lì però dobbiamo aprire un percorso lungo e difficile di unione e riconoscibilità del settore. Dobbiamo arrivare a costruire qualcosa che unifichi legislativamente tutti i lavoratori del settore, con i 570mila lavoratori e decine di migliaia di aziende.
Con il nuovo DPCM si prospetta la possibilità di una riapertura di teatri, cinema e sale da concerto in zona gialla. I Bauli in Piazza sono soddisfatti di questa apertura oppure si poteva fare di più? Avete avuto colloqui con il Governo Draghi per parlare delle vostre necessità?
Non la chiamerei apertura, la definirei una presa in giro. Il ministro Franceschini ha voluto dare un segnale politico o, meglio, un contentino politico al nostro settore. Non so i cinema, ma sicuramente i teatri privati che vivono d’incassi non possono permettersi di riaprire. Riapriranno i teatri pubblici, che ricevono sussidi pubblici, e che quindi possono permettersi di aprire anche se tra il pubblico avranno dieci persone. Ed è una ripartenza che non permette di programmare: cosa puoi organizzare di quindici giorni in quindici giorni? Anche il teatro di quartiere ha bisogno di fare delle prove, ma così viviamo alla giornata. È più dignitoso tenere chiuso.
Avete avuto contatti con Franceschini?
Dopo la manifestazione del 10 ottobre, Franceschini si è convinto ad aprire i tavoli ministeriali a cui siamo stati invitati, insieme a decine di associazioni di lavoratori e imprenditori. Siamo stati a due tavoli, uno sullo spettacolo e l’altro sull’audiovisivo, che finora si sono rivelati inutili.Alla seconda convocazione, a dicembre 2020, tutte le associazioni hanno presentato dei documenti sulla ripartenza e sulla riforma del settore, ma a oggi non abbiamo ricevuto risposta. La settimana scorsa, prima che il ministro venisse ricevuto dal Cts, siamo stati convocati a un tavolo di lunedì (1° marzo 2021, ndr) per presentare delle proposte di ripartenza in forma bullet point. Però al contempo i funzionari non ci hanno presentato la bozza che avevano detto di aver preparato: è un tavolo inesistente. Le parole di Draghi sul nostro settore sono state importanti, spero che abbiano un seguito, ma a oggi ancora niente. Non abbiamo ancora avuto a che fare con il ministro del turismo Garavaglia, però non mi sembra che i rappresentanti di altre associazioni siano soddisfatte. Tra Franceschini e Garavaglia non vediamo discontinuità rispetto al nulla di prima. Vero che il governo è appena insediato, ma l’emergenza dura da più di un anno.