Joe Victor, Monk 6.05.2016
“Love me/ cause I don’t know your name/ It’s all because of love/ take your time/ write your book”. È proprio così, i Joe Victor si possono solo amare, come conferma il sold out previsto ma pur sempre stupefacente registrato al Monk.
Romani DOC, i Joe Victor tornavano a giocare in casa dopo varie tappe del loro tour che li sta portando in giro per l’Italia con il loro “Blue call pink riot”, album che si sta facendo apprezzare tra club e festival sia per innovazione che per energia. Gabriele (voce), Valerio (tastiere), Michele (basso) e Mattia (batteria) hanno ancora una volta aggredito il palco regalando una performance che il pubblico rimasto in coda fuori il locale rimpiangerà per molto tempo. La prevendita non è mai il male peggiore. Dopo un’apertura davvero coinvolgente e interessante dei Brothers in law e dei Mc Fly’s got time alle 23,30, si inizia: Bamboozled heart rompe il ghiaccio, qualora ce ne fosse bisogno, e disegna subito la piega che il concerto prenderà: energia e positività allo stato puro. Come solo i veri artisti sanno fare, i Joe Victor danno o meglio si danno al pubblico senza riserve creando un’empatia sonora, visiva e perché no, fisica, che coinvolge senza riserve.
Consapevoli del ritardo sulla tabella di marcia e quasi ansiosi di regalare emozioni, una dopo l’altra vengono svelate le canzoni dell’album: un mix nuovo e controcorrente di rhythm and blues, country, folk e soul. Si spazio in due ore tra gli anni ’50 di Elvis agli ’80 dei Queen: il tutto senza distorsioni ma mantenendo una coerenza e una personalità della band che rimane fino alla fine anche in pezzi che si appellano fortmente a un citazionismo retrò come il brano Made to B.
Indubbia la bellezza e il modo di coinvolgere di canzoni come Tomi o Diggin for diamonds o ancora School bus.
Un concerto da vivere in prima linea, lasciandosi travolgere dalla musica, che però deve fare i conti con un unico problema: il repertorio. Perché sì, come band “giovane”, i Joe Victor hanno un bagaglio ancora in costruzione: ma proprio lì fanno la differenza. Non demordono o ripropongono copie di brani già eseguiti, ma li rielaborano in pochi minuti trasformando quello appena ascoltato in qualcosa di unico, che si vuole ancora e ancora. Immancabile la cover tributo a Johnny Cash con Ring of fire.
Un live insomma che lascia un’unica certezza: i Joe Victor si preparano al grande salto, si respira nell’aria, come la soddisfazione del pubblico e dei musicisti.
Francesca Ceccarelli