“Onda M” è il nuovo album solista di Alessandro Fedrigo, fuori da venerdì 28 ottobre per l’etichetta Record Y. Un nuovo capitolo per il poliedrico compositore e musicista che, a partire da suoni quotidiani e nascosti su strati di normalità, ci regala nuove composizioni e improvvisazioni elettroniche qui raccolte.
Del disco, Alessandro racconta «Ad un certo punto ho iniziato a registrare i suoni che stavano attorno a me, spesso rumori casalinghi o conversazioni, momenti di vita, e li inserivo all’interno di composizioni e improvvisazioni elettroniche. É straordinario scoprire nuovi mondi sonori utilizzando software e field recordings e poi visitarli ed improvvisarci col suono del mio basso. La mia ricerca sonora in questo ambito è all’inizio ma vedo territori sconfinati con potenzialità tecnologiche e di suggestione straordinarie».
Abbiamo parlato con lui di Record Y, Onda M e progetti futuri.
Come nasce la tua collaborazione con Record Y e quali sono le difficoltà dell’appartenere alla scena indipendente? Che cosa impedisce ai progetto underground di emergere? Ci sono effettivamente abbastanza spazi?
Conosco Frank Martino da tempo e stimo molto il suo lavoro, sia come musicista sia come direttore artistico di questa nuova etichetta. Quando ho finito di mixare l’album “Onda M” ho subito pensato a lui e gli ho mandato le tracce, prima di tutto per avere un feedback su un lavoro che è abbastanza nuovo per me come concezione. Sono molto felice che abbia risposto positivamente alla mia sollecitazione e abbia accettato di farlo uscire per la sua etichetta e condivido con Frank l’idea che la contaminazione tra jazz, improvvisazione e elettronica possa essere una strada creativamente molto stimolante.
Quali sono i suoni comuni e quotidiani che possiamo sentire in questo disco di debutto dal titolo “Onda M”? C’è un suono che non hai mai notato o considerato e che invece hai trovato particolarmente affascinante?
In questo lavoro ci sono i suoni degli elettrodomestici che stanno a casa mia, le conversazioni di mia moglie e mia figlia, i rumori dei bambini all’entrata della scuola piuttosto che il mare o un treno che arriva in stazione. Li ho campionati direttamente con il mio telefono, in modo molto lo-fi. Semplicemente mentre ero lì un suono catturava la mia attenzione e lo registravo. Mi piace pensare che la musica non debba essere circondata solamente dal silenzio, ma talvolta sia interessante sovrapporla ai suoni che ci circondano e che le due dimensioni sonore coesistendo possano creare dei momenti di grande suggestione. Tra i suoni che ho amato c’è un cancello cigolante di un’isola greca dove sono stato in vacanza.
L’improvvisazione elettronica e quella nell’ambito del jazz, sono in fondo la stessa cosa? Che cosa cambia nel tuo approccio quando hai a che fare con i due generi diversi?
Credo che l’improvvisazione, ovvero la creazione estemporanea di musica o ancora meglio la composizione istantanea non abbia a che fare con il mezzo, intendo uno strumento acustico piuttosto che uno elettrico o un laptop. Si tratta di un approccio, di un modus operandi. Questo album è nato improvvisando al computer, usando software, campionamenti e strumenti più tradizionali come un microfono e un basso elettrico. Per me non c’è differenza. In questo senso il mio approccio non cambia, cerco semplicemente di essere aperto e curioso.
Chi ascolta oggi la musica elettronica? E la musica jazz?
Mi piace immaginare che la musica venga ascoltata da persone curiose, non saprei definire le età, le professioni o il sesso. Credo che, al di là dei generi, il senso del fare musica sia quello di consegnare all’ascoltatore un messaggio creativo, ed essere consapevoli che questo messaggio possa anche non essere compreso, o apprezzato. Credo che il tentativo vada comunque fatto.
Programmi per il 2023?
Voglio continuare su due binari che trovo molto stimolanti, la mia attività come bassista con gruppi come XYQuartet, Itaca 4et o Hyper+ e la mia attività elettronica. Ho in programma una residenza creativa con Frank Martino e un giovane batterista formidabile che si chiama Giovanni Iacovella, e lavoreremo in un ambito ibrido tra elettronica e strumenti tradizionali. Voglio preparare un live di “Onda M” con i visual di Claudio Sichel. Ma molto presto, tra qualeche giorno, uscirà un EP che ho registrato con il progetto “Solinary” con Nico Soffiato che ospita la voce di una bravissima cantante estone, Anett Tamm in un pezzo.