Filippo Marcheggiani è un artista romano di grande esperienza, chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, che oggi si appresta a presentare alla scena indipendente il nuovo album della sua band Effemme dal titolo “Oggi mi Voglio Bene”. Abbiamo avuto la possibilità di scambiare con lui qualche considerazione sulla situazione della musica indi(e)pendente italiana e di farci raccontare questo suo nuovo lavoro che uscirà a fine estate.
Il primo singolo “Buonanotte” anticipa l’album che uscirà a fine estate dal titolo “Oggi mi Voglio Bene”. Che ruolo ha questo singolo rispetto all’album?
L’album “Oggi mi Voglio Bene” è un concept album, che parla della duplicità dell’uomo in quanto “essere animale naturale” e in quanto “uomo sociale”.
Buonanotte è un brano che amo particolarmente, anche perché è l’ultima cosa che ho scritto insieme a Francesco (Di Giacomo, cantante del Banco del Mutuo Soccorso scomparso due anni fa ndr), che è stato per me come un secondo padre, dandomi una mano spesso a rivedere i testi. Nel caso di Buonanotte lui è riuscito con la sua grande maestria, e con la sua grandissima umiltà, ad amplificare il messaggio che volevo dare, senza modificare i contenuti. Anche nel video (che trovate in calce all’intervista ndr) ci sono dei piccoli rimandi a Francesco, che forse i fan del Banco riusciranno a cogliere.
Buonanotte è un brano forte, diretto, molto energico sia musicalmente che nelle liriche.
“Oggi mi Voglio Bene è un concept album, quali sono gli elementi cardine che stanno alla base del songwriting e della storia che ci racconta?
Nell’album è descritto principalmente il disagio che l’uomo può provare nel suo dover essere ambiguo, come dicevamo prima, allo stesso tempo “animale” e “facente parte di una società” che ha delle sue regole e delle sue tendenze. Il bisogno ormai totale di essere “social” e “sociale” è qualcosa che ci ha preso completamente costringendoci in alcuni casi ad atteggiamenti che non avremmo altrimenti. Questo è un disagio che mi è spesso capitato di sentire forte dentro di me, e penso che purtroppo devo condividere questi sentimenti con molte altre persone.
L’idea che abbiamo sarebbe quella di realizzare i video di tutti i brani dell’album, in modo da poter raccontare la storia sia attraverso la musica che attraverso le immagini, rendendo l’opera “multimediale”, che è sicuramente una delle caratteristiche che oggi ha la preminenza quasi assoluta nel panorama musicale.
Qual’è la situazione della musica indipendente italiana? Come si vive da artisti indipendenti qui nel Bel Paese?
Mi sono fatto, nel corso degli anni e con le esperienze che ho avuto con il Banco e con gli altri progetti a cui ho preso parte, un’idea mia dello stato della musica indipendente italiana. Il Banco del Mutuo Soccorso è stato un gruppo sicuramente non indipendente dal punto di vista contrattuale e dei circoli di distribuzione e promozione, ma sempre indipendente per quanto riguarda i contenuti e le modalità di espressione, riuscendo ad esprimere ciò che più gli importava basandosi su una forte libertà artistica, sia a livello musicale relativamente al genere che a livello di testi e parole.
In questi giorni ha fatto molto parlare la decisione di Manuel (Agnelli, cantante degli Afterhours ndr) di partecipare da giudice al talent X-Factor. Molti fan non si sarebbero mai aspettati da lui, pioniere di un certo tipo di atteggiamento critico verso l’industria discografica, la partecipazione ad uno show che da tanti è stato definito come la “rovina della musica”. Io stimo molto Manuel, e sono riuscito a capire il perché della sua adesione ad X-Factor proprio grazie alle dichiarazioni che ha rilasciato ultimamente, spiegando che sua intenzione è di portare un po’ di quell’indipendenza anche nel mondo delle prime serate TV. Spero veramente per lui che ci riesca e cambi un po’ il trend che ultimamentesta facendo sta affogare la nostra musica.
La realtà è che molti personaggi della musica indipendente italiana, proprio nascondendosi dietro al fantasma della libertà di espressione ed artistica, hanno creato una sorta di mood, un modo di fare le cose che “se non è in quello specifico modo non va bene”. Hanno compiuto azioni di archeologia musicale, cercando a tutti i costi di riportare sonorità che rimandano fortemente al cantautorato dei mitici ’70. In questo modo si sono legati da soli le mani, creando delle etichette per cui “per essere indie devi essere così” distruggendo proprio il concetto che sta alla base dell’essere indipendente. Si sta diventando sempre più chiusi, sempre più costretti ad assomigliare ad uno stereotipo pieno di cliché. Questo ambiente mi piace molto poco proprio perché lo trovo molto poco indipendente.
Francesco Pepe