Quello che abbiamo di fronte è un corto metraggio… ma anche un disco… ma anche quella sensazione di essere tornati indietro negli anni ’70… ma anche dentro i ’90, di quando si raccontavano i ’70. Insomma l’atmosfera è quella poliziesca di provincia, il cult italiano come si deve, condito da allegorie a tratti psichedeliche. Ci immergiamo nel progetto ASADO FILM, collettivo ligure di musicisti e filmaker composto dal regista e musicista Francesco Traverso, da Olmo Martellacci (bassista/tastierista degli Ex-Otago), dal cantautore Matteo Fiorino e dal dubmaster U’Elettronicu, al secolo Gabriele Repetto. Parliamo di “RUDE BOYS”, un disco che fa da colonna sonora a tutto questo mondo… o sarà forse tutto questo mondo a dare immagini al primo disco degli ASADO FILM? In rete i primi due episodi…
Sulle prime ci saremmo attesi una qualità maggiore del film viste le maestranze in gioco. O forse tanti dettagli sporchi e rudimentali sono una sorta di provocazione o citazionismo ad un certo cinema? E qui io gioco di ignoranza di cui mi scuso anzitempo…
Il concetto di qualità è un concetto relativo. Ci sono video di una qualità eccellente ma magari senza idee. La patinatura, o un certo tipo di immagine rassicurante, diffusissima ai giorni nostri, è un aspetto a cui noi non miravamo in “RUDE BOYS”, che, oltre ad essere un film musicato dal vivo e dai noi recitato, show unico fino a prova contraria, è omaggio al muto, ai poliziotteschi e ad un certo cinema americano alla Russ Meyer, e a quel cinema che si pratica anche ai nostri tempi, vedi il Dogma 95 e in Italia Cipri’ e Maresco o Antonio Rezza. Non proprio al cinema mainstream. Pensate poi a tutti gli errori nei film di Stanley Kubrick e sarete più clementi con noi.
La provincia: qui torna imperante un certo scenario di provincia, di periferia, di borgata industriale. Perché siamo immersi in questo scenario? Cosa significa per voi e per la musica del collettivo?
La provincia è il luogo dove siamo cresciuti e dove ci siamo trovati maggiormente a nostro agio per le riprese. Lo scenario lo fa la storia, a noi piaceva raccontare RUDE BOYS lì. Penso che siamo gli unici ad aver girato a Sestri Levante senza aver ripreso la Baia del Silenzio.
E proprio parlando di suono, in realtà, siamo anche figli del futuro dentro scelte estetiche di suono assai più pulite e moderne di quelle di un tempo o sbaglio?
Per quanto riguarda le canzoni ci siamo ovviamente ispirati ad un certo tipo di sonorità da colonna sonora ma abbiamo ovviamente filtrato tutto con il nostro background musicale. La tecnologia poi oggi aiuta molto ma nel live la corda si sente. Su tutto però mi va di precisare che la nostra non è un’operazione manierista, come potrebbe sembrare ad un ascolto superficiale, ma un percorso fatto di più generi e molto più variegato.
Un cortometraggio che possiamo trovare in rete: la chiave di lettura che vive dietro tutto il racconto? Noi ci leggiamo anche un retrogusto sociale…
In verità noi non abbiamo nessun messaggio da veicolare. “RUDE BOYS” vuole essere 40 minuti di extravaganza e niente di più…