– di Michela Moramarco –
BALTIMORA è il vincitore di X Factor 2021, che ha dimostrato nel suo percorso nel contesto del talent di avere delle ottime doti canore ma anche di avere le idee chiare sul suo stile musicale. BALTIMORA, nome d’arte di Edoardo Spinsante, è anche autore e producer, classe 2001. Il suo talento è indiscusso. Si tratta di un artista che vuole farsi notare ma con un forte impatto delicato. Il nuovo singolo di BALTIMORA si intitola “Colore” ed è un brano emozionale ma non scontato, che anticipa l’EP d’esordio dell’artista. Ne abbiamo parlato con BALTIMORA.
Il tuo brano “Colore” è una ballad dirompente. Mi racconteresti come è andato il processo di scrittura e quanto tempo ha impiegato?
Questo è un brano che mi porto da un po’ di tempo, l’ho iniziato a scrivere circa tre anni fa, poi non so quando sia stato finito di preciso, ma sicuramente non negli ultimissimi tempi. Me lo son portato dietro con l’idea che fosse il ritornello migliore che io avessi scritto. Quindi sempre pensato che dovesse essere un brano che andasse reso bene. Ho sempre pensato allora che meritasse uno spazio importante, dato il legame affettivo. Adesso invece sono arrivato alla conclusione che non è la mia canzone migliore. Quindi posso pubblicarla. (ride, ndr). Non mi sentirei a mio agio a pubblicare qualcosa che so che può essere il mio massimo.
Ti lasci lo spazio per migliorare, come è giusto che sia. Adesso vorrei parlare della narrazione del disagio, molto diffusa nella nostra generazione, anche dati i tempi che stiamo vivendo. Noto che la tua narrazione non è mai ostentata, anzi, è molto ferma. Tu come ti poni a riguardo?
Il mio obiettivo quando scrivo un testo è quello di evocare qualcosa, di dare un’immagine che possa comparire dentro la testa di chi ascolta. Se io dicessi qualcosa in un testo come se la stessi raccontando ad un mio amico, non sarebbe la stessa cosa che raccontarla in maniera più suggestiva. Cerco di fare in modo che le persone che ascoltano possano dare quel tocco in più all’interpretazione generale del brano.
Il tuo immaginario sonoro e testuale è andato evolvendo nel tempo, come si è creato? Quali sono i tuoi ascolti di riferimento? So che sei anche un produttore, puoi fare collegamenti anche a questo.
I miei riferimenti in realtà cambiano molto spesso. Non saprei dirti quali fossero al tempo della scrittura di “Colore”, ma nella mia Top 3 di artisti che ascolto ci sono Kanye West, Damon Albarn e forse Ed Sheeran ma quando ero più piccolo. In realtà ci sono vari mondi. A livello di suono cerco di creare qualcosa che sia apprezzabile da tutti, ma non scontato. Cerco di fare pop senza fare pop, di distinguermi in qualche modo, ma senza forzare la mano con qualcosa di troppo difficile per un orecchio che non è del settore.
Vorrei parlare della tua recente esperienza televisiva a X Factor, che ti ha portato, se posso, dalla cameretta al grande pubblico. È così? Come è andata?
Io mi sono sentito estremamente vivo in questo percorso, è stato stimolante, un’occasione di crescita personale e artistica gigantesca. È stato come aver fatto una masterclass in pochi mesi. Un’esperienza nel complesso molto positiva, con i suoi alti e bassi, perché la complessità di tutto ciò che succede in quel contesto è innegabile. È stato tutto assurdo e inaspettato. Sono contento.
Quali erano le tue aspettative verso questa esperienza?
Le mie aspettative verso X Factor erano: “Ok, vado a fare le audizioni per mettermi alla prova”. Prima di allora non ci avevo mai messo la faccia. Sono sempre stato nelle retrovie, a scrivere i miei brani e a lavorare per altri. L’aspettativa, quindi, era pari a zero. Ogni cosa che succedeva, per me, era in più e questo mi ha permesso di godermela al massimo come esperienza.
Se ti dovessi rivolgere a dei giovani che vogliono affacciarsi al mondo dei talent, credi che ci siano dei requisiti per accedervi?
Innanzitutto, l’essere molto sicuri di ciò che ci piace e di ciò che si vuole fare. Quando sono andato lì avevo già il mio suono, il mio modo di scrivere, di cantare. Per andare in certe realtà bisogna essere già impostati dal punto di vista artistico. Altrimenti si rischia di perdersi. Il consiglio banale che posso dare è che aspettare un anno in più non cambia nulla e ti fa semplicemente arrivare più sicuro di quello che fai. Aspettare non fa male.
Qual è il momento di questa esperienza che adesso è più vivido nella tua mente e che credi che sarà più determinante per un percorso futuro?
Credo che il momento più forte sia stato quello della finale. Cantare davanti a seimila persone, che conoscono il tuo ritornello, è un momento che ti cambia la vita, anche a livello personale e non solo lavorativo. Ho capito che lavorando sodo si possono fare delle belle cose. Ho scoperto che mi piace esibirmi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Colore” è il mio nuovo singolo, che anticipa il mio EP. Ma di questo non posso dirti ancora nulla. (ride, ndr). Poi sicuramente riprenderò a collaborare con altri artisti per esprimere mondi musicali che magari non appartengono al progetto BALTIMORA.
Bellissima intervista a Baltimora…lui è un grande ma oltre che è inegabile la sua arte mi piace tanto la sua semplicità come persona…. felicissima per lui, si merita il meglio ..
Grazie..
Elena