Devo dire che il primo impatto con Antonio Pugliese l’ho avuto in rete in una cover dei Joy Division ed è stata impressionante la sua voce, come aderisce in molte parti a quella del grande Ian Curtis. Dateci un orecchio e mi saprete dire…
Ma qui parliamo di un disco di inediti, un lavoro personale dal titolo e dalla copertina emblematica e apocalittica: “Split Soul” che fa mostra di una tempesta perfetta alle spalle di due giovani, anzi giovanissimi forte… l’amore che distrae, anzi l’amore che conta soltanto. Il resto che possa bellamente andare in frantumi. Il qui ed ora in un disco come questo si declina in un pop rock dalle molteplici facce. “Mental Horses” che apre il disco è forse un brano che fa storia a se ed è per me il punto più alto del disco con questo scenario nebbioso, apocalittico, con questa linea di voce corale che disegna melodie larghe e un sint ostinato che scrive un dialogo che arriva da qualche macchinario futuro. E poi ci sono le ballate come il singolo “Breathless” dove la voce si pulisce, entra in primo piano, sfoglia pagine 80’s anche ne video ufficiale, anzi sembra davvero vivere dentro un pomeriggio d’inverno di una città a ridosso dei novanta, immersi in un amore che il doposcuola farà restare eterno. Ma qui la voce perde efficacia: sarà il mio pregiudizio con l’ascolto della pronuncia inglese da parte degli italiani, sarà il taglio troppo “italiano” nel mix… un po’ come in “SFH” o dentro “Days”.
Poi c’è quell’aria beatlesiana vestita di “punk” e di colori accesi, spudoratamente inglesi nei modi che troviamo dentro “Gotta Get A Trip”…
E quel Curtis vocale torna in un altro brano decisamente importante: “Rain Train” che soprattutto nell’apertura dell’inciso sembra davvero traghettarci dentro un disco di pop inglese anni ’80 o primo ’90. Il taglio di Antonio Pugliese davvero sa stare dentro questo scenario che a quelli della mia generazione regala nostalgie davvero intense. Si ascolti l’inciso di “Social Vampire” e ditemi se non siamo dentro una domenica pomeriggio del 1987…
E per ultimo? Il disco si chiude con l’America a portata di mano e con il brano che dal punto di vista sonora è quello più ardito per certi versi: “You & Me (Californian Nights)” che è perfettamente innestato dentro una delle tante hit radiofoniche provenienti dalle lande stelle e strisce.
Un bel disco, niente da dire e niente da eccepire. Un bel suono, belle nostalgie, belle nebulose che dimostrano ascolti maturi e lontani nel tempo. Resta in bilico, resta fermo in quel confine che divide l’Italia dal resto del mondo… e se proprio vogliamo fare i pignoli, dico che purtroppo Antonio Pugliese perde (appena e quanto basta per far storcere il naso) la possibilità di abbandonarlo totalmente il “nostro paese”, avendo carte ottime per fare un lavoro dal taglio internazionale.