– di Roberta Matticola –
È passato un anno.
È passato esattamente un anno da quando Colapesce e Dimartino hanno pubblicato Lux Eterna Beach, il loro secondo album insieme anticipato da uno dei singoli più maestosi che il 2023 potesse regalarci: La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo. Ed è passato anche un anno dalla dichiarazione rilasciata a Rolling Stone che il duo si sarebbe preso una pausa.
È passato un anno ma siamo ancora qui a parlarne.
«Meno male» cit.
… Ed io mi ero ripromessa che non avrei scritto un altro articolo su di loro ed invece, dopo un anno, sono ancora qui!
Si, perché venerdì 6 dicembre è uscito Archi, ottoni e preoccupazioni. Colapesce Dimartino dal vivo con l’orchestra il loro terzo album che, nello stesso tempo, è anche un primo perché dal vivo. Un esperimento nuovo per il duo che pubblica un album che racchiude il concerto – sono stati esclusi solo alcuni brani della scaletta – che il duo siciliano ha tenuto a Lugo per il Ravenna Festival il 28 giugno con l’Orchestra La Corelli diretta dal Maestro Davide Rossi che ha riarrangiato i brani del duo per l’occasione. Insomma, più che un album è un viaggio in una calda serata estiva romagnola che, non molti, hanno avuto l’occasione di vivere: un vero e proprio regalo che l’instancabile duo ha deciso di fare ai loro ascoltatori per salutarli in gran stile.
Forse recensirlo è un atto estremamente superbo, ma non posso sicuramente esimermi dall’esprimere quali emozioni abbia suscitato in me l’ascolto di questo album o meglio, della versione orchestrale di alcuni brani estratti dai lavori congiunti di Colapesce e Dimartino.
L’album si apre con 30’000 euro seguita da L’ultimo giorno, estratte relativamente da Lux Eterna Beach (2023) e I Mortali (2020): un inizio quasi quasi in sordina considerato che, anche nella loro versione incisa (soprattutto la prima) i brani si presentano con un arrangiamento di archi. Di tutto l’album quelle che colpiscono maggiormente sono proprio le canzoni che presentano un arrangiamento “classico”: nella versione orchestrale infatti, i brani hanno un valore aggiunto rivestendosi di fascino ed eleganza. Una veste questa, che dona un corpo diverso alle parole le quali sembrano acquistare una maggiore forza: la vocalità dei due cantautori viene a valorizzarsi di più, regalando anche la dovuta importanza alle seconde voci che sorreggono in ogni brano la voce principale. Le parole dei brani (ovviamente) non cambiano ma gli arrangiamenti dell’Orchestra Corelli sembrano renderle ancora più eteree e sospese nel tempo: un’arpa che accarezza le prime note di Splash e Ragazzo di destra, gli archi dialogano e si rincorrono in Cose da pazzi (una delle mie parti preferite dei brani del duo) cullate dal delicato suono di un guiro e una marimba (sperando di aver scritto il giusto strumento, ndr); la stessa torna anche in Sesso e architettura trasformando così un ascolto noto in un’esperienza completamente nuova e unica.
Ma di tutti, sono due i brani che mi hanno particolarmente commosso per la loro delicatezza. Uno è Rosa e Olindo una canzone che – come per Cose da pazzi – ha una sezione di archi molto bella. In questa versione orchestrale, il brano si carica di una crescente tensione e drammaticità soprattutto nelle strofe, per sciogliersi poi in un commovente e dolce ritornello: morbido nei suoni, a donargli la forma completa è il perfetto incastro delle voci di Antonio e Lorenzo, tra canto principale e armonizzazioni.
L’altra canzone, che già di per sé commuove nella sua versione originale, è sicuramente La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo. Il crescendo degli archi dell’introduzione sembra disegnare un’alba che cresce fino a raggiugere la luce piena di mezzogiorno per poi dissolversi e calare nel buio della notte con un lento diminuendo. Un brano superbo per una composizione altrettanto superba in cui gli archi introducono un’arpa che dolcemente pizzicata, descrive il tema principale del brano; entrano quindi in silenzio anche i fiati con un timido flauto che lascia poi spazio anche al suono più oscuro dei tromboni. Se in Lux Eterna Beach, il brano esplode nel ritmo incalzante della batteria e delle chitarre elettriche, in questa versione i fiati uniti alla concitata fuga delle arcate trasmettono un sentimento di inquietudine calcata anche dal vigoroso suono di un timpano. Un arrangiamento che avvolge e stupisce per l’eleganza che mette d’accordo tutti… «pure i pesci».
Archi, ottoni e preoccupazioni non è un semplice album, ma un vero e proprio viaggio nelle parole e nella musica di Colapesce e Dimartino; un album che riesce a toccare così tanto le corde dell’intimo da essere quasi un lavoro introspettivo.
Il duo, prima di salutarsi, sta affrontando un ultimo breve tour (sold out) nei teatri iniziato il 9 dicembre a Taranto: dopo le date di Bari e Matera, a gennaio toccherà Palermo e Milano per concludersi a Carpi.
Come l’acqua che muta forma a seconda del recipiente, Colapesce e Dimartino hanno dimostrato ancora una volta la loro incredibile versatilità e capacità di riuscire in ogni progetto affrontato, senza mai strafare: cinque anni che hanno sensibilmente scritto un’importante pagina nella storia della musica italiana contemporanea.