– di Assunta Urbano –
La sua Arsenico è stata certificata disco d’oro, con più di dieci milioni di stream sulla piattaforma Spotify e oltre cinque milioni di visualizzazioni su YouTube. Chi quest’anno non ha sentito parlare di Aiello, mente.
Origini calabresi, adozione romana ed una gran voglia di mostrarsi in prima persona. Antonio Aiello quest’anno è entrato a gamba tesa nel panorama musicale italiano, con l’intenzione di prendersi una posizione fissa al suo interno.
Oltre ai numerosi ascolti in streaming, si prevedono due tappe di presentazione del tour, entrambe andate sold out in meno di quarantotto ore. Una precisamente oggi 28 novembre alla Santeria Toscana di Milano e l’altra il 7 dicembre a Largo Venue, a Roma. Il tour completo, invece, si svolgerà in primavera. Avrà inizio il 21 marzo e toccherà svariate città in giro per la Penisola.
Il 27 settembre è uscito il disco Ex Voto e con le sue nove tracce l’autore si mette a nudo al cospetto del suo pubblico. Non potevamo perdere l’occasione di farci raccontare dell’intero lavoro e di questo successo immediato dallo stesso Aiello.
Il 27 settembre scorso è uscito il tuo disco Ex Voto. In questo progetto discografico si nota senza difficoltà la moltitudine di anime che si celano dietro il nome “Aiello”. Tra l’altro, anche tu, per primo, ti definisci “troppo indie, troppo pop, troppo R‘n’B”. Ma chi è davvero Antonio? C’è uno di questi generi musicali che prediligi ed in cui ti riconosci maggiormente?
Ti rispondo in maniera veramente molto sincera. Ci sono io ovunque e Antonio non è soltanto una cosa. Secondo me, in ambito culturale, in Italia, si è abituati a dover attribuire sempre un’etichetta, un nome ed un unico colore. Secondo la convenzione, se tu sei più di una cosa, pecchi di ambiguità e di comprensione non facile. Invece, se le cose sono messe a fuoco, ben definite, autentiche, alla fine puoi essere più di una sola cosa. Mi autodefinisco “troppo indie, troppo pop, troppo R‘n’B” perché negli anni mi hanno detto che ero bravo, ma non abbastanza per vari motivi. Una volta perché ero troppo pop, un’altra troppo sperimentale e indie. Quando ero piccolino ero troppo soul, troppo R‘n’B. Ad un certo punto, mi sono detto di non tradire il mio percorso e di metterci dentro tutto quello che sono io. Pop è probabilmente quello che riassume tutta la mia scrittura, però io ascolto tantissimo il soul, l’elettronica internazionale. Sono fatto anche di questo. Ho preferito mescolare tutto. Diciamo sempre di liberarci dalle etichette, eppure io ho provato da solo quasi a catalogarmi. Ho provato a dire di fare questa cosa piena di sfaccettature. Chiaramente può piacere e non piacere. Nessuno crede di aver fatto una cosa bellissima con la pretesa che debba piacere a tutti. Oggettivamente quello che faccio è l’unione di più sfumature e più sapori.
Credo che l’importante sia riuscire a comunicare il proprio io al pubblico. Ad esempio, vedi una differenza tra quello che è il tuo personaggio musicale Aiello ed Antonio? Oppure le due anime combaciano?
Secondo me, è tutto molto autentico. Non mi sono incollato nulla addosso. Anche quando comunico con gli altri, sono fatto veramente così. Sicuramente è evidente che ci sia una vanità, ma sempre fino ad un certo punto, ad esempio con le foto sui social. Al tempo stesso, soprattutto, c’è una verità, un’autenticità, una nudità in quello che io scrivo, perché non mi nascondo. Racconto di storie vere, le mie e quelle delle persone che mi stanno accanto. Non c’è nessun personaggio. A mio avviso, già caricarsi di un personaggio è una cosa triste. A lungo andare, la maschera cade. Pensa poi se io volessi caricare questo personaggio e perdermi la cosa più bella che è proprio l’inizio. Mi perderei la verità in tutte le sue sfumature, i piccoli passi che ormai sono già molto grandi per il poco tempo trascorso in cui mi sono affacciato a livello nazionale. È già tutto grande e molto bello. Sarebbe una tristezza incredibile caricarsi addosso di robe che non mi appartengono, anche perché non durerebbero più di sei mesi. Non sogno il personaggio, non sogno la fama. Io sogno veramente l’opportunità di poter fare questo per tutta la vita. Purtroppo, per farlo devi ovviamente diventare “qualcuno”, perché in caso contrario nessuno investe nel tuo progetto.
Non mi interessa questo tipo di caricatura, di costruzione. Ecco, non voglio nulla di costruito intorno a me. Infatti, è un rischio quando decidi di essere più cose. L’ho detto più volte – fa sorridere, ma ci credo – che a me piacerebbe l’idea di unire il cantautorato di Rino Gaetano, Lucio Battisti e Lucio Dalla con Freddie Mercury, Lady Gaga. È come mettere da un lato quell’autenticità, il cantautorato – di cui per fortuna siamo tutti figli – e dall’altro il coraggio di osare. Siccome sui social va la fotografia, il tutto si traduce in un’immagine più particolare, in una ricerca stilistica di un certo tipo. Io sono affascinato dalla fotografia, dalla moda, dal cinema. Cerco di calcolare un po’ tutto. È il bello di questa opportunità il non limitarsi a fare il compitino e la canzoncina, sperando che funzioni. Non è ciò che voglio quello.
Ormai siamo consci del fatto che i social servano molto anche per lanciare il proprio progetto.
Certo, poi dipende da come uno li utilizza. Puoi usufruirne sia per pubblicare le foto del culo, quanto per condividere i tuoi pensieri. Io, ad esempio, condivido anche molte debolezze e quanto più possibile per farmi conoscere davvero. Ovviamente fino ad un certo punto. C’è un’intimità, c’è una privacy ed una vita privata che tengo per me. È con le canzoni che mi spoglio sul serio. Il mio disco spiega cosa ho fatto negli ultimi mesi.
Assolutamente.
Come dicevi prima, ti sei avvicinato alla musica in tenerissima età. A soli dieci anni hai iniziato a studiare pianoforte e violino, per poi dare forma, verso i sedici anni ai tuoi primi brani inediti.
Il successo in questo 2019 ti ha totalmente afferrato con l’uscita in primavera di Arsenico ed ora con i sold out dei due imminenti concerti a Roma e Milano. Ti aspettavi questo risultato così immediato? E, soprattutto, come vivi questa grandissima conquista?
Non mi aspettavo questa potenza. Io ho sempre pensato che prima o poi questo momento per me sarebbe arrivato. È stata questa la leva su cui mi sono soffermato quando ho preso le batoste, sia musicali che personali. Non credevo che sarebbe arrivato in maniera così intensa ed in un periodo così stretto. È uscito il pezzo, sono arrivate le case discografiche, le radio, lo streaming, i live. È tutto altamente condensato e c’è una grande attenzione. Soprattutto, c’è un enorme apprezzamento che tutt’ora mi sorprende. Mi commuovo un giorno sì e l’altro pure e non era così fino a qualche mese fa. Leggo delle cose che mi scrivono a dir poco pazzesche. Ci speravo, ma non credevo potesse succedere in un tempo tanto breve.
Ho reagito abbastanza bene. Ad ottobre avevo intorno una luce molto calda, con i numeri, le persone, i live. Però, è stato un mese in cui ho dovuto fare il punto della situazione e capire cosa mi stesse succedendo e dove stavo andando. Ho sentito un peso muscolare. Ho realizzato il tutto e mi sono trovato davanti a delle scelte da fare. Quindi, ho capito che non era più la bellezza del momento, ma una roba seria da affrontare. Cerco di mantenere la meraviglia, ma non si tratta più dell’Antonio sedicenne a cui regalano un gelato. È un Antonio che a trent’anni sta facendo le cose serie. C’è un approccio importante. Insomma, una bella botta sia muscolare che psicologica.
Certo, perché dopo la meraviglia del momento bisogna portare avanti il progetto. La vera sfida inizia dopo.
Esattamente. All’inizio c’è la sorpresa. Poi, la novità continua ad essere bella, ma a lungo andare non è più una sorpresa. Diventa una quotidianità da cui devi proteggerti e devi essere in grado di sostenerla. Il cervello è un velo di cipolla. Hai un secondo in cui hai tutto sotto controllo e l’altro in cui ti senti ‘sto cavolo. Mantenersi con i piedi a terra è importante.
Parlando ancora di Arsenico, mi risulta impossibile non chiederti cosa ne hai pensato della versione del pezzo portata sul palco di X Factor ed eseguita da Eugenio Campagna (Comete).
È stato sicuramente molto bravo. Io sono stato colpito come se mi fosse sbattuto un treno in faccia. È una cosa pazzesca. Solitamente ad X Factor fanno cantare pezzi di persone che hanno alle spalle più di un disco o una carriera già avviata. Il fatto che Mara Maionchi abbia assegnato un pezzo di un ragazzo giovane è stato un segnale bellissimo ed importante. Magari un segnale senza intenzioni particolari, però mi ha fatto un regalo incredibile. In realtà, credo l’abbia fatto con coscienza. Ha dato la possibilità di far vedere un nuovo pop. Per me è una bomba esagerata questa cosa. Assolutamente impensabile, non prevedibile ed una grande figata. Eugenio è stato bravissimo e Mara è una bomba. A lei poi cosa potresti mai dire?
Beh, niente, anzi. Dovremmo avere tutti una foto di Mara Maionchi a mo’ di santino nel portafogli.
Assolutamente! È ovvio poi che un pezzo come Arsenico è complicato. Se sei un interprete e sei abituato a cantare i pezzi degli altri è un conto. Quando tu sei un cantautore, è già più difficile. Anche io avrei difficoltà a cantare pezzi di altri cantautori. Tutto diventa ancora più complesso quando il cantautore di turno ha delle caratteristiche abbastanza distintive – a prescindere da belle o brutte che siano – ed il pezzo racconta un percorso importante. Sicuramente Eugenio non ha avuto un compito facile. Non perché io sia chissà chi, ma piuttosto perché ci sono una serie di difficoltà a cantare un pezzo con delle caratteristiche molto forti. Per me lui è stato molto bravo.
In questi casi, secondo me, la parte complessa non è riuscire ad interpretare davvero il pezzo, quando comprenderlo e farlo proprio.
Sì, sono d’accordo.
Abbandoniamo Arsenico ed addentriamoci all’interno di Ex Voto. L’album è una fotografia del tuo percorso sia personale che musicale. Si intrecciano, infatti, passato e presente, e vengono presi ad esempio i luoghi che parlano di te.
Il Cielo Di Roma, per l’appunto, costituisce un legame tra le tue origini calabresi e la città che ti ha “adottato”. Allo stesso modo, il tema del luogo è presente anche in La Mia Ultima Storia.
Questa è una domanda che faccio spesso, dato che anche io sono stata “adottata” dalla Capitale: che ruolo svolge la Città Eterna nel tuo percorso artistico? Come ti inserisci in questo panorama indie/itpop al centro dei discorsi degli ultimi anni?
Roma è la mia seconda casa. Sono salito a Roma che avevo ventun anni. Mi ha accolto che ero ancora un bambino e mi ha fatto diventare uomo. Negli ultimi dodici anni mi ha fatto vivere almeno dodici vite, una all’anno. Ho vissuto esperienze molto diverse ed intense. Ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio fino ad ora e credo che – anche se mi manca ancora molto da vedere – la Capitale, senza alcun dubbio, sia la città più bella al mondo. Tutto questo nonostante le sue problematiche e le sue difficoltà. Ha una potenza d’ispirazione unica. In qualsiasi quartiere abiti, anche periferico, scendi sotto casa in un giorno qualsiasi, puoi farti una passeggiata e troverai sempre qualcosa per cui restare incantato. Certo, a meno che tu non abbia le bistecche sugli occhi [ride ndr].
La “Scena Romana” è sicuramente molto bella, a prescindere dal genere. Negli ultimi anni soprattutto il versante indie ha avuto tanto seguito. Secondo me, in questo momento ci sarà un passaggio. Io non credo di farne parte, perché ho avuto un percorso alquanto intimo e personale, costituito da viaggi e sperimentazioni di scrittura. Non sento di far parte di una scena, perché mi ci sono affacciato poche volte. Semplicemente ho lavorato più sulla sperimentazione e sul costruirmi un percorso creativo personale. Sulla “Scena Romana” – che negli ultimi anni ha fatto cose grandi – credo ora ci sia per forza un momento di cambiamento. C’è stato il boom dell’indie che adesso è evidentemente in un momento particolare di evoluzione. Ora si capirà chi tra gli indie è diventato un progetto pop, in continua ascesa, e chi dovrà capire quale strada prendere. Come in tutte le cose, questa è una grande moda, di cui io ho sempre paura e mi tengo alla larga. Non mi sento il cantante indie, prima di tutto perché non lo sono per quello che faccio. Ne ho sicuramente una sfumatura. Sono figlio anche io degli ascolti che ho fatto. Mi spaventano sempre quelli che decidono che genere fare seguendo le mode. Sono delle cose che presuppongono una scadenza, dopo un paio di anni vanno scemando. Per questo conviene cercare un percorso proprio. Sono stato attraversato dalla scena indipendente italiana, anche romana, ma non saprei darti delle risposte concrete sull’evoluzione futura, dato che fondamentalmente non ne ho mai fatto parte. Non conosco gli ingranaggi interni. Di sicuro da fuori vedo una situazione di evoluzione e cambiamento.
È inevitabile esserne attraversati, soprattutto vivendo qui dove tutto ha avuto inizio.
Come dicevamo, nel tuo album si mescolano molti generi musicali e varie sfaccettature di te stesso. Un ulteriore tassello del puzzle, che non avevamo citato prima, è il rap, presente nel pezzo Sushi, realizzato in collaborazione con Tormento. Com’è nato questo featuring? Invece, con chi ti piacerebbe lavorare nel futuro?
Nasce come dovrebbero nascere tutti i feat. Quest’estate ci siamo incontrati io e Tormento. Io sono andato da lui per fargli i complimenti e lui mi ha bloccato dicendomi: “Sei Troppo Forte”. Avevo di fronte a me uno che ha scritto le pagine del rap italiano e lui aveva davanti uno che ha appena iniziato, in fin dei conti, almeno per il grande pubblico. Torno a casa e propongo alla mia casa discografica Tormento per Sushi, perché ha quel tipo di timbro perfetto per il brano. Gliel’abbiamo proposto, ha accettato subito. Mi ha mandato la sua versione ed io mi sono commosso. Così abbiamo realizzato insieme quello che è diventato un piccolo diamantino.
Non ho francamente in testa un’idea di collaborazione. Ho la fortuna di non aver mai avuto degli idoli. Nel futuro mi farò sempre guidare dalla strada. Incontrerò persone che mi colpiranno in quel preciso istante, se la cosa sarà reciproca, proveremo a fare le cose insieme. Ti direi forse che vorrei suonare con Battisti, con Dalla, con Rino Gaetano. Oppure che vorrei incontrare Michael Jackson. Purtroppo è impossibile. Stimo molto nel panorama contemporaneo Cremonini, Ferro e Jovanotti.
Ho capito da questo mio primo affaccio a questo mondo così grande una verità: più le cose le fai perché hanno un’autenticità, più forse hai successo. Ti può andare di culo solo una volta, alla seconda torni a casa. Preferisco continuare così per la mia strada.
E poi c’è sempre il rischio di diventare delle meteore.
Giusto. Poi già nell’ambiente artistico c’è una certa precarietà. Figuriamoci a costruire progetti solo a tavolino.
Sono d’accordo.
Concludiamo quest’intervista proprio come Aiello termina Ex Voto. Outro chiude il lavoro e, più che mettere un punto fermo al tutto, è un percorso a ritroso, quasi come a volerlo riprendere ancora una volta, riassumendolo. È molto diretto ed emotivo, dato che comprende anche prove casalinghe e note audio. Per quale motivo l’hai inserito all’interno di Ex Voto? E verso la fine di questo mini-tragitto, cosa bolle in pentola per il futuro?
Ho pensato di non essermi messo a nudo abbastanza con tutti i pezzi del disco e con Outro mi sono detto proprio “facciamo i nudisti” [ride ndr]. È un viaggio all’indietro, pieno di sporcature, qualche cantata con la voce bassa per evitare lamentele dalla vicina di casa. Fa capire la verità di questo percorso fatto interamente per me. È la firma finale di questo viaggio pazzesco ed un modo per condividere un altro aspetto senza filtri di Ex Voto.
Ho quasi finito la scrittura del secondo disco e sono estasiato. Non so come sia possibile. Poi, ovviamente fino all’incisione potrebbe cambiare tutto durante i vari flussi creativi. Ci saranno nuovamente voglia di ballare e commozione alle stelle. Per fortuna, anche il secondo disco sarà una bomba. Ne usciranno delle cose molto belle. Il secondo lavoro è un po’ come una prova del nove. Non vedo l’ora di mettermi a lavorarci su.
Anche se le date più vicine sono sold out, Aiello vi aspetta in primavera con i seguenti appuntamenti:
Sabato 21 marzo 2020 | MILANO @ Fabrique
Mercoledì 25 marzo 2020 | Venaria Reale (TO) @ Teatro della Concordia
Domenica 29 marzo 2020 | Nonantola (MO) @ Vox
Giovedì 02 aprile 2020 | FIRENZE @ Tuscany Hall
Lunedì 06 aprile 2020 | NAPOLI @ Casa della Musica
Giovedì 09 aprile 2020 | ROMA @ Atlantico Live