Esce oggi 24 luglio il nuovo video clip dei Dish Fillers, “AMO”.Il gruppo Rap di Torino, formato da Garo Laohm (penna e voce) e da NicoFuzz & RobbiMaktub (produttori e musicisti), lancia il nuovo singolo dalle sonorità hip hop, in attesa di un full lenght futuro.
Abbiamo raggiunto la band per parlarci del loro percorso, di come affrontare il presente e di cosa significa Dish Fillers.
– Di cosa parliamo quando parliamo di “Dish fillers”? Un collettivo, una crew o addirittura una band? Che tipo di lavoro e collaborazione c’è?
Di tutti e tre, più uno: famiglia. E, com’è tradizione in quelle migliori, il confronto e la spietatezza (ovviamente costruttiva s’intende) con il quale avviene sono le nostre fondamenta. Ognuno di noi porta il suo contributo alla traccia, e tutti assieme si decide come, cosa e se modificare qualcosa al brano; dalla produzione al testo. Sicuramente mettere tre teste sulla stessa lunghezza d’onda non è sempre facile, ma noi siamo al servizio della nostra musica, e pur avendo in studio approcci e idee diverse, a volte diametralmente opposte, quando decidiamo di pubblicare nuove tracce l’identità di queste ultime deve essere univoca e rimandare subito ai Dish FIllers.
– Parlateci anche di “The kitchen Studio”, come nasce e che lavoro c’è dietro?
The Kitchen è nato inizialmente per la semplice necessità di avere uno spazio, un quartier generale, dove poter essere liberi di sperimentare e trovare il nostro suono senza essere vincolati da costi orari ai quali eravamo obbligati, dovendoci appoggiare a strutture esterne. Poi quasi in maniera autonoma ha iniziato a crescere, a riempirsi, e nel giro di due anni abbiamo investito più di 15000€ in strumentazione, plug-in, Daw,synth…NicoFuzz da semplice musicista/beatmaker si è appassionato al mondo del mix e ha iniziato a studiare inizialmente da autodidatta fino a lasciare il lavoro per seguire un corso avanzato con Jois Audino,che vanta numerose ghost production di grande successo e quasi 20 anni di esperienza in varie etichette e studi di registrazione. Proprio in questi giorni The Kitchen ha ufficialmente aperto al pubblico per registrazione di voce e strumenti musicali, produzione di strumentali, ghost Production e mix.
VISITA IL SITO www.thekitchenproductions.com PER SAPERNE DI PIU
– Dopo un primo Ep nel 2019 (“We and mr. Muddy”), nel 2020 una lunga serie di singoli: sarà la linea su cui proseguirete o realizzerete un full lenght? C’è ancora spazio per gli album nel 2020?
AMO il singolo in uscita il 24/7, molto probabilmente, sarà l’ultimo che pubblicheremo con questa cadenza, proprio perché abbiamo in produzione il nostro primo disco ufficiale in programma nel 2021, e vogliamo dedicargli tutto il tempo che merita senza essere “distratti” da altri progetti. Per Settembre, invece, abbiamo già pronto e in fase di mastering un EP contente le collaborazioni fatte fino ad oggi (una con OffLine di Tortona e una con Loco MC di Roma) più tre inediti, sempre featuring, uno con un ragazzo di Avellino (che Garo ha soprannominato il nuovo Funky King per la freschezza con la quale sta su quel tipo di produzioni), e le restanti due con altrettanti MC molto stimati e apprezzati a livello nazionale, uno di Nichelino e uno di Napoli. Per ora non sveliamo altro, altrimenti la sorpresa dov’è?(ridono) Diciamo di sì, nel 2020 c’è ancora spazio per gli album, il problema paradossale è che negli album non c’è più spazio per le canzoni. Si sono abbassati la soglia dell’attenzione e la pazienza per ascoltare un disco per intero quindi, di conseguenza, i dischi che fino a 10 anni fa contavano 15/17 canzoni per una lunghezza totale che si aggirava sui 90 minuti, ora, sono diventati di 9/10 tracce per una durata di 30/40 minuti, ma l’evoluzione e i tempi che corrono in qualche modo lo “impongono” e chi fa musica deve scegliere di scendere a qualche compromesso.
– Il vostro sound ci riporta all’hip hop: come vi trovate invece tra tutto questo pop e con la trap ormai unico linguaggio rap sdoganato nei canali mainstream?
Beh diciamo che tutto quello che oggi è il mainstream non è un boccone semplice da digerire, a costo di passare a tratti per dei “puristi conservatori”, quello che vogliamo mantenere nelle nostre canzoni è comunque un messaggio, che sia semplice o meno da percepire, e che stimoli chi ascolta a capire cosa c’è dietro un semplice (cito da AMO) “voglia di trasmettere, uomo per uomo, mi credi ne ho tanta / cerco Somebody to love come Freddie ma ancora fraintendi come negli ’80”. È stata una scelta, che di conseguenza taglia fuori di netto una parte di ascoltatori ormai abituati all’ascolto shuffle e rapido (per non dire superficiale) della musica in generale. Quello a cui stiamo puntando quando ci ascoltano non è far sorgere il pensiero “questo è RAP”, ma, “questo è il RAP dei Dish Fillers”.
– Altra caratteristica è l’utilizzo di strumenti reali, come chitarra, basso e pianoforte. Quanto e perché è importante aggiungere questa dimensione “suonata” nelle vostre produzioni?
È fondamentale! Non sarebbe una traccia dei Dish Fillers senza qualcosa di suonato…ma non è stata una vera scelta, ma la naturale conseguenza del bisogno di mettere noi stessi totalmente dentro una traccia. NicoFuzz “nasce” come chitarrista blues più di 10 anni fa, ora suona anche il basso, da qualche anno studia pianoforte e recentemente ha aggiunto un Moog(sintetizzatore analogico) all’armeria . Ha sempre inserito nei nostri beat questi strumenti perché, molto semplicemente, fanno parte di lui e siamo convinti che il calore di uno strumento suonato realmente non si può ricreare con un plug-in. Non potevamo escluderli dall’equazione.
– L’emergenza COVID-19 ha ridisegnato il mondo, compreso quello musicale: come avete affrontato questo periodo, e cosa avete in progetto di fare nel prossimo futuro?
È stato un momento non facilissimo a primo impatto, ma poi è diventata una sorta di prova del 9 per noi che abbiamo sempre voluto fare di questa arte un mestiere. Ci siamo confrontati con che cosa significhi fare questo di lavoro, quindi essere assolutamente disciplinati nel tenere costantemente la testa e le idee sempre freschi, crearsi da soli nuovi stimoli senza cadere nell’ozio e il conseguente “blocco creativo”, per quanto suoni strano da dire, è stato un ottimo aiuto per capire a che punto è la nostra maturazione artistica in termini sia musicali che umani. Speriamo che alla fine di tutto questo marasma si possa (ri)cominciare a suonare live davanti a persone in carne ed ossa. Perchè crediamo sia il motivo principe per cui chiunque fa musica.
Grazie per lo spazio e il tempo che ci avete dedicato, è sempre un piacere farsi conoscere un pezzetto di più ogni nuova intervista! A presto e Buona Musica!