E questo suono, questo disco nuovo, questa voce e le sue soluzioni… cerca la novità Altrove, cantante e cantautrice di Genova, anima che in se mescola radici italiane a quelle sudanesi, anima che cerca la contaminazione e l’espressione in tutte le sue forme e qui ovviamente, anche indotti dalle sue risposte, andiamo subito alla ricerca di paragoni alti quali Fiona Apple e quel certo modo di alterare i bordi e le forme in assoluta libertà. “Tossica Animica” è un disco che davvero non accetta di buon grado condizioni di uniformità e omologazione…
Un esordio che celebra l’esistenza di se stessi. Potremmo ragionare tanto su questo tema… quanto bisogno abbiamo di sentirci noi stessi e di poterlo celebrare?
Sembrerebbe scontato essere se stessi… chi altri dovremmo essere?… Eppure, a mio avviso, è poco frequente, in una società globale in cui siamo così tanto imbrigliati in sovrastrutture da non rendercene più conto. Non ci rendiamo più conto se siamo felici o no; se ci piace il nostro lavoro, i nostri amici, il luogo in cui viviamo o no; se abbiamo scelto quella scuola o quell’università, oppure la scelta qualcos’altro per noi; se la vita che facciamo la scegliamo ogni giorno o la subiamo ogni giorno. Per essere noi stessi ci vuole coraggio in un mondo che ci chiede continuamente di essere tutto il possibile. Noi siamo una parte di un tutto e quella richiesta non potremmo mai soddisfarla. Quindi, se apparentemente cercare se stessi sembra un atto egoico e autoreferenziale, io penso che invece sia un atto di umiltà: è accettare che siamo semplici e che ciò che ci rende felici potrebbe non necessariamente renderci attraenti a tutti, ma che se noi troviamo pace e gioia anche chi è intorno a noi ne beneficerà.
Che poi non significa affermarlo sugli altri… ma con gli altri… vero?
Credo sia la diretta conseguenza, ovvero come dicevo, se rivoluzioni te stesso un’energia autentica investe tutto ciò che tocchi e non c’è più bisogno di affermare nulla, viene da sé.
E questa libertà di essere se stessi può diventare tossica?
La libertà è sempre un’arma a doppio taglio.
Un disco variopinto, imprevedibile e decisamente libero nelle strutture e nella composizione: tutto questo significa ancora libertà di essere o semplice gusto di una precisa direzione artistica?
La prima opzione che hai detto. La direzione artistica mi sto rendendo conto che si è formata autonomamente, frutto di tutte le mie esperienze, ed è qualcosa che mi sta comunicando chi ascolta: è davvero molto interessante tutto ciò che gli altri possono vedere nel tuo lavoro ed è sicuramente più interessante di ciò che ci posso vedere io, perché essendoci dentro ho un punto di vista molto più limitato.
Come mai non troviamo ancora il disco dentro gli store? Una scelta quella di evitare Spotify? Sarebbe una gran bella rivoluzione…
beh… se la rivoluzione la facesse chi ha i numeri per farla. Se un musicista da milioni di ascolti si togliesse dalle grandi piattaforme farebbe la differenza. Io al momento non ho molte opzioni, mi piacerebbe tornare ai CD venduti nei negozi di musica e nelle librerie ma… e questo è un disco di esordio. Quindi sì, è su Spotify, solo che ci è arrivato in ritardo 😉