Vincitore del Premio De André, oltre vent’anni di carriera – come lui stesso afferma – infischiandosene del music business, e della competitività, Alessandro Orlando Graziano, da anni persegue una sua idea di musica. Un progetto che parte da lontano e che ha attraversato il tempo, definendo tassello dopo tassello il mondo ideale dell’artista; un universo sospeso ed indefinibile dove Alessandro alberga ed elabora con un’impronta stilistica personale e sempre ben distinguibile, i tratti della sua storia.
Un artista colto che riesce a cogliere spunti dal passato (tante le sue collaborazioni importanti: Antonella Ruggiero, Elio e le Storie Tese, Ivan Cattaneo, Il Volo…) rielaborando il tutto in una chiave univoca sperimentale. A tratti musicalmente avvolgente come Battiato ed i Denovo, a tratti scarno, onirico ed essenziale, Alessandro Orlando Graziano, ci restituisce il suo punto di vista sulle cose, come un viaggiatore straordinario, testimone lucido e al contempo distante.
L’artista è attualmente in uscita con “Fiumi di parole”, una particolare e suggestiva rielaborazione del successo sanremese dei Jalisse, che anticipa il progetto “Scontate Libertà Occidentali”.
Ciao Alessandro, benvenuto. Parliamo subito del tuo ultimo lavoro: “Fiumi di Parole“. Come mai questo omaggio ai Jalisse?
Si tratta di una bellissima canzone popolare, ed il suo ritornello, come capita in questi casi, sta seduto nei pensieri di ciascuno nato in questo paese.
Come sei riuscito a trovare questa nuova chiave di lettura della canzone?
Piuttosto che chiave di lettura parlerei di un punto di vista, non aveva senso farne una copia e l’ho trattata come una mia canzone, come se fosse stata mia. Ho pensato a come l’avrei arrangiata ed interpretata.
Inoltre c’è un grande lavoro musicale fatto dal chitarrista Emanuele Bultrini (del PIANO B PROGETTI SONORI di Roma).
Cercavo un certo senso di sospensione, una dimensione senza tempo, per questo ho coinvolto anche gli archi “i Burri della Luna”.
Tu non sei nuovo a queste scelte. Collabori con innumerevoli personaggi ed ami reinterpretare le canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana. Cosa ti spinge a questa operazione di revival o di rielaborazione musicale?
Il mio percorso è iniziato oltre venti anni fa e grossomodo ogni dieci anni di sperimentazione nel pop ho fatto un omaggio alla canzone italiana. Venti anni fa fui il primo a realizzare una cover di “Splendido Splendente” e pochi anni dopo realizzai sempre per primo una nuova versione di “Alla Fiera dell’Est”. Poi fu la volta di “Per Elisa”.
Ascoltandoti, la tua sembra essere una dimensione musicale ben definita. Un tuo spazio ben congeniato secondo le tue “regole” musicali, sperimentali. Come riesci a coniugare passato e presente? E in quale direzione temporale si muove la tua musica?
Questo è semplicemente il mio modo di “dipingere ed interpretare la musica”.
È come la scrittura o l’impronta digitale, che piaccia o no è la mia impronta e non saprei averne una diversa.
Sicuramente se dovessi trovare un aggettivo per il mio lavoro direi “trasversalità” perché mi approccio ad ogni cosa che faccio senza pregiudizi di alcun tipo, con molta curiosità e soprattutto con tanta libertà.
Pensando al tuo lungo percorso musicale (ricordiamo che sei anche stato vincitore del Premio De André), ritieni di appartenere a qualche genere musicale che hai approcciato nel corso degli anni? Oppure sei un viaggiatore straordinario, un esploratore che ha attraversato il tempo come lucido osservatore?
Pensiamo a brani come “Da lontano“, “Onironautica“, “Vojages Extraordinaries“…
Nel mio percorso, pur avendo debuttato con una Major, ho sempre cercato il bello fregandomene del successo. Penso alle mie creazioni come una scatola della memoria, nella quale io, o meglio il me stesso di 20 / 10 / 3 anni fa ha lasciato un messaggio per chi vorrà riceverlo, come raccontavo nel mio brano intitolato “L’Aeroplanino di Carta”.
Alcuni colleghi mi dicono che ho il difetto di non essere competitivo. Ma la vita è troppo breve per queste cose, il mio successo è godere della bellezza della musica e poter realizzare i miei sogni.
Sappiamo, che “Fiumi di Parole” rappresenta l’inizio di un nuovo progetto musicale, che avrà una sua evoluzione nel corso dei prossimi mesi. Puoi anticiparci qualcosa?
Sì, il nuovo progetto si intitola “Scontate Libertà Occidentali”. Un vinile con nove omaggi alla canzone italiana ed un inedito.
L’album conterrà le mie versioni di canzoni italiane del 900, alcune molto conosciute ed altre meno note. L’album spazia da “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti a “Pons Tremolans” di Giovanni Lindo Ferretti, un lavoro di sottrazione musicale e di libertà vocale per raggiungere l’essenza delle melodie.
Avevo fortemente voluto realizzare anche un omaggio a Milva (realizzato precedentemente alla sua scomparsa) artista suprema per voce, repertorio e talento. Ed ho deciso che ad un mese ed un giorno dalla sua morte uscirà la mia versione di “Una Storia Inventata”, brano molto evocativo scritto per lei da Franco Battiato.