– di Manuel Apice –
Dopo un silenzio durato troppo tempo – almeno per noi impazienti e irrequieti music addicted, in costante ricerca di nuovi appigli e rifugi confortanti in cui ripiegare dal freddo che si sta abbattendo sul mercato discografico nazionale – torna Any Other e lo fa con l’eleganza della regina, dimostrandosi capace di tenere ben saldo in mano lo scettro della propria identità artistica anche laddove i brani cantati sono di altri, e apparentemente lontani dalle sonorità alle quali la polistrumentista veronese ci ha abituato fin qui.
Ma “Four Covers”, il nuovo almanacco di bellezza di Adele Nigro, finestra aperta sul mondo interiore della cantautrice veneta attraverso le parole e le voci di brani che hanno segnato – in qualche modo – il suo percorso musicale, diventa occasione ancor più efficace e speciale per tornare in pista: l’EP è stato rilasciato in anteprima su Bandcamp venerdì 5 giugno, in occasione del Free Waiver Day, giornata in cui la piattaforma di streaming ha lasciato agli artisti il 100% di revenues delle vendite; ecco, Any Other ha deciso di metterci tasche, faccia e voce senza la necessità di grandi annunci o parate celebrative all’impegno sociale e alla profonda sensibilità di sé stessa, devolvendo tutto il ricavato a Emergency Release Fund, associazione che aiuta a pagare le cauzioni di persone LGBTQ in vulnerabili condizioni di salute prima dell’eventuale processo.
Insomma, nell’era degli sbandieramenti social e dell’Impero di Spotify, in barba ad ogni pianificazione di mercato e di ogni strategia di comunicazione e marketing, Any Other tira fuori dal cilindro (coadiuvata dalla spalla di sempre Marco Giudici, fresco di album d’esordio sempre con 42 Records) un EP dal sapore fortemente underground e lontano dalla patinatura lucida di tanti prodotti pre-confezionati di oggi, scegliendo di lanciarlo – in modo, anche qui, fortemente underground – su Bandcamp con discrezione e con eleganza; perché certe cose perché fanno stare bene noi, oltre e prima che gli altri, e a volte sotto la luce dei riflettori le perle più belle possono apparire artificiose, innaturali e laccate: meglio allora coccolare – e proteggere – la bontà di un gesto che trova il suo megafono nella sincerità di un lavoro altamente curato, tributo di Any Other al proprio talento e alla propria sensibilità umana e musicale, seppur attraverso le parole di altri. “Four Covers”, EP dal titolo tautologico, altro non è che un itinerario di quattro tappe in quattro mondi diversi, filtrati da Adele attraverso il timbro di una voce inconfondibile, supportata dal gusto profondamente elegante di una produzione che respira a pieni polmoni, dilatandosi e contraendosi tra le volute di un’orchestrazione leggera, mai pacchiana ma scintillante.
“Eternal Sunshine of a Spotless Mind” diventa così un viaggio meraviglioso fatto di fiati e pianoforti lontani, che guidano l’ascoltatore nella riscoperta di uno dei temi più conosciuti del cinema disegnando, solo per questa volta, panorami eterei alla Woody Allen, nella New York istericamente compassata dei primi, ruggenti anni Venti; “Cocoon”, invece, fa tornare l’orecchio e il cuore sulla terra con scelte timbriche che rendono giustamente omaggio alla natura semidivina di Bjork nel
Anche Beck tra i nomi scelti da Any Other per il suo EP: “Lost Cause” prende una veste nuova, più grintosa e decisa nel piglio folk della cantautrice veronese, perdendo la sua patina malinconica e ricoprendosi di una crescente sensazione di liberazione personale, supportata da una chitarra e da una voce che sembrano disegnare vie di fuga da preconcetti e catene imposte attraverso una texture emotiva che sembra in qualche modo riportarci alla semplicità devastante delle ballad di Joan Baez.
Infine, la “White Ferrari” di Frank Ocean diventa il mezzo scelto da Adele per riportarci a casa, alla fine di una gita durata appena una manciata di minuti, sospesa in una dimensione che non trova spazio né tempo fra le coordinate a cui siamo abituati; “White Ferrari” conferma la sensazione di essere davanti ad un remake rispettose e sentito, e quanto mai coraggioso per la scelta dei brani contenuti in “Four Covers“: è proprio la sincerità e l’idiosincrasia sentita dalla cantautrice con ognuna delle quattro tracce che rende il risultato dell’operazione un pregevole e funambolico esercizio emotivo, in equilibrio costante fra testo ed interpretazione, fra tradizione e originalità, fra riflessione ed urlo. Un ottimo modo per tornare a far sentire la scena viva, e occasione migliore per provare a ricordare a tutti cosa la musica possa fare, in un momento in cui di musica bella si ha dannatamente bisogno, per stemperare il livore e il dolore di questo infernale 2020.