L’artista milanese Francesco Sacco pubblica un nuovo EP per accompagnare e completare il suo lavoro precedente “A – Solitudine, Edonismo, Consumo”. Le due facce completano una medaglia che premia l’originalità e l’eclettismo della sua composizione.
– di Lucia Tamburello –
In un momento storico in cui si tende ad utilizzare la componente generazionale come parametro principale per esprimere un giudizio di qualunque genere, l’ideale sarebbe tralasciare i dati anagrafici di un artista, ma non è il caso di questa recensione perché Francesco Sacco sfata l’immagine comune del tipico musicista neo-trentenne disinteressato al mondo esterno, schiavo dell’industria musicale che compone i suoi brani interamente da dietro uno schermo. Dà una svolta all’intero scenario musicale italiano unendo atmosfere e suoni appartenenti a mondi completamente diversi. Un pacificatore di scene che mette da parte realmente la ricerca di una collocazione del suo stile per concentrarsi su un’identità unica e degna di essere definita tale.
Un confronto con la prima parte è quasi d’obbligo. La matrice cantautorale e a tratti rock della penna del fondatore del collettivo Cult of Magic si era fatta parecchio notare in “A – Solitudine, Edonismo, Consumo”. Già a partire da questo lavoro, l’elettronica è abbastanza centrale, ma non prevarica del tutto sul testo. Nel primo e nel quinto brano, “Ogni uomo e ogni donna è una stella” e “Je suis resté seul”, si fonde magistralmente con delle parti di chitarra distorte.
La seconda traccia, “Kabul”, è quella che maggiormente si avvicina a “B – Vita, Morte, Miracoli”. Come anticipato, in questo primo EP le parole sono le maggiori protagoniste: teologia, racconti di guerra, critiche alla società di massa presentano il manifesto dell’artista in maniera chiara preparando, per certi versi, alla seconda parte che utilizza un linguaggio e dei suoni molto diversi.
Il nuovo “B – Vita, Morte, Miracoli” rivendica tutta la parte elettronica “sacrificata” nel lavoro precedente e si addentra fino a perdersi nel mondo dell’industrial. Parte potente con l’esoterismo della contemporaneità: “Magia Nera”, sarcastica e irriverente, dà il primo assaggio dell’ermetismo che attraverserà il resto dei brani.
“Gesù – Nel nome del capitale” segue la stessa linea accentuando ancor di più l’aspetto synth pop dell’EP e, tra religione e post-capitalismo, ricorda nei temi molti degli interrogativi lanciati nei pezzi precedenti. La terza traccia, “Una stella in meno”, racchiude un numero incredibile di elementi che uniti insieme costituiscono un unicum in Italia. In un primo momento sembra un brano post punk, poi la strofa richiama il pop più banale e nel ritornello interviene un trionfo di synth. Con “Morte che cammina”, che vede la collaborazione de Le Corse Più Pazze Del Mondo, arriva un vero e proprio pezzo dance, assolutamente ballabile e orecchiabile, ma denso di riflessioni profonde sulla società attuale. Tra tutto questo, non manca di certo lo spazio per un pezzo strumentale anticipato nel testo del brano che lo anticipa: “Techno berlinese”, come dice il titolo stesso, è a tutti gli effetti un pezzo industrial degno delle maggiori discoteche europee che regala l’ultimo momento strettamente legato all’EDM dell’EP. La traccia finale, “Morte libera tutti”, infatti, pur mantenendosi sullo stesso genere, asseconda lo stile dell’ospite Tito Sherpa.
Nonostante vengano uniti tutti questi elementi, “B – Vita, Morte, Miracoli” non è un calderone di suoni slegati tra loro. È un lavoro studiato e curato nei minimi dettagli.
«Chissà se la mia rabbia ispirerà una rivoluzione/ Chissà se gli amanti del futuro useranno l’amore che ti ho lascito qua»: le speranze per il futuro raccolte dall’artista in “Je suis resté seul” non hanno certezza, ma per il presente la discografia di Francesco Sacco appare sicuramente degna di nota. L’intento rivoluzionario, sia ideologico che sonoro, e l’attenzione che attraversa il suo ultimo sforzo appaiono ben evidenti a chi lo ascolta.