– di Michela Moramarco –
An Early Bird è un artista che mescola sapientemente le sue attitudini musicali. “Diviner” è il tiolo del suo terzo album, pubblicato con l’etichetta tedesca Greywood Records; scritto, suonato e performato dall’artista.
A questo proposito An Early Bird afferma: “con Diviner mi sento completamente a mio agio, anche se devo ancora trovare la mia canzone preferita”.
Lungi dall’azzardare affermazioni improbabili, si potrebbe dire che forse è il disco il quale meglio sintetizza il percorso di scrittura e di indiscutibile evoluzione artistica di An Early Bird.
Ma volendo porre delle certezze, questo album si può paragonare ad una carezza o anche al finale tanto sperato di un film che hai visto tante volte.
“Diviner” è come una colonna sonora di una storia che non dovrebbe finire.
Caratterizzato da sonorità calde, da una voce avvolgete e da chitarre acustiche rotonde, “Diviner” non è un album semplice. Sicuramente non è semplice dal punto di vista compositivo poiché, come si è detto, è punto di incontro di vari generi. Si va dal folk, al cantautorato a una più generale atmosfera internazionale. Non solo: non è sicuramente un album semplice dal punto di vista emotivo. Si tratta di un album che coinvolge, che racconta, che accompagna la narrazione in modo delicato e mai invadente.
Il brano “Fishes in the Ocean” è uno dei singoli che ha anticipato l’album. È una traccia che ben rappresenta le varie sfaccettature del progetto. Con poche note, ma azzeccate, crea un immaginario etereo, quasi sfuggente ma ben rappresentato da suoni ricercati seppur immediati.
La trama generale è sognante, racchiusa in dieci tracce in lingua inglese, rese fruibili da testi non così elaborati. “Diviner” regala la possibilità di riflettere sulla propria vita, sulla propria connessione con le persone e con il proprio modo di avanzare verso il futuro.
Senza cadere in un’eccessiva complessità d’espressione, An Early Bird presenta dei brani gradevoli e condivisibili. Inoltre, presenta al pubblico un percorso di certo impegnativo, ma che si concretizza in un album spontaneo e naturale.
“Diviner” non è l’album che si cerca, ma quello che si stava aspettando.