Se giovedì 14 novembre 2013 foste passati per sbaglio, ignari, per Casilina Vecchia nei pressi del Circolo degli Artisti avreste visto un palco pieno di catene, seghe circolari, bidoni, segnali stradali, tubi di ferro. No, non era il set di The Walking dead o qualche altra serie post apocalittica, ma il lancio del DVD dei Bamboo, “What’s in the cube?”. Ebbene sì, DVD e non CD.
Già l’apertura della serata ci cala nell’atmosfera giusta, con Luca “Hang” Bertelli che con il suo hang, una percussione metallica intonata capace di fondere ritmo e melodia, crea questa atmosfera eterea e riflessiva, che non lascia posto alle parole.
E le parole mancano anche quando parte il DVD dei Bamboo, con il tutorial su come rendere il packaging del DVD un vero e proprio cubo. Una sorpresa dietro l’altra. Salgono sul palco i nostri e il pavimento comincia a tremare, tra le ovazioni di un Circolo pieno che si esalta e loro sul palco che sbattono e percuotono la qualunque. Il collettivo dei Bamboo, composto da Claudio Gatta, Davide Sollazzi, Luca Lobefaro, Valentina Pratesi e Massimo Colagiovanni è una vera macchina ritmica, precisa, compatta e micidiale. Passa dalle sonorità metalliche di phon e spazzolini elettrici al quasi silenzio di mani strofinate, creando paesaggi sonori profondamente diversi. Tanto che gli strumenti tradizionali in confronto sembrano limitati e vecchi, specie quando con qualche tubo riescono a trasmettere le ritmiche e dinamiche del “Reggae”, o quando in video mandano “Stairs”, performance dove i Bamboo suonano una scala antincendio. Il pubblico è attento e affezionato, a dimostrazione di come il talento e l’originalità vengano riconosciuti e premiati anche oggi, in un’ epoca di autotune e video osé. E quando Claudio Gatta abbraccia la sua chitarrina giocattolo, scatta realmente l’ovazione: è il momento di “Supertechno” richiesta a gran voce anche dal pubblico. Tra un righello a fare i bassi, la chitarra giocattolo a fare i loop e il resto della band a creare il groove c’è il pubblico che balla e si diverte. Perché la musica è prima di tutto questo.
Finito il concerto, abbiamo incontrato Luca Lobefaro e Claudio Gatta, per fargli qualche domanda.
Innanzitutto complimenti per la serata: una cosa veramente unica. La prima domanda è la più scontata: cosa c’è nel cubo? Musica da scoprire, inventare, ritrovare?
Claudio Gatta: Dipende dai punti di vista. Dentro il cubo c’è la nostra musica. Ma dipende dall’ascoltatore cosa trovarci, non a caso la confezione può trasformarsi concretamente in un cubo.
Luca Lobefaro: Dentro il cubo ci sono tante cianfrusaglie suonate in un modo estremamente pop e commerciale.
Il dvd aggiunge sicuramente il valore della performance. È una musica che predilige una esecuzione al vivo?
LL: A mio avviso quasi tutta la musica è preferibile dal vivo, il livello visivo poi è indispensabile. Il suono della chitarrina giocattolo di Claudio sentito ha un effetto, ma potrebbe essere un qualsiasi campionatore. Vedendolo si capisce cos’è. E così lo spazzolino elettrico e tutte gli altri oggetti.
Come si arriva a scrivere questi brani? Partite da un suono, da un oggetto o da una sonorità?
CG: Di solito i brani nascono dagli oggetti di cui esploriamo le sonorità. “Supertechno” è nato con la chitarrina giocattolo, con i versi di questi animaletti… il techno è arrivato mettendo un microfono sopra un piano dov’era poggiata questa riga. Il microfono captava le vibrazioni della riga che vibrava ed uscivano questi bassi potenti. Abbiamo unito questi due elementi ed abbiamo fatto un pezzo techno!
LL: Soprattutto in fase iniziale è andata così. Senza esser troppo esoterico erano un po’ gli oggetti che decidevano la piega della canzone. Ora stiamo cambiando approccio, c’è capitato di puntare verso un genere o una sonorità particolare.
CG: In quel caso, se vogliamo fare un pezzo in un certo modo, dobbiamo pensare a degli oggetti che riproducano quei suoni e quelle atmosfere.
Ho notato come cerchiate di riprodurre dei suoni realistici e a dei generi particolari, “Reggae” ad esempio o la già citata “Supertechno”. Non serve il computer per fare techno né la chitarra in levare per fare reggae, quindi?
LL: È una cosa fondamentale, ogni suono sembra musica elettronica ma è in realtà analogica, non digitale. Cerchiamo di riprodurre strumenti elettronici con oggetti reali. È la nostra caratteristica!
Alcuni brani però non sono riproducibili dal vivo, ad esempio “Stairs”.
CG: Purtroppo certi strumenti non possiamo portarli dal vivo!
LL: Sempre più inseriremo brani non eseguiti dal vivo, ma sotto forma di video, delle vere e proprie performance. E come una scala antincendio può diventare un brano, così un autobus, un semaforo… Casa tua!
Quando volete! Se qualsiasi oggetto può diventare uno strumento,quindi, tutto può diventare musica? (un po’ marzulliana come domanda!)
CG: E allora datti anche una risposta! (ride)
LL: È chiaro che tutto è musica, dal presupposto che tutto vibra e produce suono. Tutto suona, ma non è detto che ogni suono sia musica, servono dei suoni organizzati.
CG: Tutto è musica ma non tutti possono fare musica. È democratica ma anche meritocratica.
Quello che poi differenzia il rumore dal suono. Non a caso, la vostra musica può sembrare basata sul momento e sull’improvvisazione, ma in realtà c’è un lavoro dietro impressionante. Quanto ci vuole tecnicamente per organizzare il lavoro tra voi?
CG: Tante volte ci è stato chiesto “Ma è improvvisato? Suonate i bidoni!” spesso con un’accezione negativa. Invece è l’opposto, l’approccio è da musicisti. Prima di esser bidonari siamo musicisti, costruiamo sempre il pezzo in una certa maniera. Di base è pop perché è popolare e fruibile, commerciale perché fa ballare. Ma ogni brano ha una struttura: strofa, ritornello…
LL: Ci hanno detto anche: “Avete pensato di suonare uno strumento, magari sareste bravi”! Quando ognuno di noi suona da anni. È tutto scritto, non improvvisiamo mai. Non è né un bene né un male.
Trovo che voi, pur senza il facile gancio vocale, riusciate a mettere in luce quanto la dimensione ritmica possa variare all’interno dei brani, creando sonorità diverse.
CG: In noi c’è in più lo stupore per l’oggetto. Se fossimo un gruppo strumentale con basso, chitarra e batteria io per primo m’annoierei.
LL: Senza farlo apposta è stata una “furbata”, è chiaro che la stessa cosa fatta col riffetto di chitarra non sarà mai affascinante come la fantastica chitarra di claudio o il basso a righello!
È una musica che spesso si basa sul silenzio. La personalità timbrica dello strofinio delle mani non sarebbe percepibile in un contesto di rumore. Quanto pensate sia importante il silenzio nella vostra musica?
LL: Fondamentale. Il mio obiettivo, quando sarò grande, è di andare nei piccoli teatri, a cento posti a sedere. Abbiamo pezzi molto rumorosi dove non serve il silenzio, ma ci sono momenti in cui è essenziale.
Molta gente durante il concerto richiedeva il silenzio, provando a zittire il pubblico, diventando quasi come strumenti aggiuntivi: da una parte il rumore di sottofondo e dall’altra chi cercava di portare il silenzio. Quale è il limite alla creatività?
LL: Lo ammetto, abbiamo una frustrazione. Spesso veniamo scambiati per un gruppo amatoriale, sia per strada, suonando da buskers, sia nei locali: dobbiamo specificare che ci serve un palco, cavi, microfoni… Non possiamo suonare unplugged. Suoniamo oggetti che devono essere necessariamente amplificate. La creatività non ha limiti però non vuol dire che tutto va bene, non basta l’entusiasmo.
L’idea del dvd penso che sia comunque unica, il dvd come oggetto! Un gran bel risultato, davvero…
CG, LL (all’unisono): Quello è sicuro!
Ci dite i vostri contatti, dove trovare il materiale e le date future?
CG: Il nostro sito ufficiale è www.officialbamboo.com. Ci trovate su Facebook, Youtube e ogni social cercando “official bamboo”. Stiamo fissando le date per il tour, una decina di date tra dicembre, gennaio e febbraio. Seguiteci per ogni news a riguardo!
Ringraziamo Luca e Claudio, salutiamo gli altri membri della band, augurandogli il meglio per il dvd e per la loro carriera musicale. E quando, tornato a casa, poso la testa sul letto, ancora mi frulla tra i pensieri la chitarrina giocattolo di “Supertechno”. Se non è pop questo…
Riccardo De Stefano
Ringraziamo Simone Giuliani per averci messo a disposizione le foto della serata. Potete trovare tutte le foto della serata e gli altri album del fotografo CLICCANDO QUI.