I Vintage Violence sono uno dei gruppi storici dell’underground punk e indie italiano; operativi dai primi anni 2000, hanno quattro album all’attivo, l’ultimo dei quali (“Mono”) uscito a novembre 2021 per Maninalto! Records. Dal disco è stato recentemente tratto il singolo “Dicono di noi”, dove la band si diverte a elencare tutte le etichette che le sono state appiccicate nel corso degli anni, con un messaggio di fondo (“Se non offendi mai nessuno, una domanda fattela / L’arte deve scolpire la realtà, non solo raccontarla”). Abbiamo fatto qualche domanda al batterista della band, Beniamino Cefalù, insegnante in una scuola primaria, per vedere cosa “dice di sé”.
Ciao Ben! In cosa consiste il tuo lavoro?
Ciao! Sono docente specialista di inglese e tecnologia in una scuola primaria.
Come sei arrivato in questa posizione e come la concili con la tua attività musicale?
Ho iniziato da ragazzo, ai tempi dell’università, come insegnante di batteria per Associazioni Culturali e scuole di musica. Solo dopo ho intrapreso la “carriera” di docente curricolare: supplenze, precariato, una vita da nomade della scuola. Poi ho superato il concorso pubblico e mi sono finalmente stabilizzato. Per il momento non ho avuto grosse difficoltà a conciliare la mia professione con la musica: con qualche permesso e attraverso scambi di ore con le colleghe sono sempre riuscito ad andare in tour senza problemi.
Pensi che la tua professione abbia qualche influenza sul tuo modo di suonare e di fare musica?
Credo che l’influenza, ovviamente positiva, sia biunivoca: la flessibilità mentale e l’approccio organizzativo rigoroso propri del docente sono caratteristiche davvero preziose anche in campo musicale. Nell’altro senso, invece, portare l’esperienza musicale in classe gioca un effetto significativo sia sullo sviluppo mentale e corporeo dei bambini sia sulle loro relazioni sociali e sull’apprendimento. Questo mi consente di avere al mio arco risorse supplementari da utilizzare nel mio lavoro quotidiano.
Come vedi le prospettive future nel tuo ambito?
La scuola del futuro è sempre più un punto fermo ed insostituibile nel territorio di appartenenza, soprattutto in un periodo in cui la pandemia ha creato isolamento sociale, situazioni di stress, ansia e disagio psicologico, sia nei bambini che nei genitori. Dovremo sicuramente fare i conti con l’onda lunga che tutta questa situazione ha generato, ed essere pronti ad affrontare le nuove sfide che ne deriveranno. Sono sicuro, comunque, che la scuola rimarrà il baluardo della formazione e dell’educazione dei cittadini del futuro.