– di Riccardo Magni –
Marracash, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, nativo di Nicosia, in provincia di Enna (Sicilia) e trasferitosi a Milano con la famiglia da bambino, oltre ad aver toccato i 15 anni di carriera, di anni ne ha da pochissimo compiuti 40.
Potrebbe non essere significativo, ma viste le tematiche e la maniera in cui ne parla soprattutto, in quello che è il suo sesto album in studio, sembrerebbe che l’importante traguardo anagrafico raggiunto abbia portato, insieme alla consueta schiettezza, una accresciuta, ancor più matura ed amara consapevolezza, di se soprattutto, degli altri o almeno dei legami e delle relazioni che con gli altri regolano i rapporti, del mondo intorno.
L’album non a caso si chiama Persona e ognuna delle 15 tracce è dedicata ad una parte di cui questa (sua) persona si compone: lo scheletro, il cervello, i polmoni, la pelle, i muscoli, il ca**o… ma anche l’ego, l’anima, lo stomaco (inteso più come misuratore di emotività che come organo digestivo) nel pezzo che porta il titolo Greta Thunberg…
Si direbbe che l’intento del rapper in questo disco sia di riconnettere la sua di persona, Fabio, con il personaggio Marracash, attraverso un’analisi sincera e spietata che attraversa se stesso e si estende verso quello che lo (e ci) circonda ed in cui è immerso. Un sentirsi, si direbbe in psicoanalisi, e chi ha un minimo di dimestichezza con quell’ambito di sicuro ne riconoscerà nel disco diversi richiami, espliciti o impliciti, voluti o no che siano.
E il tutto, concept, direzione, modalità, tematiche, è messo in chiaro senza fronzoli dalla prima traccia,
Body Parts – I denti, che in 2 minuti e 37 dice tutto quello che sarà il disco ed anche di più:
Devo stendere il cellophane prima
è il verso con cui si apre il disco, citazione della serie TV “Dexter” chiaramente, che presuppone qualcosa di molto esplicito per quanto metaforico: faccio a pezzi la Persona e scorrerà il sangue, meglio prepararsi.
Poi inquadra la zona da cui tutto parte, il quartiere Barona a Milano dove è cresciuto, che non gode suo malgrado di una buona fama.
Civil War dei rapper, Thaurus e Machete
Io sono la Svizzera, che è ricca e dove si sta bene
Lo scontro tra le crew Thaurus e Machete, da cui si tira fuori e che osserva con superiore disappunto, dichiarandosi neutrale (avendo partecipato tra l’altro ad entrambi i progetti).
Nella seconda strofa anticipa tutte le parti della Persona a cui sono dedicati i pezzi, rivelandone in parte le tematiche:
I nervi tesi e lesi da una stronza, altro che Me Too – “Crudelia – i nervi” è il pezzo in cui racconta una relazione di coppia finita (malissimo) ma non senza strascichi psicologici pesanti, in cui la vittima non è la donna ma l’uomo (“altro che Me Too”)
E si lancia anche in qualche previsione:
I polmoni in radio, frate’, on air – “Bravi a cadere – i polmoni” è probabilmente il pezzo più radiofonico del disco, quello che potrebbe essere passato dai network.
Perdona il mio ego al top di Spotify – “Supreme – l’ego“, il pezzo in featuring con Sfera Ebbasta e tha Supreme, come da previsione in fase di scrittura, è volato in cima alle classifiche di Spotify.
E poi c’è l’outro, devastante, in cui una voce robotica femminile citando il film di Ingmar Bergman del 1966 dal titolo, guarda caso, Persona, reinterpreta il discorso della dottoressa che aveva in cura la protagonista:
Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento.
Tu vuoi essere, non sembrare di essere.
Ma c’è un abisso tra ciò che sei per gli altri e ciò che sei per te stesso,
e questo ti provoca un senso di vertigine per la paura di essere scoperto, messo a nudo, smascherato,
poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso, smorfia e ogni gesto, falsità.
Il valore del rapper Marracash non è mai stato in discussione, ma questo è un disco che può conquistare anche molti di quelli che, riuscendo ad andare oltre stereotipi e pregiudizi, suoi fan non sono mai realmente stati: intenso, profondo, poliedrico e musicalmente interessante, capace con parole e suoni di pungere in punta di spillo, e pochi secondi dopo trasformarsi in un devastante colpo di cannone. E come nelle migliori consuetudini attuali è ricchissimo di featuring: Guè Pequeno, Coez (sulla base di “Quelli che benpensano“, la hit capolavoro di Frankie Hi-NRG del 1997, che qui 22 anni dopo diventa “Quelli che non pensano“), Massimo Pericolo, Mahmood, Sfera Ebbasta, tha Supreme, Luche, Madame e Cosmo. Artisti già conosciuti ed ascoltati in tutte le salse, che affiancati a Marracash però sembrano in alcuni casi assumere un’aria diversa, nuova, che si fa riscoprire interessante più di quanto non lo sia stata fin’ora a volte.
Non resta che fare un respiro profondo, e ascoltarlo.