Sospeso tra le atmosfere spiritual e roots americane e le sonorità dell’Angelo Badalamenti di “The Straight Story”, Adriano Viterbini, storica metà dei Bud Spencer Blues Explosion, celebra in Goldfoil i propri riferimenti bibliografici, in un album riflessivo ed accogliente, introspettivo e ricco di silenzi. Una vera e propria ricerca interiore, un lungo omaggio alle proprie tradizioni musicali, che in questo caso sono anche quelle del Rock&Roll, un rovistare tra gli artisti che hanno segnato il proprio gusto. L’abile chitarrista di Marino affronta questo difficile compito in solitaria, decide di raccontare questo viaggio imbracciando una slide guitar e poco altro. “Goldfoil” non si rassegna tuttavia a essere un banale esercizio di stile, un lavoro autoreferenziale, ma muovendosi con circospezione riesce a ricreare in più di un passaggio il pathos ed il feel di cui il root blues e lo spiritual si nutrono. Tecnicamente l’album e un pregevole lavoro chitarristico, suonato con passione, volutamente lasciato essenziale anche laddove traspare una cura del dettaglio, come le lunghe code di riverbero a ricreare una spazialità insita in un album che per sua vocazione cerca di ricordare certe ampi paesaggi della wilderness statunitense. Coerentemente allo stile root, i rumori di plettro sul legno, di slide che si muove nei momenti di silenzio, di respiri dell’esecutore, di cassa battuta come ritmica e di chitarra maltrattata. Un album fortemente sinestetico, nonostante manchino completamente le parti cantate, a richiamare le tinte calde e autunnali, gli odori di bosco e di legna bruciata, d evocare le naturalità che probabilmente Adriano Viterbini ritrova sui vicini Monti Albani in cui e nato e cresciuto. Un lavoro molto caratterizzato e inconsueto, per questo talvolta difficile, ma permeato dall’ insita vocazione visionaria delle soundtracks.
Andrea De Toma