Gli Youngest sono un quartetto di base a Milano, nato attorno al 2016 all’interno dell’allora gorgogliante scena emo italiana. Dai primi lavori caratterizzati da chitarre malinconiche e ritornelli ariosi, la band ha preso col tempo una direzione più definita e personale andando a caricare i brani con sound più aggressivi e rabbiosi, avvicinandosi al post-grunge con influenze shoegaze reminiscente di gruppi quali Whirr, Nothing e Teenage Wrist. Il loro ultimo EP, “Besides”, è uscito il 19 novembre 2021.
Abbiamo parlato con Luca, chitarrista e voce del progetto, nonché graphic designer nel suo lavoro “di giorno”.
Ciao Luca! In cosa consiste il tuo lavoro?
Non so se sia semplice da spiegare, ma ci provo lo stesso. In generale mi occupo di Motion Design, che in soldoni è la grafica in movimento. Il motion design ad oggi ha svariate applicazioni, dai contenuti sui social network a lyric video per artisti passando per pubblicità e serie TV. Tutto questo lo sviluppiamo all’interno di Ocular Lab, lo studio che ho creato insieme a degli amici che sono anche colleghi musicisti.
Come sei arrivato in questa posizione e come la concili con la tua attività musicale?
Diciamo che da sempre sono stato appassionato di arti visive, nello specifico illustrazione e animazione. Dopo aver fatto il liceo scientifico ho deciso che era arrivato il momento di approfondire questa cosa e mi sono trasferito a Milano per studiare graphic design. Da lì il passo è stato breve: ho iniziato a fare i primi lavoretti per i miei progetti musicali e quelli di altri amici, e man mano la cosa è diventata sempre più grande.
Pensi che la tua professione abbia qualche influenza sul tuo modo di suonare e di fare musica?
Penso sia un po’ uno scambio continuo tra quello che ascolto e quello che vedo. Solitamente mi faccio influenzare tanto dalla parte visiva di un disco e magari riesco a interpretare determinati linguaggi visivi della musica underground che ascolto in lavori mainstream o clienti corporate. Mi piace molto questo calderone di influenze che si viene a creare e credo sia abbastanza riconoscibile in qualsiasi lavoro di Ocular Lab.
Hai qualche aneddoto o storia curiosa da raccontarci legata al tuo lavoro extramusicale?
Nell’ultimo periodo abbiamo lavorato al lyric video full in grafica 2D de il “Boom” di Jovanotti. Il concept del video era abbastanza chiaro fin da subito: cercare di riprendere e reinterpretare le illustrazioni futuriste di Depero in chiave Jovanotti. Il lavoro secondo me è davvero un piccolo capolavoro di grafica e arte che si mischiano insieme, ma la parte divertente sono i commenti degli haters su YouTube. La gente cerca sempre un significato più grande e complesso all’interno di quello che vede, specialmente se non gli va a genio una determinata persona. Infatti molti ci hanno visto messaggi subliminali, collegamenti al satanismo, ai poteri forti, al nuovo ordine mondiale, occultismo ed esoterismo… quando dall’altra parte dello schermo c’eravamo noi, quattro ragazzi che cercano semplicemente di fare la tavola più figa possibile mentre ascoltano “Glow On” dei Turnstile a ripetizione. Questa cosa ci fa molto ridere, non c’è assolutamente alcun collegamento tra le due cose. Credo che la gente abbia bisogno di vedere sempre di più il complotto dietro qualsiasi cosa e un po’ mi fa paura tutto questo.
Come vedi le prospettive future nel tuo ambito?
Guarda, in questo momento stiamo lavorando molto bene, non potrei esserne più felice. Mi spiace soltanto che a causa del Covid tante attività trasversali che facevamo prima si siano andate a perdere sempre di più. Soprattutto quelle legate alla musica: concerti, feste, festival e banchetti vari. Quella era la parte più divertente perché ad oggi ci ritroviamo principalmente chiusi in ufficio.