Più che una recensione tout court direi che plano con delicata contemplazione dentro un disco decisamente lontano da ogni abitudini leggera e/o underground. La scena indie intesa come scenario stilistico fa decisi passi indietro e metto in circolo un disco che non ha alcun interesse ad apparire glitterato nelle mode e nelle tendenze. E di sicuro la sua firma porta sulle spalle una carriera lunghissima di spessore, mestiere pregiato e contaminazioni culturali davvero notevoli. Insomma: abbandoniamo (e tanto) il solito cliché e immergiamoci nell’ultima opera discografica di Anna Jencek, artista poliedrica che trova riparo nel canto, nel teatro, nella letteratura… solo mescolando ogni cosa si può raggiungere il senso di questa vita spesa all’arte e nell’arte. Planiamo con rispetto e distanza su questo ultimo lavoro dal titolo “Saffosonie – Cantando liriche di Saffo”: parliamo della poetessa greca Saffo, delle sue liriche che qui ascolteremo nella traduzione di Salvatore Quasimodo. Si innestano con armonia e passione dentro tessuti musicali scritti con Flavio Minardo e nelle orchestrazioni dirette da Dario Toffolon. Un suono antico, ancestrale, lontano come in una atavica tradizione favolistica. La natura del mondo si fonde a quella dell’uomo, il canto della Jencek è un ponte di comunicazione tra passato e presente… nella forma materica di oggi, digitale, il suono e il disco dunque dialogano con il futuro senza la presunzione di prevederlo o di codificarlo ma semplicemente con il peso artistico e culturale di chi lo sa maneggiare con rispetto per calpestarne i tracciati. Scivola e resta in sospensione, ho come la sensazioni di un ascolto ai piedi di una cascata, ho come la sensazione di un ascolto che esca fuori dal sottobosco su cui resto seduto. Ho come la sensazione che siano nuvole a traghettarmi dentro i colori scuri di luoghi senza luce ma comunque sereni… ecco: la serenità sgorga ovunque, anche dentro le soluzioni più grevi. Posso solo parlarne così di questo nuovo disco di Anna Jencek. Non conosco il passato, non ho la cultura per misurarmi con le liriche di Saffo, non ho l’abitudine di chiedere alla musica di portarmi dentro scenari surreali. Penso solo che il tempo perda di senso nel misurare l’oggi e il domani.
«Penso sia affascinante svelare l’antico con gesti contemporanei». Anna Jencek