di Riccardo Magni.
foto di Mattia La Torre/Cluster Radio.
Dopo il bell’EP Contemporaneamente e dopo tantissime date live in tutta Italia, Leonardo Angelucci ha finalmente pubblicato il suo primo LP.
Si chiama Questo frastuono immenso ed è uscito proprio oggi, 19 ottobre, come proprio oggi in concomitanza con l’uscita del disco, è in programma la data zero, il release party dell’album d’esordio, per cui è prevista una grande serata di musica free entry in quel de l’Asino che Vola, a Roma.
Cantautore (ma non solo) giovane ma dinamico e poliedrico, con già una discreta e variegata esperienza alle spalle (Black Butterfly, Lateral Blast, oltre alla collaborazione con Daniele Coccia), nel frastuono immenso prodotto con grande impegno per promuovere l’uscita del disco ed il release party, Leonardo è stato ospite dei microfoni di Cluster Radio nella trasmissione Block Notes, dove finalmente, dopo averlo cercato più volte nella scorsa stagione, insieme a Silvia Rossi abbiamo avuto il piacere di poter parlare del suo lavoro, oramai libero di suonare per intero su disco e su tutte le piattaforme digitali.
L’unico singolo che ha anticipato l’uscita del disco è stato Sedile posteriore, un brano in cui attraverso questa immagine provocatoria, ti riproponi di rompere gli schemi monotoni della quotidianità, tema che ricorre nel disco. In questa canzone in particolare, siamo nella quotidianità di una relazione di coppia.
E’ un brano che ha una componente autobiografica, che ovviamente va al di là della semplice copulazione sul sedile posteriore dell’auto, come potrebbe far intendere il titolo. L’ho scritto in un momento in cui la mia prima esperienza di convivenza mi portava ai classici alti e bassi quotidiani tipici di qualsiasi relazione, che ho cercato di risolvere in questo ritornello che richiama gli istinti iniziali di un amore, quando esci e fai quelle cose anche un po’ folli che poi ti abitui a non fare più.
La voglia di rompere una routine poco soddisfacente c’era già nel singolo che aveva anticipato l’EP Contemporneamente. Lì lo facevi da solo, raccontando una giornata tipo in cui dal risveglio in avanti, eri immerso nelle attività quotidiane pensando “sette cose contemporaneamente”, in questo disco invece, spesso, lo fai in coppia.
Si, molte delle canzoni di Questo frastuono immenso sono canzoni che parlano d’amore. Dal primo pezzo, Altopiano, in cui inizio ricordando i momenti iniziali della conoscenza, fino ad immaginare la vecchiaia e le ultime fasi di una bella vita passata insieme. Ma nel disco ci sono tutti i vari stadi dell’amore, dall’innamoramento, alla stasi ed anche alla fine, con la scrittura di un’ultima canzone come fase liberatoria da una relazione che finisce.
Questo frastuono immenso, il titolo del disco, rimanda ad una realtà in cui un po’ tutti siamo immersi, fin troppo piena di stimoli di ogni tipo, visivi, uditivi, di tantissime persone che magari conosciamo ma solo superficialmente…
Uno dei significati è esattamente questo, il frastuono immenso prodotto da questa “iper società”, come mi piace chiamarla, in cui viviamo oggigiorno nell’epoca della rivoluzione digitale. Ma è anche il frastuono interiore della nostra generazione che vede un futuro sempre più sbiadito di lavoro, pensione, mancanza di certezze. E sempre più spesso vedo intorno a me tante persone che si lasciano sopraffare da piccoli stati di depressione pensando a “cosa farò nel futuro”. Di questo parlo soprattutto nel brano che chiude il disco, Un minuto, che contiene anche la frase che poi da il titolo al disco. E dico a me stesso, come monito, “quando finirai di rateizzare il tempo e passerai due ore ad abbracciare il mare” oppure “quando ti lascerai perdere dentro un minuto”. E cioè, cerchiamo di dilatare il tempo di questo minuto cercando di starci larghi, dimenticando per un momento questo frastuono immenso.
In Jurassic Park poi, metti in fila una serie di richiami della cultura POP anni ’80 e ’90, paragonandole ad una figura femminile.
Sono tutte immagini che hanno caratterizzato la crescita mia e di tantissimi che hanno vissuto gli anni ’90 e 2000 ma che appartiene anche alle decadi precedenti.
In concomitanza con l’uscita del disco ci sarà il release party all’Asino che Vola, ti ci stai dedicando anima e corpo da un po’ e finalmente è giunto il momento. Chi ti ha visto o sentito in questi giorni si è reso conto di quanto sia stata impegnativa l’organizzazione.
Impegnativa in tutti i sensi davvero, fisico, mentale, psicologico, economico… Ovviamente quando un progetto parte dal basso, nonostante ci sia un’etichetta che per me si dà molto da fare, una produzione artistica come quella di Emanuele Fusaroli che per me è un onore avere nel disco d’esordio, e tutto uno staff dietro fatto di persone che credono in me e nel mio progetto, giustamente il primo che deve sbattersi h24 su tutti i fronti sono io. Ma ora finalmente festeggiamo la fine di questo gran lavoro e speriamo che da qui in poi arrivino momenti sempre più belli.
Il disco è molto variegato dal punto di vista dei suoni, c’è dentro davvero di tutto.
Questo cerco di utilizzarlo come un punto a favore e devo dire che i feedback ricevuti dalle persone che hanno ascoltato il disco in anteprima sono diversissimi, ognuno ha un pezzo preferito diverso e questo lo prendo come qualcosa di positivo. Nei Lateral Blast, il mio progetto rock sperimentale, ho scelto il progressive proprio perché mi piaceva unire questa miscellanea di generi, nell’EP avevo inserito cinque brani diversi tra loro, uno satirico, un singolo power pop, uno rock e un altro folk, ed anche nel disco ci sono dieci brani tutti diversi, quindi è una mia caratteristica quella di voler spaziare tra i miei ascolti ed il mio background, non penso sia un qualcosa di confusionario come qualcuno mi ha detto. Però per i live stiamo curando molto l’aspetto rock, io resto un chitarrista, ho abbandonato un po’ ultimamente la chitarra acustica, che comunque mi porto sempre dietro, e riprendo principalmente la chitarra elettrica, che mi accompagna da sempre in tutti i live sia miei che con le band.
Tra i vari brani tutti diversi, ne troviamo addirittura uno, Sa Terra, in lingua sarda. Come arriva questa scelta?
Non ho nessun legame con la Sardegna se non una grande passione per quella terra, che ho scoperto tramite la grande passione per i viaggi. Due anni fa sono stato a trovare un amico a Cabras, una zona bellissima dal punto di vista naturalistico ed archeologico e molto poco turistica. Ero con la chitarra e non potevo non scrivere un testo, che parla sostanzialmente proprio della bellezza di quel luogo. Ed il padre di questo mio amico, un vecchietto sardo che chiamo affettuosamente Zio Erfisio, mi aveva aiutato con la traduzione dall’italiano al sardo ma ovviamente subiva le pecche della mia interpretazione dei suoni della loro lingua. A Fusaroli piaceva la musica, ma mi suggeriva di tornare ad un testo in italiano ed io lo soffrivo, perché il pezzo era nato in Sardegna, in italiano non avrebbe avuto la stessa resa, e volevo che conservasse anche questo carattere latin rock. Poi il colpo di genio: mi ha proposto di collaborare con Bujumannu (artista sardo dalle attitudini raggae e ska, ndc). Così ci siamo conosciuti e sarà anche lui all’Asino che Vola non solo a cantare Sa Terra con me, ma farà il dj-set dopo il concerto insieme a Jambo sempre dei Trains to Roots. Due super ospiti oltre alle altre special guest ed aperture con cui arricchiremo la serata.
Non resta quindi che brindare tutti insieme questa sera all’uscita del primo album di Leonardo Angelucci, riempiendo l’Asino che Vola di un frastuono immenso di musica e gioia. Dalle 21.00, ingresso gratuito.
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