Dopo aver ascoltato l’EP d’esordio della band varesina Il Distacco, la prima riflessione fondamentale da fare è: grunge is not dead.
“I 17 lati”, questo il titolo del loro primo lavoro, è un concentrato di rock ed esprime con grande intensità tutte quelle sonorità e tematiche che hanno reso popolare il genere nato a Seattle verso la fine degli anni ’80 e che ha dato fama mondiale a band come Nirvana, Soundgarden e Pearl Jam. Non si tratta di un semplice rifacimento di suoni o di riff caratteristici, ma soprattutto di spunti innovativi intraprendenti che fanno de Il Distacco una band piuttosto coraggiosa, oltre che particolarmente incazzata, s’intende. In particolare, le sequenze elettroniche e l’utilizzo dell’italiano in ogni brano dell’EP eliminano il rischio frequente di cadere nel “già sentito”, molto diffuso in questo tipo di territorio musicale.
“Karma”, è il primo brano che apre “I 17 lati”, e procede come in un magmatico impasto di chitarre che esplode nel vulcanico ritornello in cui Nicolas Donno, voce della band, mette subito in chiaro le sue forti e graffianti qualità vocali. La canzone è un ripetersi ipnotico di strofe e riff che stimola quel tipico ciondolio della testa sintomo della presenza di un buon brano rock.
Seguono, “Odio e amo” e “Afrodite“, canzoni meno americanizzate e dalle sonorità più vicine a gruppi nostrani come Marlene Kuntz o Verdena, forti di una melodia ben studiata e dal costante consolidarsi di un impianto strumentale veramente apprezzabile.
Si è parlato di grunge anche per dare un’idea della principale influenza che caratterizza “I 17 lati”, ma il gruppo si muove in un’area più vasta, tastando diverse sfumature della macro etichetta rock; come ne “La pace dei sensi”, una canzone più “morbida” nelle sonorità, forse la più radiofonica (nel senso buono del termine), che chiude questo buon debutto.
Un EP sembra sempre un viaggio troppo breve quando l’ascolto incalza e appassiona come nel caso di “I 17 lati”. Se vogliamo trovare un punto debole dell’esordio de Il Distacco è, ahimè, proprio questo. Senza dubbio.
Gianluca Grasselli