Duo palermitano, i Not a Sad Story fanno un genere molto peculiare che potrebbe essere definito come “trip hop con influenze indie ed elettroniche”. Daniele Stagno (voce e chitarra) è l’anima impulsiva e passionale del gruppo, Filippo Cimino (programmazione e synth) è l’anima calcolatrice e riflessiva. La fusione è al fulmicotone. “Vita mia” è il nuovo singolo dei Not a Sad Story, pezzetto finale della triade composta anche da “Waterloo” e “Rimane l’odore”, che sono stati scritti e registrati con la collaborazione del produttore palermitano Roberto Cammarata (noto produttore anche de La Rappresentante di Lista, compresa “Ciao ciao”). Filippo nella vita di tutti i giorni fa il barman al Roxanne, un noto locale del centro di Palermo.
Ciao Filippo! In cosa consiste il tuo lavoro?
Ciao! Sono secondo barman in un locale notturno in centro città, il Roxanne. Preparo bevande principalmente, mi occupo anche dell’inventario e altre mansioni secondarie.
Come sei arrivato in questa posizione e come la concili con la tua attività musicale?
Ci sono arrivato circa quattro anni fa. Ero già un cliente abituale fin dalla sua apertura, pertanto avevo una certa confidenza con l’ambiente. Un giorno seppi che serviva un barman, a me serviva un lavoro… le cose si conciliarono decisamente bene. Io avevo già maturato un po’ di esperienza in giro con altri locali. Come gestisco le due cose? Malissimo, direi! Si fanno le ore piccole a volte pur di stare davanti ad Ableton.
Pensi che la tua professione abbia qualche influenza sul tuo modo di suonare e di fare musica?
È il luogo a influenzarmi maggiormente, soprattutto in questo locale che credo sia l’ultimo locale punk rimasto a Palermo. C’è sempre un continuo via vai di band: Forty Winks, Lantern, Bologna Violenta, giusto per citarne qualcuno. I clienti abituali oltretutto sono in parte musicisti e appassionati di musica, le contaminazioni sono tantissime e continue.
Hai qualche aneddoto o storia curiosa da raccontarci legata al tuo lavoro extramusicale?
Ascolto tanti aneddoti e vivo tante storie; difficile sceglierne una. Potrei raccontarti di quella volta che nel bel mezzo di un concerto vidi lui avvicinarsi a lei coordinato come una ciabatta, con la faccia piegata dall’alcool e un bastardino che gli scodinzolava intorno. O quella volta che io e un mio collega in una blanda domenica di marzo, un po’ per noia un po’ per demenza senile, decidemmo di bere uno shot di rum a ogni mojito ordinato: arrivarono una dozzina di turisti cubani. Facciamo che quando passerete da qui, racconterete voi una storia a me!
Come vedi le prospettive future nel tuo ambito?
Sinceramente… non ne ho la più pallida idea!