Niente di spaziale o fantascientifico ma solo metafora e poesia per raccontare il nuovo disco di GEDDO che si intitola “Alieni”. Alieni sono gli altri, siamo noi, alieni perché il consueto vivere con tutte le nostre dinamiche è diventato strano, assurdo, alieno. La canzone d’autore dell’artista di Albenga si rinnova di contenuti e si conferma di quel suono pulito e italiano che attinge a piene mani dalla scena passata e presente. E a proposito di presente abbiamo un sentore. Lo chiediamo direttamente a Geddo:
Ci parli della produzione di questo disco? Ci sento tantissimo di ZIBBA, nei suoni come nelle scritture…sbaglio?
Se ti sente! Zibba è un caro amico e secondo me oggi è il migliore sulla piazza. Può essere che mi abbia influenzato a mia insaputa ma non so. Da una parte il tuo accostamento mi rende orgoglioso; dall’altro non mi sembra o perlomeno non è voluto. Però posso dirti che abitiamo a 50 km di distanza e che abbiamo fatto gavetta negli stessi locali e secondo me queste notti di riviera sono quelle che tu senti in entrambi.
Che poi mi sembra che non tutti i brani siano prodotti allo stesso modo, come a dire che “Non dirmelo” e “Briciole” sembrano due dischi diversi (dal punto di vista audio), sbaglio?
La disomogeneità, se è un difetto, è tutto mio. Anche nei precedenti trovi salti arditi. E’ il mio modo di scrivere canzoni; risente del mio feeling onnivoro, del mio lasciarmi influenzare da autori completamente differenti e soprattutto della devozione alla forma canzone che adoro come opera a sé e libera da generi e riferimenti per forza riconoscibili.
E poi il singolo bilancio “Due”. Ancora un altro disco…ma questa volta più per le scelte di “elettronica” che per quelle di scrittura, sono fuori pista?
Beh, Due è un pezzo che ha avuto una sua evoluzione in studio anche grazie alle intuizioni di Rossano Villa di Hilary Studio; pian piano ne è uscito un pezzo divertente e non ci siamo tirati indietro a giocare con qualche suono sbilenco. Nella mia neoclassicità io rischio volentieri pezzo per pezzo, vada come vada.
E ascoltando “Un altro giorno”, se ti dicessi Baglio o Max Pezzali?
Pezzali proprio non lo conosco. Qualche inflessione alla Baglio nella voce in questo brano non sei la prima a notarla. Risentendolo posso accettare la citazione. Non lo ascolto da mille anni devo dirti la verità. Ma ci sta. Il pezzo è dedicato a una delle specie aliene con cui è più difficile comunicare: gli adolescenti.
E poi arriviamo al vertice secondo me: ”Paolina”. Ce la racconti?
Grazie innanzitutto, Paolina è un pezzo a cui sono molto legato. E’ un quadro fragile, delicato di una coppia con una certa differenza di età. Nell’età rovesciata è l’adulto a farsi mille problemi mentre Paolina paradossalmente è sicura, tranquilla; se la vive senza ansie e paranoie. Fino in fondo… come svela il finale della canzone.
Che ambizioni ci sono dietro un terzo disco? Soprattutto oggi.
Nessuna. C’è la voglia di andare avanti, di fare un altro passo, di realizzare un percorso. Ad ogni passo spero di intravedere un nuovo orizzonte
Angelo Rattenni