Abbiamo conosciuto l’emergente Arianna Poli col suo EP d’esordio, Ruggine, pubblicato circa un anno mezzo e fa. Lo scorso 20 marzo, invece, è uscito il secondo capitolo del suo percorso discografico: il titolo è Grovigli e si tratta di un mini-EP prevalentemente acustico, di sole tre tracce, nell’attesa che esca un nuovo album su cui la cantautrice ferrarese è attualmente al lavoro.
Ognuno dei brani di Grovigli ha una provenienza diversa: Finché esisto è una rielaborazione in chiave acustica di una delle tracce più riuscite dell’EP precedente, Ryanair è una vecchia canzone, mai pubblicata (anche se reperibile in versione live su Facebook), e Quando tornerai dall’estero una cover, che completa e chiude l’EP, di uno dei brani più rappresentativi della poetica de Le luci della centrale elettrica. Con quest’ultimo, concittadino di Arianna Poli, si può notare un’affinità dal punto di vista lirico, dato da flussi di pensiero ricorrenti, corredati di metafore e immagini poetiche.
Grovigli si pone in perfetta continuità con Ruggine, ne riprende l’estetica (non a caso la copertina è la stessa, ma privata della colorazione originale) e ne arricchisce il contenuto; la musica, ridotta all’osso con un minimalismo sonoro costituito dal suono limpido della chitarra acustica, accompagna una voce a cui solo a tratti viene aggiunto un riverbero più o meno leggero, niente di più.
Personalmente credo che il filo d’Arianna (chiedo scusa) per capire questa piccola perla di cantautorato acustico stia nel vedere il ponte che Arianna Poli ha creato tra Ruggine – che è come raffinato e impreziosito da Grovigli – e i futuri progetti della cantautrice, che ha dimostrato una notevole capacità di rinnovamento (e di cavarsela egregiamente anche senza tappeti sonori più di tanto strutturati e variegati).