Evitare di ritrovarsi incastrati nei versi di Barberini è difficile. E lo è ancora di più fare finta di non assomigliare ai personaggi distratti, con la sigaretta in bocca e altro per la testa, che animano queste ballate malinconiche.
Che cosa abbiamo imparato in questi trent’anni nessuno lo sa, ma Barberini la domanda la pone lo stesso, raccontando
un universo sentimentale in cui è difficile non rimanere invischiati.
Al centro del disco ci sono istantanee sbiadite, video sgranati di vacanze al mare e feticci individuali di felicità. C’è il locus amoenus della nostalgia, ma c’è anche un timido affacciarsi al futuro. Con timore reverenziale, ma anche con la voglia di non arrendersi. Barberini parla per immagini, alcune di maniera e altre autentiche, immergendole in atmosfere rarefatte e in un mood sognante, volutamente lo-fi. La produzione è di Filippo Dr. Panìco e il disco è uscito per Frivola Records. Ma di frivolo, qui dentro, non c’è niente. E se a fine ascolto il vostro cuore è ancora tutto intero, siete fortunati. O siete semplicemente aridi e insensibili.