Daniele Sciolla e Giacomo Oro continuano a convincere con il sequel di “Zeen”, disco d’esordio uscito nel 2016. Oggi gli Anudo ci regalano questo “Orange” che sembra davvero un manifesto di internazionalità, di musica digitale che non rinnega abitudini e forme ma ha davvero il piglio alto come di qualcosa che può benissimo competere con i big. Dal funk al pop, da George Michael ai Duft Punk. Apriamo così il 2024? Premesse ottime…
Anudo parte seconda. Un trio diviene un duo. Perché?
Federico, il terzo componente qualche anno fa ha deciso di prendere una strada diversa, da allora io e Daniele portiamo avanti il progetto come duo. Il cambiamento non è stato immediato ma siamo riusciti ad entrare in una dinamica di lavoro più individuale e personale affrontando concetti con nuove forme, più genuine, cosa che forse in tre non si sarebbe verificata.
E questi nuovi equilibri ha riscritto anche la vostra musica e il vostro suono?
Di sicuro. Come detto prima, il lavoro dietro “Orange” è profondamente personale e l’energia creativa non è indifferente a ciò che ci succede attorno. Mentre la dinamica del trio ha portato un sapore unico al suono del primo disco, in questo ultimo lavoro ci siamo ritrovati a gravitare attorno ad un’espressione musicale più intima e focalizzata come duo. Abbiamo lavorato con un processo di scrittura diverso e ci siamo dati tutta la libertà di esplorare dinamiche sonore nuove.
Nella grafica di copertina non c’è l’identità vostra. Sagome… come anche dentro i video (spesso)… posso chiedervi perché?
È semplicemente il nostro modo di parlare di Anudo. Per noi l’assenza dei volti rappresenta un senso di universalità e di inclusività più che voler essere legata a un certo tipo di mistero. Effettivamente abbiamo sempre usato poco e marginalmente i nostri volti in video o cover ma è anche un modo di mantenere il focus e non lasciar troppo spazio a distrazioni o nozioni preconcette.
“Never Far” un poco è bandiera e benvenuto di questa nuova normalità degli Anudo. Il futuro per voi cosa significa? Perché la forma canzone non è poi così improntata sul futuro… anzi…
A livello generale il futuro può essere il perfezionamento del passato e la creazione di nuove energie, cosa che allo stesso tempo è il nostro presente. Nel lavoro sulle tracce del disco tendenzialmente non è stato un concetto fondamentale, abbiamo cercato di esprimerci liberamente, individuando nel suono delle nuove vibrazioni, a volte impiegandoci giorni ma dando comunque spazio al flusso compositivo spontaneo che si è creato nel momento in cui sono nate, per mantenere quella genuinità anche nella struttura.
E dal passato dunque? Cosa prendete…?
Del passato cerchiamo di usare gli insegnamenti perché è da essi che si traggono nuovi spunti e fino ad ora il passato di Anudo, in un modo o nell’altro, ha sempre offerto indizi per poter vederne un futuro. È anche per questo che il progetto non si è fermato con il cambio di formazione. E’ importante però lavorare sul presente affinché possa diventare un passato fertile, e al momento siamo al lavoro sullo spettacolo live per renderlo futuro nel 2024.